Fischia il vento …
La strada è bagnata; pozzanghere sparse determinano con un cammino labirintico l’andare verso una meta, la meta, a volte misconosciuta e porto di un futuro, che appena visibile all’orizzonte, appare, comunque, affaticante e disperante tanto più quanto più sembra possibile e prossimo il suo raggiungimento; scrosci di pioggia improvvisi ed inattesi di un’acqua ad ogni rovescio più sporca e puzzolente infradiciano i viandanti i cui ombrelli, fradici e lisi, non bastano più a proteggere contro cotanto e perverso accadere: il vento sibila tra i rami degli alberi, agli angoli delle strade, agli incroci possibili e spinge gli argonauti in viaggio ed alla ricerca del vello di una normale vita da uomini, ora lungo una direzione ora nell’altra.
urla la bufera …
Impietosa come una belva affamata la violenza dell’intorno si scatena nelle sue forme più bieche; rombi di tuono squassano l’aria mentre lontano nel cielo nuvole istituzionali si scontrano impavide, l’una a combattere e controbattere l’altra cercando un primato da “ colpo di coda “ quasi ad ipotecare non tanto il presente, con i cinque sensi avvertito, quanto quel domani sereno avvento sicuro dopo ogni tempesta. Fulmini violenti si scaricano su di un suolo martoriato e stanco ad illuminare percorsi possibili, ma otticamente e visibilmente in contrasto tra loro: a destra o a sinistra?, amletico dubbio di chi voglia salvarsi dalla furia degli elementi scatenati senza perdersi nel novero infinito dei sentieri immeritevoli dell’una e dell’altra parte .
scarpe rotte …
Seppure stanchi ed afflitti i viaggiatori scarpinano ed arrancano percorrendo vie scoscese impervie ed insicure; hanno abiti laceri e sporchi; sopportano l’afflizione di una fame crescente non solo fisica e oramai tediosa, ma anche intima e genitrice di un bisogno reale di aria pulita a rendere più dolce il respiro e l’andare del sangue nelle vene. A volte corrono nella speranza dell’arrivo vicino per poi fermarsi a pensare riflettendo sulla ennesima illusione di un inusitato sol dell’avvenire i cui bagliori accecanti sembravano il faro del porto dell’approdo poi rivelatosi ennesima sirena bugiarda ed incantatrice. Legati all’albero maestro i più forti continuano la pericolosa transumanza con la certezza di una speranza ultima a morire.
eppur bisogna andar …
Niente e nessuno li fermerà. Più duro sarà il percorso, più gli ostacoli incontrati, più i malfattori a contrastarne il cammino, più gli illusionisti ad incantarne il percorso, più i falsi profeti di un qualche idilliaco paradiso, più quelli che cadranno per strada, tanto più aumenterà il numero dei forti in cammino perché la luce del cuore e della ragione illumina ad ogni passo e passo dopo passo ciascuno si aggiunge ad ognuno e due diventano quattro e questi assommano ad otto così ad aumentare come in una progressione geometrica fino a diventare una moltitudine infinita, massa possente a distruggere e ricostruire ogni cosa al proprio passaggio: perché c’è un tempo per ogni cosa ed ogni cosa ha il suo tempo e dunque alla via così, fino all’approdo finale.
Avanti popolo, perché se non ora …,
QUANDO?!.
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