Mesi di assenza di informazioni ufficiali. E si condolida la sensazione che un recupero del sette volte campione del mondo sia ormai un'ipotesi da escludere.
Bologna, 22 settembre 2015 - Purtroppo anche dall’Inghilterra giungono conferme ai sospetti di chi ha sempre avuto Michael Schumacher nel cuore. Mi è capitato spesso di raccontare lo sgomento che accompagna il silenzio sullo stato di salute del sette volte campione del mondo di Formula Uno. Ventuno mesi dopo il terribile schianto contro le rocce dell’Alta Savoia, nulla di preciso e di confortante conosciamo a proposito delle condizioni del Campionissimo.
O meglio. Il protrarsi della assenza di informazioni ufficiali e attendibili consolida, dolorosamente, la sensazione che un recupero, almeno parziale, dell’illustre paziente sia ormai ipotesi da escludere. Schumi non si è mai ripreso. Le timidissime speranze autorizzate (nel giugno 2014!) dal trasferimento nella residenza di famiglia in Svizzera si basavano su un ottimismo non suffragato dai fatti.
L’uomo che ha riscritto la storia dell’automobilismo sopravvive attaccato a macchine che nulla hanno in comune con quelle che ha meravigliosamente guidato sui circuiti di tutto il mondo, collezionando un incredibile numero di trionfi, addirittura 91. La discrezione della famiglia è encomiabile, nonché pienamente legittima. Del resto, che mai si potrebbe dire? Il tempo scorre inesorabile e non si intravvede uscita dal tunnel.
Per quanti hanno vissuto, come testimoni oculari, la straordinaria carriera in pista del personaggio, dal 1991 al definitivo ritiro del 2012, si tratta di una sofferenza sottile, di una angoscia permanente, di un’ansia senza appello. Perché questa è una corsa dal traguardo segnato, purtroppo.
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