Felice Crosta, l’ex super dirigente dell’Agenzia regionale per i Rifiuti, dovrà abbandonare il proprio status di pensionato più ricco di Italia. Crosta, che, conti alla mano, per due anni ha ricevuto un assegno di pensione di circa mezzo milione di euro l’anno, ovvero 1.369 euro al giorno, dovrà adesso “accontentarsi” di 3.500 euro al mese.
Il burocrate dovrà restituire alle casse della Regione il milione e mezzo di euro che ha indebitamente percepito. Lo farà a rate, versando 17mila euro al mese. Si conclude dunque una battaglia legale in piena regola che ha animato i dibattiti televisivi e le pagine dei giornali. Ci aveva provato in tutti i modi, Crosta, a tenersi la sua maxi-pensione, sebbene a capo dell’Agenzia per i Rifiuti, incarico conferitogli nel 2006 da Totò Cuffaro, fosse rimasto solo qualche mese.
Ma lo stipendio da 21 mila euro netti al mese, gli era valso come base pensionabile in virtù di una leggina varata all’Ars nel 2005. Finita l’era Cuffaro, Crosta aveva dovuto fronteggiare l’ostilità dell’amministrazione Lombardo ma, senza darsi per vinto, si era rivolto alla Corte dei conti, che in primo grado aveva riconosciuto la sua richiesta, salvo poi ribaltare il verdetto nel dicembre 2011, dimezzandogli l’indennità.
Crosta non si era arreso, appellandosi alla Cassazione presso la quale aveva contestato la composizione del collegio che aveva tagliato i suoi lauti incassi. Ai primi di luglio la Cassazzione ha deciso, stabilendo l’entità esatta delle somme che Crosta dovrà restituire.
L’ex dirigente ha firmato un accordo con l’amministrazione regionale con il quale si impegna a restituire quanto percepito in eccesso. Cala il sipario su una vicenda che ha fatto – e non poco – infuriare chi, per avendo lavorato oltre quarant’anni, ha spesso il frigo vuoto e deve rassegnarsi a vivere con una pensione talmente esigua da giustificare la preoccupazione per il futuro.
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