La bozza che entrerà in consiglio dei ministri stasera prevede in due anni risparmi per 15 milioni a Palazzo Chigi e 60 ai ministeri senza portafoglio. Ancora un rinvio per il taglio delle Province. I governatori diserteranno la Conferenza Stato-Regioni.
Alta tensione tra enti locali e governo a poche ore dal Consiglio dei ministri che dovrà varare il provvedimento sulla spending review. La sforbiciata prevista dal decreto, dalla Pubblica amministrazione alla sanità alla giustizia, non piace a molte delle categorie coinvolte che minacciano battaglia. Già domani gli avvocati hanno annunciato lo stop dei tribunali. Ma quello che fa più arrabbiare sono i tagli alla sanità. A poco sono servite le rassicurazioni del ministro della Salute Renato Balduzzi che ha smentito che esistano già liste dei piccoli ospedali (sotto gli 80 posti letto) che potrebbero essere chiusi per effetto del decreto del governo: “Non esistono liste di ospedali da chiudere, né nessuno le sta predisponendo”. Oltre all’uscita dalla bozza della cancellazione dei piccoli ospedali, secondo indiscrezioni sarebbe saltato anche il dimezzamento del fondo per le vittime dell’uranio impoverito. Rimangono le altre misure pensate da Enrico Bondi per risparmiare quei circa 4 miliardi necessari a evitare l’aumento dell’Iva. Tra queste il taglio di dipendenti e dirigenti della pubblica amministrazione, la stretta sulle auto blu, la riduzione del numero di province, la chiusura dei piccoli tribunali. ”Il cammino della politica economica interna deve tenere il passo con questa accelerata dinamica europea – ha spiegato il presidente del Consiglio Mario Monti, che oggi è intervenuto alla Camera per riferire sul vertice europeo della scorsa settimana – Per questo intendo a breve presentare al Parlamento i provvedimenti per la riqualificazione e riduzione della spesa pubblica”. “Siamo soliti chiamare questi interventi spending review – ha ironizzato Monti – ma è stato autorevolmente fatto osservare qualche ora fa che si tratta di uno di quei concetti che possono essere agevolmente essere espressi anche nella lingua italiana. Non sempre per capirli meglio è necessario tradurli in inglese”.
Governatori furibondi. Ma i presidenti di Regione sono furibondi: ritengono i tagli decisi dal governo nella sanità per il 2012 “irricevibili”, visto che “sono venute meno le normali relazioni istituzionali tra governo e regioni, incidendo negativamente sui principi costituzionali”. I governatori probabilmente diserteranno i lavori della Conferenza Stato-Regioni in programma nel pomeriggio proprio per la mancanza del confronto sulle risorse per il fondo sanitario nazionale 2012. La protesta è bipartisan e coinvolge tutti i governatori: da Nichi Vendola che parla di “macelleria sociale” a Renata Polverini secondo cui le decisioni del governo “mettono in crisi il sistema”. “Se si deve tagliare così forte sulla sanità è mia opinione che sarebbe meglio lasciare che aumenti l’Iva” aggiunge il presidente della Campania Stefano Caldoro. “Credo che siamo a qualche millimetro di distanza da una clamorosa rottura tra diversi attori dello Stato. E lo stato si compone di Governo centrale e sistema delle Regioni” ha chiarito Vendola.
La bozza del decreto. Sono 17 in tutto gli articoli della bozza che sta entrando al consiglio dei ministri. Sono previsti tagli in due anni per 15 milioni a Palazzo Chigi e 60 ai ministeri senza portafoglio, ma è ancora rinviato il taglio delle Province.
I medici: “Colpo al servizio sanitario nazionale”. Sarebbe “un colpo al cuore del Servizio sanitario nazionale” che provocherebbe “un danno assoluto per i cittadini che dovrebbero fare i conti con un sistema non più in grado di garantire prestazioni e cure all’altezza”. L’allarme, raccolto da Adnkronos Salute, sono i principali sindacati della dirigenza medica del Ssn (Anaao Assomed, Cimo Asmd e Fp Cgil medici), preoccupati dalle misure a cui starebbe lavorando il Governo in materia di spending review. A preoccupare i camici bianchi sono soprattutto due punti della bozza del decreto sulla revisione della spesa: la riduzione del numero dei posti letto ospedalieri – che nelle intenzioni del Governo dovrebbe passare da 4,2 a 3,7 per mille abitanti – e il taglio del Fondo sanitario nazionale, stimato in 1 miliardo per il 2012, di 2 per il 2013 e di altri 2 per il 2014.
A rischio anche 56mila ricoveri privati. Non solo tagli alle risorse e meno posti letto, però. Il piano di revisione della spesa sanitaria a cui sta lavorando il Governo metterebbe a rischio ben 56mila ricoveri. “Se fosse confermato il taglio del 2% per le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali erogate dalle strutture private convenzionate con il pubblico, si avrebbero in Italia in un anno quasi 56 mila ricoveri in meno”. A fare i conti è l’Aiop (l’Associazione italiana ospedalità privata) che, pur condividendo le azioni mirate a ridurre gli sprechi della sanità, ritiene che “il taglio alle prestazioni, ove fosse confermato, comporterebbe un grave danno per la salute dei cittadini”. Il calcolo dell’Aiop è presto fatto: “Il Servizio sanitario nazionale italiano assicura i livelli essenziali di assistenza (Lea) utilizzando istituti ospedalieri pubblici e privati. Nel 2010 i pubblici hanno effettuato complessivamente 8.482.665 ricoveri ospedalieri e i privati 2.785.366 (pari al 24,7%). Se questa attività fosse tagliata del 2%, si avrebbero in Italia, in un anno, quasi 56mila ricoveri in meno”.
Protestano anche i partiti. I malumori crescono anche in Parlamento. Sia in maggioranza che all’opposizione. “Noi siamo d’accordo di evitare l’aumento dell’Iva e a ridurre i costi della pubblica amministrazione, ma non accettiamo tagli alle prestazioni sociali, come la sanità, la scuola, e i servizi essenziali dei comuni” avverte il segretario del Pd Pierluigi Bersani. “Nessuno pensi di fare cassa mettendo le mani nelle tasche degli italiani, non saremo disposti a sostenere misure che riducano i diritti e le tutele degli italiani – interviene il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri – La spending review deve tagliare gli sprechi e non i servizi sociali a favore dei cittadini”. Durissimo Antonio Di Pietro, secondo cui per il governo la spending review si traduce in un “gioco sporco”. “Come altro si può chiamare il paventato taglio dei fondi all’universitò e alla scuola pubblica per dare altri soldi a quella privata? Come altro si può definire il taglio dei posti letto negli ospedali e delle risorse alle regioni, che saranno costrette a ridurre drasticamente i trasporti locali, a danno dei pendolari che ogni mattina vanno a lavorare?”.
Sollevazione delle Province. L’annunciata riorganizzazione delle Province mette in allarme anche l’Upi, Unione delle Province, che parla di “tagli lineari a Regioni, Province e Comuni, che non premiano l’efficienza degli enti e incidono direttamente sui servizi ai cittadini”. I presidenti di Provincia del Pd rivolgono un appello a Bersani, perchè “impedisca la macelleria delle Autonomie locali”. “Con questi tagli – affermano i Presidenti – saremo costretti a ridurre i servizi ai cittadini, sarà sempre più impraticabile l’apertura delle scuole a settembre e i tagli ai bilanci manderanno in dissesto gli Enti, con la conseguente messa in mobilità dei dipendenti”.
Il rettore di Bari: “Provvedimento antieuropeo”. Storce la bocca anche il mondo dell’università che sarebbe sottoposto a 200 milioni di tagli: “L’ultimo taglio di 200 milioni è insopportabile – dichiara il rettore dell’università di Bari, Corrado Petrocelli – E’ uno schiaffo non al sistema universitario ma nei confronti dei giovani e del Paese – E’ un provvedimento antieuropeo perché va nella direzione opposta, rispetto a quelli che sono i criteri delle altre nazioni e anti italiano, per quello che riguarda gli interessi del Paese”.
Soldi alle università private, Bonelli: “Perché?”. Poi c’è il finanziamento per 10 milioni di euro alle università private che ha fatto saltare sulla sedia il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: “Il ministro Profumo spieghi immediatamente perché nella bozza del decreto sulla spending review ci sono i 10 milioni per le università private. Si tratta di una ‘mancetta’ per la Bocconi, la Luiss o per la Cattolica? O per tutte e tre?”. “E’ davvero una vergogna – continua – che il governo tagli 200 milioni alle università pubbliche per trasferire risorse alle scuole private e che in un provvedimento lacrime e sangue trovi spazio una mancetta per le università private. La spending review non solo è un furto con destrezza ai danni dei cittadini – prosegue – ma rappresenta un vero e proprio insulto a studenti e docenti dell’istruzione pubblica che dalla riforma Gelmini hanno subito tagli per 1,5 miliardi di euro”.
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