”Noi come Stato non abbiamo saputo proteggere Marco Biagi, questo è il dato reale.
Non abbiamo ormai solo il dovere della memoria ma abbiamo il dovere della verità”.
Lo ha affermato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, intervistato a Sky Tg24.
E’ comunque “sempre difficile la vicenda della gestione delle scorte - ha spiegato il ministro - perché se ne dai troppe ci si indigna e se ne dai troppe poche metti a rischio le persone”.
Non abbiamo ormai solo il dovere della memoria ma abbiamo il dovere della verità”.
Lo ha affermato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, intervistato a Sky Tg24.
E’ comunque “sempre difficile la vicenda della gestione delle scorte - ha spiegato il ministro - perché se ne dai troppe ci si indigna e se ne dai troppe poche metti a rischio le persone”.
Dopo l’apertura di un’inchiesta su Claudio Scajola e sulla decisione, dell’allora ministro dell’Interno, di revocare la scorta al giuslavorista, ucciso poi da un agguato brigatista sotto la propria casa a Bologna, interviene oggi sulla vicenda anche il presidente del Consiglio,Matteo Renzi. “Bisogna capire bene chi è in pericolo veramente. C’è un sacco di gente che ha la scorta ma non ne ha bisogno. La scorta sta diventando uno status symbol per i politici”. Ma il caso di Biagi è diverso, sottolinea Renzi. “Una cosa è garantire la scorta a chi rischia la vita, un altro conto sono le autoblu che, con Biagi, non c’entrano nulla. Io non vedo sottosegretari in pericolo. Io da sindaco la scorta non l’avevo”.
Dal canto suo il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che guidava il governo in cui Scajola era ministro dell’Interno all’epoca dell’omicidio Biagi, afferma, a proposito dell’archivio segreto attribuito all’ex titolare del Viminale: “Non potevo immaginare nulla di questo, bisognerà vedere quali carte sono, se sono veramente segrete, spero che non lo siano”. E aggiunge: “Rimasi addoloratissimo quando successe l’uccisione di Biagi. Scajola si dimise -ricorda l’ex premier- anche senza che noi lo chiedessimo. Adesso Scajola è da molto tempo fuori dal nostro partito”.
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