Puglia – Il sito neolitico di Palese (Bari) dopo la ricopertura di terra
Alla fine è stata scelta la soluzione peggiore, quella dell’asportazione dei reperti e del riaffidamento del sito ai proprietari che hanno proceduto con i lavori di spianamento dell’area. Parliamo del sito archeologico neolitico, di 7 mila anni fa, che era emerso nel territorio della frazione barese di Palese e del quale vi abbiamo parlato lo scorso ottobre. L’area, nella quale erano state rinvenute tracce di strutture abitative, produttive e una zona funeraria che ha restituito almeno otto scheletri oltre a svariati altri reperti, si era subito rivelata come una vera miniera di informazioni per la conoscenza degli insediamenti neolitici fra la costa adriatica e l’entroterra.
Donato Coppola, docente di Archeologia della Preistoria al dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Ateneo di Bari, aveva affermato che i resti di questo abitato non avevano eguali nel panorama della preistoria italiana per via dello stato di conservazione del materiale rinvenuto, soprattutto dei pavimenti abitativi e di altre testimonianze legate alla vita quotidiana degli agricoltori del VI-V millennio a.C., fra cui alcune ceramiche ed una rarità costituita da una statuina in pietra della Dea Madre ritrovata accanto ad uno scheletro in deposizione rituale, collocato in una posizione prona assolutamente inconsueta. Sandro Sublimi Saponetti, docente di Antropologia al dipartimento di Biologia dell’Ateneo barese, aveva a sua volta dichiarato trattarsi di un tipo di sepoltura di cui in Italia esistono solo tre esempi aggiungendo che questo sito costituiva una sorta di grande archivio degli eventi di vita quotidiana dell’epoca, un’occasione davvero unica di poter esaminare non solo una necropoli molto antica ma anche uno spazio abitativo e produttivo.
Ebbene, di tutto questo rimangono solo i reperti che si sono riusciti a prelevare, mentre il contesto non esiste più. A nulla sono valse le proteste di numerosi cittadini con in prima linea l’architetto Eugenio Lombardi dell’Associazione Ecomuseale del Nord Barese che, coerente con il suo costante impegno nella difesa del patrimonio storico e ambientale cittadino, lo scorso 15 ottobre aveva inviato una lettera al ministro Franceschini, al governatore Vendola e al sindaco Decaro, affinchè promuovessero la tutela integrale del sito e rendessero nota all’opinione pubblica la destinazione futura di questo antichissimo villaggio.
Nel momento delle prime preoccupate prese di posizione di cittadini e studiosi, il Soprintendente ai Beni Archeologici della Puglia, Luigi La Rocca, aveva esposto le difficoltà legate ad un sito che dopo essere già stato vincolato in passato – prima però delle più recenti scoperte - si era poi visti togliere i vincoli al seguito di un ricorso al Tar. Sarebbe quindi stato necessario valutare – aveva affermato il funzionario – se in base alle nuove acquisizioni archeologiche fosse o meno il caso di imporre un nuovo vincolo. La decisione presa è oggi sotto gli occhi di tutti e sarebbe interessante conoscerne le motivazioni. A meno che le autorità non siano del tutto ignare dell’avvenuto spianamento del terreno, cosa alla quale si stenta a credere. Non resta che seguire gli sviluppi della vicenda.
Dura la reazione dell’architetto Lombardi che da mesi è andato prodigandosi per la salvaguardia del sito: “L’Associazione Ecomuseale del Nord Barese, che mi onoro di rappresentare – ha affermato – ha da alcuni mesi più volte portato all’attenzione istituzionale e della popolazione locale l’esigenza di tutelare e valorizzare le scoperte di epoca neolitica emerse durante le indagini archeologiche effettuate in via Vittorio Veneto a Palese: scoperte di straordinaria valenza e che vieppiù avevano strutturato l’importanza di un’area storica un tempo ben più vasta. Lo scorso 4 febbraio invece le ruspe dell’Impresa Tatulli di Bitonto, titolare della richiesta di concessione per l’edificazione di dieci villini ed essa stessa incaricata dalla Soprintendenza delle indagini archeologiche, hanno spianato completamente l’area interessata, cancellando ottomila anni di storia. Quella storia che inutilmente avevo richiesto di tutelare con l’apposizione di un vincolo diretto.”
In una missiva congiunta al Soprintendente Luigi La Rocca, all’Assessore Regionale all’Assetto del Territorio Angela Barbanente, al Sindaco Metropolitano Antonio Decaro, all’Assessore Comunale all’Urbanistica Carla Tedesco e al Comando Carabinieri del Nucleo Regionale per i Beni Culturali,l’architetto Lombardi ha posto una serie di quesiti chiedendo di sapere se e in quale data sia stato rilasciato dalla Soprintendenza all’Impresa Tatulli il nulla osta alla distruzione di un così prezioso e strategico bene pubblico; se e in quale data sia stata rilasciata all’Impresa Tatulli la richiesta concessione edilizia; se il Comune di Bari sia stato preventivamente informato dell’eventuale rilascio da parte della Soprintendenza del nulla osta alla distruzione di quanto emerso e che avrebbe potuto essere inserito, come proposto, in un arcipelago archeologico metropolitano; cosa sia stato dei reperti ritrovati durante gli scavi e dichiarati da esperti archeologi di grande importanza e rarità.
“Auspico – ha precisato Lombardi – che intorno a questi quesiti, credo condivisi da tutti i cittadini dotati di un minimo di sensibilità culturale, possa esserci un riscontro urgente, in assenza del quale io e altri cittadini sconcertati da quanto accaduto non esiteremo a presentare denuncia alla Procura della Repubblica, documentando fotograficamente lo stato degli scavi e le condizioni in cui l’area è stata ridotta dalle ruspe.”
Intanto la protesta dei cittadini non si ferma, nonostante lo scempio sia già stato consumato; infatti, come apprendiamo dallo stesso Lombardi, è prevista proprio per oggi pomeriggio una manifestazione popolare: “Nell’esprimere sconcerto per l’ennesima azione di annientamento dei valori storico-paesaggistici del nostro territorio – ha comunicato l’architetto in una nota stampa – nel momento in cui è giunto al traguardo il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, vengono mossi i primi passi per una visione strategica della Città Metropolitana e si sollecita la diretta partecipazione dei cittadini alle scelte di valenza urbanistica, l’Associazione Ecomuseale del Nord Barese invita tutti a dare eco al crescente sdegno dei cittadini sensibili ai valori della Cultura ed informa che è stata promossa una mobilitazione di protesta per oggi 6 febbraio alle ore 16nei pressi dell’area interessata, in via Vittorio Veneto a Palese a fianco della chiesa di Stella Maris.”
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