Un vertice convocato domani a Lesmo con tutti gli amministratori locali e lo stato maggiore del partito per mettere le basi di quello che sarà il nuovo movimento che prenderà vita in autunno. Il Cavaliere sa che alle prossime elezioni di maggio c'è il rischio di una sonora sconfitta così sta valutando di non presentare il Popolo della Libertà. Ma non basta a risolvere i problemi: dallo scandalo delle tessere false alle difficoltà di individuare personalità forti da presentare a Genova, Palermo e Verona
Cancellare il Pdl e presentarsi alle prossime amministrative con delle liste civiche, tentando così di avvicinare anche l’Udc e l’elettorato moderato. Ed evitare soprattutto il paragone con i risultati delle ultime elezioni: i sondaggi più recenti, infatti, danno il partito di Arcore intorno al 20%. Silvio Berlusconi sa che al voto di primavera ci sarà un bagno di sangue ovunque, da Palermo a Verona. Così ha intenzione di far sparire il Pdl e archiviarlo. Poi, al congresso nazionale che si svolgerà presumibilmente in autunno, prenderà vita un nuovo partito come il Cavaliere vuole da tempo. Anche per questo il Cavaliere ha convocato tutti gli amministratori locali e vertici del Pdl domani sera a Lesmo, nella villa Gernetto sede dell’università del pensiero liberale. Appuntamento ore 20.30 per una cena tutti insieme, poi una riunione ristretta con Angelino Alfano, i coordinatori Denis Verdini e Ignazio La Russa, alcuni amministratori tra cui Roberto Formigoni, i capigruppo e pochi altri per stabilire come muoversi per non rischiare di sparire dalle amministrazioni. I nodi da sciogliere sono molti. Primo fra tutti l’alleanza con la Lega ormai “morta e sepolta”, come ha ribadito ieri Roberto Calderoli. Il Cavaliere si è infatti definitivamente rassegnato: l’asse con il caro amico Umberto Bossi non esiste più. Berlusconi ha temporeggiato fin quando ha potuto, ma Alfano e in particolare Verdini sono riusciti a convincerlo che è arrivato il momento di muoversi per limitare i danni.
C’è il nodo dei candidati sindaci che il Pdl non riesce a individuare, in particolare nei comuni strategici come Palermo, Genova e Verona. Inoltre il caos più totale delle tessere false non aiuta a migliorare il clima di confusione che regna nel partito in vista delle amministrative. Alfano tenta di tenere insieme i pezzi e ripete che con oltre un milioni di iscritti, è possibile che ci siano casi isolati di irregolarità, ma “i furbetti non passeranno”, ripete il segretario nazionale. Ma c’è il rischio che possano essere invalidati anche i congressi già celebrati. L’ordine di scuderia è ritrovare l’unità e agire compatti. “E’ il momento di rimboccarsi le maniche e di lavorare ventre a terra per evitare una debacle elettorale, che in tanti prevedono al voto di maggio”, riferisce un ex ministro azzurrro. Si voterà in molti centri di piccola e media dimensione, ma gli occhi sono puntati su 5 città considerate strategiche per i futuri assetti politici, tutti comuni dove il Terzo Polo ha stabilito di correre in modo unitario: Palermo, Genova, Verona, L’Aquila e Lecce. E se nel capoluogo ligure c’è ancora un margine d’azione, mentre a Verona si attende che la Lega risolva lo scontro con Flavio Tosi per una lista civica che il Carroccio invece vuole vietargli, le attenzioni si concentrano sulla Sicilia, la terra dove il delfino del Cavaliere rischia di cadere in mano nemica.
Allo stato, la discesa in campo del 34enne Massimo Costa per Palazzo delle Aquile (sostenuta da Api, Fli, Udc e l’Mpa di Raffaele Lombardo), fa ancora sbandare i vertici azzurri locali. E imbarazza Alfano, che non può fare a meno dell’appoggio di Gianfranco Miccichè. Ma il leader del Grande Sud non intende apparentarsi con il Pdl e minaccia di correre da solo o di dare il suo appoggio al candidato terzopolista. Alla fine, il Pdl potrebbe puntare su Francesco Cascio, presidente dell’Ars, che avrebbe il gradimento dei big del partito. Raccontano che in questi giorni il Terzo Polo stia cercando un accordo con Miccichè per incassare il suo sostegno a Costa, in modo da replicare poi l’intesa alle Regionali proprio su un candidato del Grande Sud, magari lo stesso Miccichè. La trattativa ha messo in allerta Alfano, cui spetterà trovare presto un’alternativa, magari attraverso le primarie. Ci sono poi altri comuni dell’isola che preoccupano il Pdl: Trapani, dove l’Udc e Fli si alleeranno con il Pd, e Agrigento, la terra natia di Alfano. Qui il sindaco uscente è targato Udc e probabilmente sarà sostenuto dall’ex Guardasigilli, non dal resto del Terzo Polo che stringerà un’intesa con i democratici.
A Lecce il rebus è molto difficile da risolvere. Adriana Poli Bortone di Grande Sud sarà l’ago della bilancia: da lei (che ha ricevuto un’apertura da Gianfranco Fini) dipenderanno le mosse di Pdl e Terzo Polo. A Genova, la lista civica di Enrico Musso, sostenuta dal Terzo Polo con l’apporto determinante dell’Udc, ha sparigliato le carte e messo nell’angolo i vertici azzurri, visto che la Lega correrà per conto proprio. Claudio Scajola ha proposto primarie aperte alla società civile per individuare un unico candidato dell’area moderata, ma difficilmente si eviterà una sfida Terzo Polo-Pdl. Circolano vari nomi, da Roberta Ogliaro, presidente di Spediporto Genova, a Beppe Costa imprenditore e amministratore dell’Acquario della città, e Pierluigi Vinai. Ma la caccia al candidato è ancora tutta aperta.
L’unica certezza è dunque che il partito di Berlusconi correrà da solo ovunque. Così domani a villa Gernetto si metteranno le basi per quello che sarà il nuovo movimento di Arcore che si presenterà in campo alle prossime amministrative. E partirà proprio dai nuovi candidati. Lo conferma Roberto Formigoni, parlando in merito alla situazione lombarda. “La Lega ha detto” che andrà da sola “quindi si tratta di presentare dei candidati, nelle diverse situazioni, che possano essere vincenti. E il Pdl sta lavorando per questo. Domani sera ne parleremo in dettaglio”, ha spiegato. L’obiettivo, al dì la della possibilità di liste civile, “è di dare buoni governi alle città scegliendo le persone giuste. Poi la formula una o più liste può essere decisa caso per caso”, aggiunge Formigoni. E a Lesmo si parlerà anche della “sua” Regione. Il governatore, infatti, guarda con crescente interesse a Roma e si è detto disponibile a lasciare il Pirellone prima della scadenza naturale del suo mandato prevista per il 2015. La poltrona lombarda è da sempre nel mirino della Lega e Berlusconi sta ancora tentando di usarla come merce di scambio con Bossi in cambio di una rinnovata alleanza. Il Senatùr vorrebbe insediare qui il “barbaro sognante” Roberto Maroni, risolvendo così in parte anche la lite interna che si sta consumando tra Cerchio Magico e maroniani. Ma i militanti vogliono l’ex titolare del Viminale candidato premier alle prossime politiche. Inoltre lo stesso Bobo è stato chiaro sul tema alleanze: mai più insieme al Pdl fino a quando Berlusconi sosterrà il governo guidato da Mario Monti. Per il momento, dunque, è tutto rimandato a dopo le amministrative. Poi si vedrà. Del resto, dice Formigoni, “la stagione di Monti si conclude con le prossime elezioni amministrative, dopo di che i partiti dovranno essere in grado di presentare dei programmi e delle persone credibili”. E soprattutto si comincerà a lavorare alle politiche del 2013: il congresso nazionale dell’attuale Pdl si terrà il prossimo autunno e lì, conferma Formigoni, prenderà vita il nuovo partito di Arcore. Quello attuale, spiega, “non è che sia un brutto nome, ma certamente non è evocativo come Forza Italia e ci sono stati dei problemi perché quando si dice Pdl la gente fa fatica a ricordare. Probabilmente nel congresso che terremo in autunno cambieremo anche il nome”. In quel “anche” c’è tutto. E le basi del futuro partito saranno gettate domani a Lesmo, sotto la guida di Berlusconi.
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