Il capogruppo in Senato del Pdl poi attacca i magistrati anche sui fatti di Roma: “Se per individuare gli estremisti che hanno messo a ferro e fuoco Roma avessero fatto 5 mila intercettazioni, e non 100 mila come hanno fatto per le cene di Berlusconi, si saprebbero molte cose di più”.
Valter Lavitola? “È coinvolto in mille problemi, mille indagini, ma potrebbe essere una qualunque persona che intrattiene rapporti internazionali e attività economiche in varie parti del mondo”. Parole di Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato del Popolo della libertà, oggi in visita a Bologna dove si è svolto un incontro con gli iscritti al partito.
Alla domanda de ilfattoquotidiano.it su cosa pensasse di quanto sta emergendo riguardo agli incontri nel 2009 tra il ministro degli Esteri, Franco Frattini e il faccendiere appena dichiarato latitante dalla procura di Bari, Gasparri prima dice che comunque il suo collega di governo “dovrà chiarire e spiegare”, anche se “non ci sarebbe stato alcun incontro ufficiale a cui avrebbe partecipato questa persona”. Poi il capo dei senatori del Pdl cerca di buttare acqua sul fuoco sulla figura di Lavitola: “Prima cerchiamo di capire chi sono le persone e se hanno violato la legge”. La difesa di Gasparri arriva due giorni dopo che lo stesso Frattini in una nota aveva espresso “forte rammarico per un fatto che certamente non si sarebbe verificato se all’epoca si fosse saputo dell’esistenza di vicende poco chiare intorno alla persona del dottor Lavitola”.
Il tema della giustizia del resto è stato il leit motiv di quasi tutta la trasferta bolognese dell’ex ministro delle telecomunicazioni. Durante il suo discorso di 40 minuti il tema della giustizia e “dell’accanimento giudiziario” nei confronti del suo premier ne ruba almeno 20. Prima se la prende proprio con la procura di Napoli che per prima aveva indagato sul caso Lavitola-Tarantini-Berlusconi a settembre scorso. “Il procuratore Lepore – ha detto Gasparri – con tutti i problemi che ha la città, questa estate stava tutte le sere in tv, per impicciarsi di fatti che non erano avvenuti a Napoli”. Poi Gasparri prova a buttarla sui black block: “Se per individuare gli estremisti che hanno messo a ferro e fuoco Roma avessero fatto 5 mila intercettazioni, e non 100 mila come hanno fatto per le cene di Berlusconi, si saprebbero molte cose di più”.
Poi Gasparri rievoca il caso Penati, che ha travolto l’ex presidente della Provincia di Milano: “L’altro giorno la procura ha detto che non deve essere arrestato. La magistratura usa i guanti bianchi solo con gli indagati rossi. Questo è un paese dove c’è una omertà a favore della sinistra, altro che strapotere dell’informazione a favore della sinistra”, ha detto l’ex ministro Gasparri, proprio colui che ha dato il nome alla più importante riforma berlusconiana delle telecomunicazioni.
La sala, dove un centinaio di persone (e tanti posti vuoti) assistono il dirigente berlusconiano, non ha però modo di sentire ricette per l’economia o strategie politiche. Oltre alle arringhe difensive di Gasparri a favore del presidente del Consiglio, il passaggio politico più interessante è quello in cui il senatore pidiellino scongiura il ritorno sinistra al potere: “Certo, facciamo fatica in questo momento dell’economia. Ma se avessimo seguito le ricette di Pierluigi Bersani saremmo tuttimorti di fame. Sono dei pericolosi somari in economia”. Altra sortita politica è stata la stoccata al suo ex segretario in Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini: “Noi siamo rimasti coerenti altri hanno seguito la strada dell’avventurismo”. Ormai da anni la fedeltà di Maurizio Gasparri (e la sua difesa d’Ufficio) è tutta per un’altra persona.
Poi, se lo definisci deficiente, si offende...
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