domenica 17 marzo 2013

Con viva e vibrante preoccupazione....inizia la partita. Habemus Politicam! - Sergio Di Cori Modigliani

     


Prima pagina del quotidiano surreale italiano del 13 marzo 2013:
Il presidente Giorgio Napolitano si schiera al fianco della Magistratura contro Berlusconi e il PDL, ma allo stesso tempo dichiara di essersi schierato a fianco del PDL contro l’ingerenza della magistratura. In serata, aggiunge di essere soddisfatto per aver scelto di non schierarsi”.
C’è poco da ridere, questo è (ahinoi) un sunto oggettivo e realistico di ciò che è accaduto oggi.
Il che consente alcune riflessioni.
Le immagini che vedete in bacheca si riferiscono alle prime pagine dei quotidiani che rappresentano gli interessi del PD e del PDL. Va da sé che entrambe le testate qualificano se stesse nel chiarire che non parlano né ai lettori, né ai cittadini, bensì all’esclusivo gruppo di faziosi consociativi del loro privato pollaio, altrimenti noto con l’elegante termine sociologico “bacino potenziale di elettori” da tenere saldamente nell’ignoranza dei fatti della realtà economica, politica, esistenziale, che morde ogni giorno di più.
Quindi, basandoci su queste testate, Napolitano ha dato ragione a entrambi.
Il che è una follia.
Sarebbe come se il corriere dello sport avesse pubblicato oggi in prima pagina “Messi affonda il Milan” e più sotto con identica fonte “Il Milan illumina Barcellona e passa ai quarti”.
Apparentemente si tratta di un banale nonsense.
Oppure, una delle due testate sostiene il falso.
Il dramma consiste nel fatto che le testate dicono –entrambe- la verità.
Come è possibile?
In Italia si può.

Giorgio Napolitano ha fatto ciò che ha sempre fatto: sottolineare e ricordare alla classe politica che siccome si è tutti insieme è il caso di mettersi d’accordo, perché lui non accetta e non ammette nessuna alternativa possibile al consociativismo, quindi bisogna ragionare partendo dal presupposto che hanno sempre tutti ragione, perché ciò che conta –alla fin fine- é sul come ci si mette d’accordo.

E questo è il primo successo dall’ingresso nell’agone politico di un nuovo soggetto, il M5s, che –al di là delle polemiche e dei punti di vista individuali- ha già chiarito e fatto sapere di avere una caratteristica più unica che rara: gioca per vincere.

Quelle due copertine (identiche nella loro apparente diversa contrapposizione) denudano la vera natura di questa classe politica e le dichiarazioni di Napolitano smascherano la vera natura semantica, ideologica, e pratica, del potere italiano.

Non sono più abituati alla battaglia politica.
Non sono più abituati allo scontro tra diverse posizioni.
Non sono più abituati a scegliere.
Non sono più abituati a schierarsi, assumendosi la responsabilità individuale, o da una parte o da un’altra parte.
Non sono più abituati a riconoscere e rispettare la diversità e a prendere posizione.
Non sono più abituati, soprattutto, a parlare con chiarezza ai cittadini.

Basti pensare all’epopea di Matteo Renzi, il quale parte per fare la rivoluzione e poi, a metà strada, decide di abbracciare quelli che intendeva buttare giù mettendosi, almeno apparentemente, al loro servizio, come se niente fosse.
Basti pensare -nello schieramento opposto- al trio comico Crosetto-La Russa-Meloni che scendono in campo al grido di “né con Monti né con Berlusconi, ma con Alfano”, dimenticando che Alfano è con Berlusconi e raccattando, strada facendo,  cittadini delusi. Hanno fatto campagna elettorale contro Berlusconi ma alla fine hanno fatto votare per Berlusconi. Risultato: il cervello va in tilt.

E’ la prova matematica che hanno sempre puntato al pareggio.
Un paese, questo –penso che sia l’unico al mondo- dove gli schieramenti politici contrapposti scendono in campo puntando allo 0-0.

Quello 0-0 è lo status quo.
Questa crisi politica non è affatto il risultato della crisi economica.
L’attuale crisi economica italiana è soprattutto frutto di una crisi politica, il prodotto di una impresentabile classe dirigente che oggi svela la propria faccia più squallida e infantile: la scelta comune di condividere, in totale associazione, la gestione del potere.
E’ così che hanno ingessato il paese: facendo credere al proprio elettorato che si andava a vincere qualche battaglia mentre invece scendevano sempre tutti in campo con le armi spuntate.

La politica non è un formaggino da vendere per cui basta mettersi d’accordo sul prezzo.

E’ l’antica aspirazione degli esseri umani a partecipare in prima persona alla gestione della cosa pubblica, per prendere decisioni collettive nel nome di un bene comune.

Soltanto nel perverso mondo delle mummie va bene sia A che B che C.

Tradotto, vuol dire che per loro non contano le idee, non contano i programmi, non contano le esigenze, non contano le esistenze, non conta il fatto dell’assunzione di responsabilità in proprio, sia individuale che collettiva, per cui o si perde o si vince.

Ciò che conta, per questi signori, è andare sempre pari.
Il bello è che ci sono sempre riusciti.
Sono abituati, quindi, a non perdere mai.

Ma ormai hanno capito che non possono più giocare una partita finta.

E da Cicchitto a D’Alema, da Alfano a Bersani, sulla stessa linea d’onda corre la agghiacciante scoperta di accorgersi che non sanno più giocare.
Non ricordano neppure più le regole.
Anche perché le hanno sempre violate.

Habemus Papam.

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