E' quanto ipotizzato da un'informativa della Guardia di Finanza di Torino, allegata agli atti dell'inchiesta di Cremona, scaturita da una segnalazione di operazioni sospette. Il capitano della nazionale avrebbe versato soldi al titolare di una tabaccheria di Parma.
Anche Gigi Buffon finisce nel calderone del calcioscommesse. Il nome del capitano della nazionale italiana – che solo ieri in conferenza stampa non ha esitato a prendersela con i pubblici ministeri che stanno indagando contro il marcio del calcio italiano – emerge da un rapporto della Guardia di Finanza inviato alla Procura di Torino e poi a quella di Cremona cui vengono richiesti alcuni atti dell’indagine in corso. La nota riservata, partita da Torino in direzione Cremona, è firmata da Cesare Parodi e datata 21 dicembre, nasce dal fatto che gli investigatori della GdF stanno investigando su ingenti movimenti di denaro effettuati da Buffon per l’ammontare di oltre 1 milione e mezzo di euro.
Denaro che si ipotizza possa essere servito a scommettere. Un’attività che, anche quando legalmente, è assolutamente proibita per ogni tesserato della Federcalcio. Il periodo su cui si sta concentrando la Procura di Torino è quello compreso tra il gennaio 2010 e il dicembre 2010, durante il quale Gigi Buffon avrebbe versato 14 assegni – di importo compreso tra i 50mila e i 200mila euro, per un totale di 1.585.000 euro – tutti a favore del titolare a Parma di una tabaccheria abilitata alle scommesse calcistiche. Il rapporto della Guardia di Finanza specifica che i legali di Buffon hanno giustificato tutti questi spostamenti di denaro come “trasferimenti di denaro volti a tutelare il patrimonio personale di Buffon” e che, appellandosi alla privacy, non hanno poi voluto entrare nel dettaglio di cosa servissero questi trasferimenti di denaro.
Scendendo nello specifico, l’avvocato di Buffon, Marco Valerio Corini, contattato dalla banca – si legge ancora nell’informativa – “a tutela della privacy del suo assistito, non ha voluto dettagliare le ragioni dell’operatività segnalata. Lo stesso – prosegue – si è limitato a descrivere il beneficiario degli assegni, come persona di assoluta fiducia, spiegando che i trasferimenti di liquidità sono volti a tutelare parte del patrimonio personale di Buffon”. Ma la banca, conclude l’informativa, “ipotizza che le liquidità possano essere oggetto di scommesse vietate”.
Buffon, per adesso, non è indagato penalmente. Il suo nome nell’inchiesta di Cremona entra assai marginalmente, solo in un’intercettazione ambientale in cui Santoni lo cita, insieme ad altri (Cannavaro e Gattuso, ndr), come giocatore abituato a scommettere. Frasi che poi sono state smentite dallo stesso Santoni durante gli interrogatori. Da qui però è partita la richiesta della Procura di Torino a quella di Cremona per ottenere alcuni atti dell’indagine in corso. Con la concreta possibilità adesso che da Torino, dopo Cremona, Napoli e Bari, parta il quarto filone dell’inchiesta sul calcioscommesse. In questo caso si partirebbe dall’alto, da veramente in alto.
Ora la procura di Torino ha inoltrato a quella di Cremona la richiesta di documentazione legata a un procedimento, gestito dai magistrati del pool antiriciclaggio, in cui – secondo quanto si è appreso – il nome di Buffon non è stato iscritto nel registro degli indagati.
Il portiere era stato coinvolto in un’inchiesta giudiziaria per scommesse nel 2006: quel fascicolo era stato aperto per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva ma, alla fine degli accertamenti, la posizione del portiere era stata archiviata. L’ipotesi dell’esistenza di una vera e propria associazione non trovò una conferma; Buffon, inoltre, affermò – sempre secondo quanto si è appreso oggi – di avere scommesso su manifestazioni sportive all’estero; in ogni caso, non fu mai possibile ricostruire con esattezza i movimenti del denaro. Il segmento principale di quel procedimento venne trattato dalla procura di Parma.
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