E’ morto a 24 anni su una pista, quella della Malesia, che lo aveva incoronato ufficialmente campione. Marco Simoncelli se n’è andato mentre correva il suo gran premio, è morto da bandiera della Romagna da corsa, la terra che lo ha visto crescere e lo ha accompagnato fino al podio. Alcuni bar di Cattolica, paese di origine del pilota, dove stavano trasmettendo il gran premio, hanno preferito chiudere, abbassare la saracinesca in segno di lutto, anche per pochi minuti. Uno choc, la morte di Simoncelli, dicono. “Era la nostra bandiera, e non è giusto morire così a 24 anni”, dicono gli amici. “Diranno che le persone muoiono di lavoro, muoiono di fame, di guerre e drammi. Lo sappiamo che diranno tutto questo. Ed è tutto vero. Ma lui era uno sportivo, riusciva a farci sognare, questa era il suo mestiere. Ci regalava emozioni”.
Il pilota italiano della Honda è stato letteralmente investito da Colin Edwards e daValentino Rossi, che non è caduto. Nel fortissimo impatto Simoncelli ha perso il casco ed è rimasto a terra immobile riverso in pista. Probabilmente è morto sul colpo.
Il pilota 24enne è stato immediatamente portato al centro medico della pista. ma la notizia della morte è stata comunicata in maniera ufficiale soltanto dopo un’ora.
Non è ancora ben chiara la dinamica dell’incidente: dalle immagini si vede Simoncelli tagliare una curva in modo innaturale, probabilmente dopo aver perso aderenza. Cadendo il pilota italiano ha perso il casco, mentre due moto che lo seguivano gli sono passate sopra. Una era quella di Edwards, l’altra quella di Rossi, che ora ai box è molto scosso. Il pluri-iridato era un grande amico di Simoncelli.
Si era capito subito, che sui stava consumando un dramma, anche se tutti ai box cercavano di negare l’evidenza e di restare aggrappati alla speranza. “Simoncelli è arrivato già in arresto cardiocircolatorio, e ha un vistoso segno di una ruota sul collo. Stiamo cercando di rianimarlo ma è molto difficile”, aveva detto il dottor Giuseppe Russo, uno dei componenti dello staff medico del Motomondiale. Parole che lasciavano ben poche speranze per la vita del pilota di Cattolica.
”E’ una bruttissima giornata per tutti noi, Marco l’ho visto cadere, con la sua moto che andava verso l’interno e le altre che lo colpivano”. Cosi’ il pilota della Ducati Nick Hayden commenta la morte di Simoncelli. ”All’uscita di una curva gli è scappato il treno posteriore – dice ancora un Hayden visibilmente scosso – e probabilmente ha cercato di controbilanciare la moto e non ce l’ha fatta. Quando si è uno sopra l’altro c’è poco da fare”. ”Sento un dolore molto forte – sottolinea l’americano, ex campione del mondo -: in pista siamo tutti fratelli e facciamo parte della stessa famiglia. Marco ci mancherà tantissimo, era un ragazzo molto simpatico ed ora non so cos’altro dire, solo che possa riposare in pace. Sono vicino alla sua famiglia: in momento come questo bisogna esser forti”.
Marco Simoncelli comincia a correre a 7 anni sulla pista delle minimoto a Cattolica; a 12 anni è proclamato campione italiano, così come nel 2000, anno nel quale gareggia per il titolo europeo conquistando la 2° posizione. A 14 anni prende parte al Trofeo Honda NR (sale in 2 occasioni sul podio) e al campionato italiano 125 GP.
Nel 2002 è campione europeo classe 125cc e lo stesso anno, dopo un buon apprendistato a livello nazionale ed europeo, debutta nel Motomondiale 125cc come wild card e conquista la 13° posizione all’Estoril.
Il 2003 lo vede impegnato per la prima stagione completa del Campionato del Mondo e conclude 6 gare in zona punti, tra le quali spicca la 4° posizione ottenuta a Valencia in una gara molto combattuta.
Il 2004 è per lui un’annata difficile e gli riserva sensazioni contrastanti. La sua capacità di gestire al meglio la moto sul bagnato gli permette di trionfare a Jerez – dove firma pole e vittoria nonostante l’insidioso tracciato, letteralmente inondato dalla pioggia – e di confermarsi specialista sul bagnato a Brno, dove guadagna la pole in una sessione di qualificazione accompagnata da condizioni critiche. Ma è un’annata segnata anche da cadute e inconvenienti, che non gli permettono di superare l’11° posizione della classifica generale.
Il team NoCable.it Race lo ingaggia per il 2005, sperando di vederlo sempre tra i primi della classe.(motogp.com). Vince un altro gran premio a Jerez, il suo circuito preferito, e sale in tutto sei volte sul podio, ma pur lottando sempre per le posizioni di vertice, esce dalla lotta per il mondiale già a metà stagione, poiché ormai fatica ad adattarsi alla sua Aprilia 125 visto la notevole altezza (è uno dei piloti più alti di sempre nelle moto e pesa 72 kg), ma chiude comunque al quinto posto. La stagione successiva passa in 250, alla guida della Gilera.
Nel 2008, Marco Simoncelli in sella alla Gilera del Team Metis si è laureato Campione del Mondo della classe 250 al termine di una gara resa durissima dal caldo torrido con il terzo posto sulcircuito malese di Sepang. Lo stesso circuito dove è morto poche ore fa.
Proprio la settimana scorsa, in Australia, il suo migliore risultato, 2°, con la speranza di migliorarsi ancora, forte anche della rinnovata fiducia che la Honda gli accorda per il 2012, quando aveva strappato un contratto da ufficiale, sempre con il team Gresini. Aperto, sorridente, gioviale, un pilota disponibilissimo con tutti, Marco lascia il papà Paolo, che lo seguiva sulle piste, la mammaRossella, l’adorata sorellina Martina, la fidanzata Kate e un grande vuoto. Ma lascia un grande vuoto nel cuore di tutta la Romagna veloce, quello che da tempo lo aveva nominato l’erede di Valentino Rossi. Quello che avrebbe fatto sognare gli appassionati di motomondiale.
Il pilota italiano della Honda è stato letteralmente investito da Colin Edwards e daValentino Rossi, che non è caduto. Nel fortissimo impatto Simoncelli ha perso il casco ed è rimasto a terra immobile riverso in pista. Probabilmente è morto sul colpo.
Il pilota 24enne è stato immediatamente portato al centro medico della pista. ma la notizia della morte è stata comunicata in maniera ufficiale soltanto dopo un’ora.
Non è ancora ben chiara la dinamica dell’incidente: dalle immagini si vede Simoncelli tagliare una curva in modo innaturale, probabilmente dopo aver perso aderenza. Cadendo il pilota italiano ha perso il casco, mentre due moto che lo seguivano gli sono passate sopra. Una era quella di Edwards, l’altra quella di Rossi, che ora ai box è molto scosso. Il pluri-iridato era un grande amico di Simoncelli.
Si era capito subito, che sui stava consumando un dramma, anche se tutti ai box cercavano di negare l’evidenza e di restare aggrappati alla speranza. “Simoncelli è arrivato già in arresto cardiocircolatorio, e ha un vistoso segno di una ruota sul collo. Stiamo cercando di rianimarlo ma è molto difficile”, aveva detto il dottor Giuseppe Russo, uno dei componenti dello staff medico del Motomondiale. Parole che lasciavano ben poche speranze per la vita del pilota di Cattolica.
”E’ una bruttissima giornata per tutti noi, Marco l’ho visto cadere, con la sua moto che andava verso l’interno e le altre che lo colpivano”. Cosi’ il pilota della Ducati Nick Hayden commenta la morte di Simoncelli. ”All’uscita di una curva gli è scappato il treno posteriore – dice ancora un Hayden visibilmente scosso – e probabilmente ha cercato di controbilanciare la moto e non ce l’ha fatta. Quando si è uno sopra l’altro c’è poco da fare”. ”Sento un dolore molto forte – sottolinea l’americano, ex campione del mondo -: in pista siamo tutti fratelli e facciamo parte della stessa famiglia. Marco ci mancherà tantissimo, era un ragazzo molto simpatico ed ora non so cos’altro dire, solo che possa riposare in pace. Sono vicino alla sua famiglia: in momento come questo bisogna esser forti”.
Marco Simoncelli comincia a correre a 7 anni sulla pista delle minimoto a Cattolica; a 12 anni è proclamato campione italiano, così come nel 2000, anno nel quale gareggia per il titolo europeo conquistando la 2° posizione. A 14 anni prende parte al Trofeo Honda NR (sale in 2 occasioni sul podio) e al campionato italiano 125 GP.
Nel 2002 è campione europeo classe 125cc e lo stesso anno, dopo un buon apprendistato a livello nazionale ed europeo, debutta nel Motomondiale 125cc come wild card e conquista la 13° posizione all’Estoril.
Il 2003 lo vede impegnato per la prima stagione completa del Campionato del Mondo e conclude 6 gare in zona punti, tra le quali spicca la 4° posizione ottenuta a Valencia in una gara molto combattuta.
Il 2004 è per lui un’annata difficile e gli riserva sensazioni contrastanti. La sua capacità di gestire al meglio la moto sul bagnato gli permette di trionfare a Jerez – dove firma pole e vittoria nonostante l’insidioso tracciato, letteralmente inondato dalla pioggia – e di confermarsi specialista sul bagnato a Brno, dove guadagna la pole in una sessione di qualificazione accompagnata da condizioni critiche. Ma è un’annata segnata anche da cadute e inconvenienti, che non gli permettono di superare l’11° posizione della classifica generale.
Il team NoCable.it Race lo ingaggia per il 2005, sperando di vederlo sempre tra i primi della classe.(motogp.com). Vince un altro gran premio a Jerez, il suo circuito preferito, e sale in tutto sei volte sul podio, ma pur lottando sempre per le posizioni di vertice, esce dalla lotta per il mondiale già a metà stagione, poiché ormai fatica ad adattarsi alla sua Aprilia 125 visto la notevole altezza (è uno dei piloti più alti di sempre nelle moto e pesa 72 kg), ma chiude comunque al quinto posto. La stagione successiva passa in 250, alla guida della Gilera.
Nel 2008, Marco Simoncelli in sella alla Gilera del Team Metis si è laureato Campione del Mondo della classe 250 al termine di una gara resa durissima dal caldo torrido con il terzo posto sulcircuito malese di Sepang. Lo stesso circuito dove è morto poche ore fa.
Proprio la settimana scorsa, in Australia, il suo migliore risultato, 2°, con la speranza di migliorarsi ancora, forte anche della rinnovata fiducia che la Honda gli accorda per il 2012, quando aveva strappato un contratto da ufficiale, sempre con il team Gresini. Aperto, sorridente, gioviale, un pilota disponibilissimo con tutti, Marco lascia il papà Paolo, che lo seguiva sulle piste, la mammaRossella, l’adorata sorellina Martina, la fidanzata Kate e un grande vuoto. Ma lascia un grande vuoto nel cuore di tutta la Romagna veloce, quello che da tempo lo aveva nominato l’erede di Valentino Rossi. Quello che avrebbe fatto sognare gli appassionati di motomondiale.
Morire a 24 anni è ingiusto. Morire per seguire un sogno di gloria, si, ma non su una moto.
RispondiEliminaIo credo che avrebbe preferito continuare a vivere e godere di tutto ciò che la vita offre al di fuori di uno sport che di sport ha conservato poco o nulla. Mi domando come faranno a continuare a correre coloro i quali gli hanno procurato la morte anche se involontariamente. Mi domando quanto soffriranno i suoi cari, i suoi amici. E mi domando se non malediranno il giorno in cui lui ha cavalcato quella maledetta moto.