In Francia si torna a discutere di eutanasia. Una sentenza quella arrivata ieri, destinata a fare scuola. Il dottore Nicolas Bonnemaison è stato portato in tribunale a Pau, nel sud ovest della Francia, con l’accusa di aver aiutato a morire sette paziente in stato terminale. La giustizia francese ha prosciolto il medico e la sentenza è stata seguita da un lunghissimo applauso della platea. “Ho agito da medico fino all’ultimo. – ha spiegato il dottore Bonnemaison – Fa parte dei doveri del medico accompagnare i pazienti fino alla fine”.
L’uomo era accusato di avere “avvelenato” sette pazienti terminali somministrando massicce dosi di sedativo e farmaci in grado di provocare la morte. I fatti che hanno portato il medico a processo, sono accaduti tra il 2010 e il 2011. Il medico dal 2011 non può più esercitare la professione ed è stato radiato dall’ordine dei medici nel 2013. Nicolas Bonnemaison rischiava una condanna all’ergastolo. Ma secondo quanto sosteneva la difesa, e anche l’accusa, il dottore “non può essere considerato un assassino nel senso comune del termine”.
Dopo la sentenza di ieri, la Francia torna dunque a riflettere sull’eutanasia. Come ha sottolineato anche il legale di Bonnemaison, questa decisione “obbligherà i politici ad intervenire più rapidamente” per avviare il processo di riforme sulla legislazione del fine vita. Un anno fa, infatti, anche i medici si dichiararono favorevoli a modificare l’attuale legge sul fine-vita: la legge Leonetti del 2005 contro l’accanimento terapeutico, che, già ora, autorizza il medico a somministrare, con il consenso del paziente, “dosi terapeutiche in grado di alleviare il dolore, anche se rischiano di abbreviare la vita”. Se il “lasciar morire” (con il ricorso alle cure palliative) è permesso, l’eutanasia continua di fatto a essere illegale in Francia, diversamente da quanto accade da anni in Olanda, Belgio, Lussemburgo e Svizzera. Ma, evidentemente, la legge Leonetti non basta più.
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