domenica 10 maggio 2015

Stop ai vitalizi, ecco chi rischia e chi si salva

Da Berlusconi a Dell'Utri, gli effetti della norma che sospende gli assegni ai parlamentari condannati per reati gravi. Il presidente del Senato Grasso: «Si poteva fare di più, ma è un grosso passo avanti»


Dopo mesi di rinvii e di incessanti polemiche tra i partiti, i presidenti delle Camere riescono a tagliare quello che ormai può essere considerato il loro traguardo: gli uffici di presidenza di Senato e Camera hanno detto sì alla delibera che taglia il vitalizio ai parlamentari condannati. Ma al risultato, che fa esultare Grasso («Un bel segnale da parte delle istituzioni anche se avrei voluto di più») e Boldrini («È la moralizzazione della politica»), non si arriva in modo indolore. La maggioranza si spacca: quasi tutto il Pd vota “sì”; Ap (Area popolare) o non si presenta o non vota; Svp a Palazzo Madama si astiene. E anche l’opposizione è in ordine sparso: FI abbandona i lavori; M5S alla Camera esce e al Senato dice “no”; Sel dà l’ok insieme a Lega e FdI; mentre FI abbandona i lavori. 

La delibera approvata
L'approvazione della delibera, che cancella il “privilegio previdenziale” per il parlamentare che subisce una condanna definitiva a più di due anni per reati di mafia, terrorismo, contro la P.A.(eccezion fatta per l’abuso d’ufficio) e per tutti quelli che prevedono condanne non inferiori nel massimo a 6 anni, tra cui anche la frode fiscale, ma non il finanziamento illecito ai partiti, è stata una strada piuttosto in salita. Che ha richiesto infiniti incontri, colloqui più o meno riservati e varie riscritture del documento. Un lavoro certosino, insomma, che ha visto il presidente Grasso in prima fila. Sua infatti è la prima bozza poi rivista e corretta alla luce dei pareri dei costituzionalisti interpellati e delle istanze delle varie forze politiche. Nella delibera 2.0 infatti sono comparse misure che prima non c’erano e che sono state aspramente criticate dai 5 Stelle che alla fine o hanno votato contro o se ne sono andati gridando contro una norma a loro dire svuotata. 

Fra le nuove norme inserite e più contestate, la possibilità di riottenere il vitalizio in caso di riabilitazione. Questa può essere richiesta 3 anni dopo la fine della condanna (o dopo 8 o 10 anni in caso di reati gravissimi e di recidiva) e, qualora venga concessa, il vitalizio potrà essere ridato perché la fedina penale torna ad essere pulita e viene quindi meno «il requisito negativo» che ha portato al taglio del beneficio previdenziale. 

I tecnici delle Camere hanno 60 giorni di tempo per vagliare le singole posizioni, al termine dei quali sarà deciso quali vitalizi arano soppesi e quali invece continueranno ad essere erogati. Fra coloro che sono interessati dalla norma Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale nel processo sui diritti Mediaset, percepisce il vitalizio più elevato in assoluto, pari a 8mila euro al mese, che dovrebbe perdere salvo riabilitazione. Perderà il vitalizio anche Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa: detenuto nel carcere di Parma, percepisce 4.424,46 euro. Niente più assegno mensile anche per Cesare Previti, colpevole di corruzione in atti giudiziari, che finora ha incassato 3.979,06 euro al mese, oppure Totò Cuffaro che, detenuto a Rebibbia dopo la condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato della mafia, percepisce ogni mese 5.154,79 euro. Fra i vitalizi tagliati anche quello di Giuseppe Ciarrapico, (1.510 euro) condannato a tre anni per il crac della Casina Valadier. Stop all’assegno mensile di 6.062 euro per Arnaldo Forlani, condannato in via definitiva a due anni e quattro mesi di reclusione per finanziamento illecito nell’affare Enimont.

Chi si salva
Dalla “tagliola” si salvano invece nomi come quello di Paolo Cirino Pomicino, condannato a un anno e otto mesi per la tangente Enimont percepisce  5.231 euro al mese, o Claudio Martelli (4.992 euro, otto mesi per l’inchiesta Enimont) e Gianni De Michelis (coinvolto in Tangentopoli ha patteggiato un anno e sei mesi, oltre ai sei mesi per l’affare Enimont ericeve vitalizio da 5.517 euro). 
Si salvano anche l’ex An Domenico Nania, 5.938,46 euro al mese e una condanna a 7 mesi per lesioni personali legate ad attività violente nei gruppi giovanili di estrema destra all’inizio degli anni Settanta; Renato Farina, l’agente Betulla dei servizi segreti condannato a sei mesi per favoreggiamento nel sequestro dell’imam egiziano Abu Omar, e Giorgio La Malfa, che salva il vitalizio da 5.759,87 euro nonostante la condanna a sei mesi per finanziamento illecito ai partiti. Resta nella lista anche l’ex sindaco di Milano e cognato di Bettino Craxi Paolo Pillitteri, condannato a quattro anni e sei mesi per ricettazione e finanziamento illecito ai partiti con una rendita di 2.906,11 euro al mese.

Grasso: «si poteva fare di più»
Si poteva fare di più ma serviva un messaggio ed è stato dato. È il messaggio del presidente del Senato Pietro Grasso il giorno dopo l'abolizione dei vitalizi per i condannati per reati gravi. «Anche la mia delibera iniziale sui vitalizi - ha spiegato -  era molto più rigorosa e coincideva essenzialmente con quella auspicata da M5S. Ma per potere andare avanti la politica ci insegna che serve il consenso democratico sui cui costruire qualcosa di positivo». Secondo Grasso, le delibere degli uffici di presidenza di Camera e Senato sullo stop dei vitalizi ai parlamentari condannati «è un grosso passo in avanti, una rivalutazione sul piano politico della revisione del ruolo della politica e della sua dignità. Non penso che quelle delibere siano qualcosa di antidemocratico. anzi, accrescino il senso della democrazia e della giustizia».

Skytg24

http://www.sky.it/eveningnews/2015/277/web/homepage.html?news=3

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