L'auspicio del premier all'incontro con i rappresentanti delle parti sociali: "Stiamo creando spazio per le forze produttive e spero che si trovino soluzioni in grando di migliorare la situazione delle imprese e dei lavoratori". No al decreto, ma tempi del confronto devono essere brevi.
ROMA - Per la riforma del mercato del lavoro servono "soluzioni strutturali". In apertura dell'incontro tra Governo e parti sociali a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Mario Monti ha sottolineato la necessità di un lavoro ampio, con l'auspicio che "si riesca a non ridurre il messaggio che mandiamo sulla riforma del mercato del lavoro solo all'articolo 18". Al tavolo sono presenti anche il sottosegretario alla Presidenza Antonio Catricalà, il ministro del Lavoro Elsa Fornero e il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono rappresentate dai segretari generali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella, mentre a rappresentare Confindustria è il presidente Emma Marcegaglia. Per Rete Imprese Italia c'è il presidente di turno, Marco Venturi. Presenti anche le delegazioni di Abi e Ania.
"Spero che il maggior spazio che stiamo creando per le forze produttive del Paese - ha aggiunto Monti - ci aiuti a far sì che quello che verrà fuori dal vostro tavolo serva a migliorare la situazione delle imprese e dei lavoratori e a migliorare la situazione della Ue". Rivolgendosi agli imprenditori, il premier ha aggiunto: "Voi forze produttive avete il mondo dove competere. Noi, come governo, agiamo in Italia e abbiamo un lavoro non facilissimo da condurre in Europa".
Monti - che ha lasciato poi Palazzo Chigi diretto a Bruxelles, dove partecipa al vertice dell'Eurogruppo - ha indicato il percorso dei provvedimenti in materia di lavoro: "Non faremo un decreto legge", ha detto, ma i tempi del confronto "non possono essere lunghi". Subito dopo, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha dato un'indicazione precisa: l'obiettivo è chiudere in tre, quattro settimane, avvalendosi del coordinamento del Governo. E di arrivare a un contratto unico, che "evolva con l'età piuttosto che contratti nazionali specifici che evolvono per ogni età", ha detto ancora Fornero, aggiungendo, però che se ne parlerà solo al termine del confronto.
Il documento con le linee guida del Governo sulla riforma del lavoro che il ministro illustra a Palazzo Chigi è articolato in cinque capitoli: tipologie contrattuali; formazione e apprendistato; flessibilità; ammortizzatori sociali; servizi per il lavoro. Verranno istituiti altrettanti gruppi di discussione "informatici", un nuovo approccio alla trattativa in cui gli input vengono forniti dal Governo per poi lasciare risposte, suggerimenti, indicazioni e critiche alle parti sociali.
"E' una riforma ambiziosa, ma non c'è alcuna pretesa di farla senza un largo consenso", ha assicurato il ministro.
Secondo quanto trapela da fonti presenti all'incontro, Fornero avrebbe indicato al tavolo con le parti sociali l'obiettivo di rivedere il sistema degli ammortizzatori sociali puntando a "un sistema integrato su due pilastri", sul modello della cassa integrazione per le riduzioni temporanee di attività, e con un sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro. Si sta ragionando sul reddito minimo, ma le risorse necessarie sarebbero al momento "non individuabili". Da qui l'ipotesi di inserirlo comunque nella riforma prevedendo però "una applicazione dilazionata".
Stretta sulla Cig. Secondo quanto trapela dall'incontro, nel documento del governo si va verso una revisione del sistema della cassa integrazione con una stretta sull'attuale durata e la sostanziale limitazione alla cassa ordinaria (52 settimane). L'uso della cassa sarà quindi limitatissimo e nei casi in cui si possa riprendere il lavoro rapidamente. Per il resto, dopo l'uscita dall'azienda, ci sarà un'indennità risarcitoria.
Lavoro flessibile costerà di più. Il lavoro flessibile dovrà costare di più, mentre la conversione da contratto a tempo determinato a indeterminato sarà favorita con la graduazione degli sgravi contributivi anche in rapporto alla formazione svolta. Questo, a quanto si apprende, lo schema del documento del governo.
Raffaele Bonanni apre al dialogo, ma con cautela, alla ricerca di soluzioni che uniscano e non dividano. Sì quindi alla discussione, ma "senza rompere la necessaria coesione sociale", dice il leader della Cisl. Sulle tipologie contrattuali, secondo Bonanni, "possiamo lavorare insieme su strumenti che hanno trovato già il favore di tutti, come l'apprendistato per i giovani, migliorando questi strumenti. Sappiamo tutti che c'è un uso improprio di alcuni istituti come le partite Iva. Per questo la strada è quella di alzare la contribuzione per evitare questo dumping nel mercato del lavoro". Sulla riforma degli ammortizzatori sociali "il sostegno al reddito va legato alla formazione per consentire ai lavoratori di riqualificarsi. Lavoriamo su questi temi, ma senza forzature o fughe in avanti", ha concluso.
"La definizione delle soluzioni deve essere il prodotto di un confronto negoziale vero" afferma invece il segretario della Uil Luigi Angeletti, altrimenti "ci si incamminerebbe verso il disastro politico". Queste, secondo quanto riferito da partecipanti alla riunione a Palazzo Chigi, le parole del leader sindacale. "Le parti sociali
sono capaci di risolvere l'80% dei problemi. Temo - avrebbe aggiunto Angeletti - che il metodo suggerito possa favorire il disastro".
Per Luigi Centrella, leader di Ugl, "accanto a quella sul lavoro non possono mancare una riforma fiscale e stimoli agli investimenti, altrimenti questo tavolo non produrrà gli effetti sperati". Il fisco deve essere "più equo per operai, impiegati e pensionati" e in materia di lavoro "la discussione dovrebbe partire dal documento di Cgil, Cisl e Uil convidiso dall'Ugl, se davvero il governo cerca la coesione".
Sull'articolo 18, Antonio Di Pietro è durissimo. "Non è una fisima di lavoratori o sindacati, ma una garanzia di legge a cui tutti dovrebbero aspirare, non un punto di esclusione, che crea tensione sociale", dice il leader dell'Idv, che chiede a Monti di non fare il professore ma il presidente del Consiglio, "che quindi deve tenere conto dei diritti di tutti".
"Spero che il maggior spazio che stiamo creando per le forze produttive del Paese - ha aggiunto Monti - ci aiuti a far sì che quello che verrà fuori dal vostro tavolo serva a migliorare la situazione delle imprese e dei lavoratori e a migliorare la situazione della Ue". Rivolgendosi agli imprenditori, il premier ha aggiunto: "Voi forze produttive avete il mondo dove competere. Noi, come governo, agiamo in Italia e abbiamo un lavoro non facilissimo da condurre in Europa".
Monti - che ha lasciato poi Palazzo Chigi diretto a Bruxelles, dove partecipa al vertice dell'Eurogruppo - ha indicato il percorso dei provvedimenti in materia di lavoro: "Non faremo un decreto legge", ha detto, ma i tempi del confronto "non possono essere lunghi". Subito dopo, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha dato un'indicazione precisa: l'obiettivo è chiudere in tre, quattro settimane, avvalendosi del coordinamento del Governo. E di arrivare a un contratto unico, che "evolva con l'età piuttosto che contratti nazionali specifici che evolvono per ogni età", ha detto ancora Fornero, aggiungendo, però che se ne parlerà solo al termine del confronto.
Il documento con le linee guida del Governo sulla riforma del lavoro che il ministro illustra a Palazzo Chigi è articolato in cinque capitoli: tipologie contrattuali; formazione e apprendistato; flessibilità; ammortizzatori sociali; servizi per il lavoro. Verranno istituiti altrettanti gruppi di discussione "informatici", un nuovo approccio alla trattativa in cui gli input vengono forniti dal Governo per poi lasciare risposte, suggerimenti, indicazioni e critiche alle parti sociali.
"E' una riforma ambiziosa, ma non c'è alcuna pretesa di farla senza un largo consenso", ha assicurato il ministro.
Secondo quanto trapela da fonti presenti all'incontro, Fornero avrebbe indicato al tavolo con le parti sociali l'obiettivo di rivedere il sistema degli ammortizzatori sociali puntando a "un sistema integrato su due pilastri", sul modello della cassa integrazione per le riduzioni temporanee di attività, e con un sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro. Si sta ragionando sul reddito minimo, ma le risorse necessarie sarebbero al momento "non individuabili". Da qui l'ipotesi di inserirlo comunque nella riforma prevedendo però "una applicazione dilazionata".
Stretta sulla Cig. Secondo quanto trapela dall'incontro, nel documento del governo si va verso una revisione del sistema della cassa integrazione con una stretta sull'attuale durata e la sostanziale limitazione alla cassa ordinaria (52 settimane). L'uso della cassa sarà quindi limitatissimo e nei casi in cui si possa riprendere il lavoro rapidamente. Per il resto, dopo l'uscita dall'azienda, ci sarà un'indennità risarcitoria.
Lavoro flessibile costerà di più. Il lavoro flessibile dovrà costare di più, mentre la conversione da contratto a tempo determinato a indeterminato sarà favorita con la graduazione degli sgravi contributivi anche in rapporto alla formazione svolta. Questo, a quanto si apprende, lo schema del documento del governo.
Raffaele Bonanni apre al dialogo, ma con cautela, alla ricerca di soluzioni che uniscano e non dividano. Sì quindi alla discussione, ma "senza rompere la necessaria coesione sociale", dice il leader della Cisl. Sulle tipologie contrattuali, secondo Bonanni, "possiamo lavorare insieme su strumenti che hanno trovato già il favore di tutti, come l'apprendistato per i giovani, migliorando questi strumenti. Sappiamo tutti che c'è un uso improprio di alcuni istituti come le partite Iva. Per questo la strada è quella di alzare la contribuzione per evitare questo dumping nel mercato del lavoro". Sulla riforma degli ammortizzatori sociali "il sostegno al reddito va legato alla formazione per consentire ai lavoratori di riqualificarsi. Lavoriamo su questi temi, ma senza forzature o fughe in avanti", ha concluso.
"La definizione delle soluzioni deve essere il prodotto di un confronto negoziale vero" afferma invece il segretario della Uil Luigi Angeletti, altrimenti "ci si incamminerebbe verso il disastro politico". Queste, secondo quanto riferito da partecipanti alla riunione a Palazzo Chigi, le parole del leader sindacale. "Le parti sociali
sono capaci di risolvere l'80% dei problemi. Temo - avrebbe aggiunto Angeletti - che il metodo suggerito possa favorire il disastro".
Per Luigi Centrella, leader di Ugl, "accanto a quella sul lavoro non possono mancare una riforma fiscale e stimoli agli investimenti, altrimenti questo tavolo non produrrà gli effetti sperati". Il fisco deve essere "più equo per operai, impiegati e pensionati" e in materia di lavoro "la discussione dovrebbe partire dal documento di Cgil, Cisl e Uil convidiso dall'Ugl, se davvero il governo cerca la coesione".
Sull'articolo 18, Antonio Di Pietro è durissimo. "Non è una fisima di lavoratori o sindacati, ma una garanzia di legge a cui tutti dovrebbero aspirare, non un punto di esclusione, che crea tensione sociale", dice il leader dell'Idv, che chiede a Monti di non fare il professore ma il presidente del Consiglio, "che quindi deve tenere conto dei diritti di tutti".
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