Il candidato sindaco Nuti ha incamerato 3.168 preferenze, ma il movimento ispirato da Grillo ha mancato di un soffio la soglia del 5% necessaria per ottenere seggi. Intanto 156 voti vanno a un arrestato per mafia.
Con i suoi 3168 voti è di gran lunga il candidato al consiglio comunale più votato a Palermo. Aver superato il record delle tremila preferenze però non è bastato a Riccardo Nuti per varcare la soglia di Sala delle Lapidi, la sede del consiglio comunale. Il giovane leader del Movimento Cinque Stelle è stato stoppato per un soffio dalla soglia di sbarramento. La lista dei Cinque Stelle palermitani non è riuscita infatti a superare la soglia dei 5 punti percentuali: trentanove candidati hanno messo insieme 11.674 preferenze totali, fermandosi al 4,3 per cento. Nuti da candidato sindaco ha preso invece 10.873 voti sfiorando il 5 per cento.
Un buon risultato in un turno amministrativo totalmente governato dal ciclone Leoluca Orlando (candidato sindaco, ma non al consiglio comunale), che con Italia dei Valori potrebbe raggiungere addirittura 30 posti in consiglio comunale. Per il Movimento Cinque Stelle, però, potrebbe ancora esserci la possibilità di conquistare un seggio in consiglio. I portavoce del movimento hanno infatti annunciato la volontà di fare ricorso. Secondo i ragazzi del movimento sarebbero avvenute diverse “anomalie” nel corso del lunghissimo spoglio che si è concluso ufficialmente ben 48 ore dopo la chiusura dei seggi. “E’ accaduto – racconta Nuti – che non sono stati attribuiti alla nostra lista numerosi voti solo perché non era stato apposto nessun segno sul nostro simbolo, quando la volontà di voto era stata chiaramente espressa dall’elettore con l’indicazione del nome di un nostro candidato a fianco del logo del Movimento 5 Stelle. Un fenomeno questo che potrebbe essere perfino sottodimensionato, considerato che avevamo rappresentanti di lista solo in alcune sezioni”.
In pratica molti elettori del cinque stelle si sarebbero limitati a scrivere il nome del consigliere senza segnare il simbolo della lista. La nuova legge elettorale chiarisce che in effetti il simbolo della lista deve essere barrato, ma anche nei casi in cui viene indicato solo il nome di un candidato al consiglio comunale, il voto dovrebbe essere valido. “Chiederemo subito l’accesso ai verbali – continua Nuti – Se le notizie arrivateci da tantissime parti dovessero trovare riscontro nelle carte, i nostri legali procederanno a presentare ricorso e a chiedere il riconteggio dei voti, chiedendo l’assegnazione di quelli ingiustamente non attribuiti al Movimento”.
Per superare lo soglia del 5 per cento di sbarramento e il Movimento Cinque Stelle avrebbe bisogno di almeno altre 1500 preferenze. I quasi 12 mila voti raccolti fin qui rappresentano in ogni caso un successo dopo una campagna elettorale low cost tutta improntata sul rispetto dell’ambiente e sulla lotta al diffusissimo fenomeno del voto di scambio.
Dai dati definitivi delle urne intanto spunta un’altra sorpresa. Vincenzo Ganci, candidato nella lista Amo Palermo collegata a Marianna Caronia, ha raccolto 156 voti. Un vero record anche questo se si considera che Ganci è un detenuto, arrestato tre settimane fa in un’operazione antimafia: è accusato di voto di scambio per i suoi rapporti con la cosca di Misilmeri. Dopo l’arresto la Caronia aveva più volte provato a buttarlo fuori dalla sua lista senza successo: secondo la legge infatti la rinuncia compete soltanto al candidato. E Ganci aveva preferito rimanere in lista certo di racimolare qualche voto. Anche da dietro le sbarre.
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