LECCE - In un piccolo paesino del Sud con un grande antico castello fiabesco, in una stagione di smarrimento e ottundimento delle menti, nasce uno “sportello di consulenza filosofica” per portare il conforto della filosofia e far esercitare la ragione.
Non è l’incipit di una favola contemporanea, ma l’ultimo atto del solido progetto “Salento che pensa”
«Un consulente filosofico serve a creare dinamiche comportamentali nuove – spiega il sindaco Fiore – a far capire che ognuno può ricominciare ripartendo da se stesso. In un momento di grande sfiducia, di scarse risposte esterne, è fondamentale imparare a cercare dentro di sé, guardarsi dentro per raggiungere consapevolezze nuove. La filosofia aiuta a vedere quello che è evidente, la verità che è dentro di noi come ci ha insegnato Socrate, per capire chi sei, cosa sei, cosa vuoi». Lavorerà in sinergia con i servizi sociali, ma non farà psicoterapia.
«Il consulente filosofico utilizza gli strumenti della filosofia, i riferimenti della formazione filosofica – spiega Graziella Lupo, specializzata alla Ca’ Foscari di Venezia nell’ambito della scuola di Umberto Galimberti – e l’approccio è differente rispetto alla pratica psicoanalitica. Intanto crea una dinamica di reciprocità tra consultato e consultante: il primo mette a disposizione il suo bagaglio, ma poi insieme fanno un viaggio di ricerca. Poi non presuppone una cura, una terapia. Chi si rivolge ad un consulente filosofico mette a fuoco le idee che muovono il suo comportamento e il suo stare al mondo: questo è il primo processo, la consapevolezza della propria visione del mondo e a volte è proprio questa che provoca disagio. Nell’esercizio della libertà e insieme al consulente si sceglie di cambiare».
La pratica ricorda un po’ i dialoghi socratici, confronti dialettici in cui il maestro mette a disposizione i suoi strumenti. «Assolutamente sì – continua la consulente – il riferimento socratico nella nostra esperienza è fondamentale e tutto il percorso si sviluppa nella dinamica dialogica. Usiamo testi filosofici, e non solo, ma il processo è sempre di apertura delle domande e attivazione della ricerca, maieutico, di chiarificazione di quello che abbiamo già dentro in forma oscura».
«Nelle altre città in cui esiste è solitamente abbinato alla biblioteca – conclude – noi lo mettiamo nel palazzo municipale, come elemento fortemente istituzionale, ma voluto dalla città come maturazione del laboratorio filosofico».
Questa è un'ottima iniziativa che andrebbe utilizzata e copiata. La folosofia è la base della ragione e del pensiero.
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