Il discorso del Capo dello Stato al plenum straordinario dopo gli scandali rivelati dall'inchiesta di Perugia: "Grande preoccupazione per il coacervo di manovre nascoste". Via alla riforma della composizione e formazione del Csm: "Modifiche ritenute opportune e necessarie". Ermini: "Voto per la procura di Roma? E' valido". Si insediano Marra e Pepe, entrambi di AeI, la corrente che fa capo a Davigo.
“Oggi si volta pagina nella vita del Csm”. È più un auspicio quello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto personalmente al plenum straordinario del Consiglio superiore della magistratura. Una partecipazione – quella del presidente di diritto di Palazzo dei Marescialli – che arriva proprio mentre il mondo delle toghe è travolto dagli scandali. E che serve, in un certo senso, per far ripartire i lavori del Csm dopo le dimissioni di quattro consiglieri. “Il saluto e gli auguri sono accompagnati da grande preoccupazione. Quel che è emerso, da un’inchiesta in corso, ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile“, dice Mattarella. Il capo dello Stato sottolinea come quanto avvenuto abbia “prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche dell’intero Ordine Giudiziario”. Poi esprime l’esigenza di “modifiche normative, ritenute opportune e necessarie, in conformità alla Costituzione”. Un’esigenza, quello del cambio delle regole interne al Csm, sulla quale sono tutti d’accordo: da Piercamillo Davigo di Autonomia e Indipendenza a Giuseppe Cascini di Area. E dall’esterno pure Matteo Salvini è favorevole al cambio dei “criteri di elezione, di rappresentanza e la logica delle correnti, i poteri di nomina, suggerimento e raccomandazione”. Il cambio del sistema elettorale del Csm è in questo momento oggetto di studio da parte dei tecnici del ministero della giustizia.
Ermini: “Voto per procura di Roma è valido”- Dal plenum, poi, emerge una notizia. A diffonderla è David Ermini, vicepresidente del consiglio: la votazione della Commissione sul procuratore di Roma “è valida”, “passa al Plenum e il Plenum è sovrano”. Proprio la successione di Giuseppe Pignatone al vertice di piazzale Clodio era una delle preoccupazioni dei partecipanti agli incontri notturni con Luca Lotti, Luca Palamara e Cosimo Ferri. I deputati dem, insieme a Palamara e cinque consiglieri del Csm puntavano su Marcello Viola, pg di Firenze, che in commissione aveva ottenuto quattro voti. Al plenum si ripartirà dunque con Viola favorito mentre Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo avevano raccolto un voto a testa.
L’inchiesta di Perugia: “Un coacervo di manovre nascoste” – L’attenzione a piazza dell’Indipendenza è però tutta per il discorso di Mattarella. “Il coacervo di manovre nascoste, di tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di poter manovrare il Csm, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato, si manifesta in totale contrapposizione con i doveri basilari dell’Ordine Giudiziario e con quel che i cittadini si attendono dalla Magistratura”, dice il presidente parlando ai consiglieri. “La reazione del Consiglio ha rappresentato il primo passo per il recupero della autorevolezza e della credibilità – prosegue il presidente della Repubblica – che occorre sapere restituire alla Magistratura italiana”, anche per “i grandi meriti e i pesanti sacrifici” di tanti giudici che non devono essere “offuscati”. Il Capo dello Stato sottolinea che “occorre far comprendere che la Magistratura italiana e il suo organo di governo autonomo, previsto dalla Costituzione, hanno al proprio interno gli anticorpi necessari e sono in grado di assicurare, nelle proprie scelte, rigore e piena linearità”. “La giustizia è amministrata in nome del popolo italiano e in base alla Costituzione e alla legge: queste indicazioni riguardano anche il Consiglio superiore della magistratura. Questo è l’impegno che al Consiglio chiede la comunità nazionale ed è il dovere inderogabile che tutti dobbiamo avvertire”, conclude Mattarella.
Mattarella: “Servono modifiche normative, ma compito è del parlamento” – Il presidente della Repubblica esprime poi l’esigenza di “modifiche normative, ritenute opportune e necessarie, in conformità alla Costituzione”. Una riforma della composizione e formazione del Csm che non compete alla sua carica: “Viene annunciata una stagione di riforme sui temi della giustizia e dell’ordinamento giudiziario in cui il Parlamento e il Governo saranno impegnati”. Il presidente della Repubblica – ha continuato – “potrà seguire – e seguirà con attenzione – questi percorsi ma la Costituzione non gli attribuisce il compito di formulare ipotesi o avanzare proposte. Il CSM, peraltro, può – ed è, più che opportuno, necessario – provvedere ad adeguamenti delle proprie norme interne, di organizzazione e di funzionamento, per assicurare, con maggiore e piena efficacia, ritmi ordinati nel rispetto delle scadenze, regole puntuali e trasparenza delle proprie deliberazioni”.
Correnti d’accordo con Mattarella: “Cambiare norme” –Un auspicio, quello di una riforma delle regole del Csm, condiviso da tutte le correnti. “Per evitare di ripetere errori del passato, occorre una riflessione seria ed approfondita sulla eterogenesi dei fini che ha caratterizzato le riforme approvate in passato”, ha detto durante il Plenum il togato di Area, Giuseppe Cascini, che nelle settimane scorso aveva accostato il terremoto sul mercato delle nomine allo scandalo della P2. Riforme che hanno “rafforzato il peso negativo di correnti, localismi, individualismi, cordate elettorali”. “Sono attonito dal constatare come l’anelito di dare giustizia sia stato sostituito da un pericoloso carrierismo, dalla caccia alle medagliette, titoli da invocare al fine di ottenere promozioni. Questo si è innestato su un’altra pericolosa deriva”, quella della “spinta aziendalistica, con soluzioni volte ad aumentare la produttività che si sono rivelate controproducenti. Bisogna ripensare l’intero modello dell’organizzazione giudiziaria e riportare l’etica del magistrato al dovere di rendere giustizia”, ha detto Piercamillo Davigo di Autonomie e Indipendenza. “Occorre riaffermare il prestigio del Csm, restituendo centralità alle regole”, ha spiegato Marco Mancinetti di Unicost, sollecitando un “primo giorno di una nuova consiliatura”. Mentre Loredana Micchichè (Magistratura Indipendente) ha invocato “una prospettiva di necessaria autoriforma, il rispetto di quelle regole programmate, in relazione alle quali si è verificato un pericoloso scollamento”. “Nessun consigliere deve avere contatti con i candidati a un posto su cui il Consiglio dovrà esprimersi; né qui, né fuori di qui – ha elencato Alberto Maria Benedetti, laico eletto dal M5S – tutti i candidati devono essere trattati alla stregua di concorrenti a un pubblico concorso, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Regole minime, di carattere soprattutto etico, che, forse, dovremmo pensare perfino a codificare, a sostegno di chi non abbia sufficiente cognizione etica per arrivare da solo ad afferrarle”. “La riforma, mi pare sia sotto gli occhi di tutti, è necessaria, ma non spetta a noi farla, spetta al parlamento. È il sistema elettorale probabilmente che ha generato lo strapotere delle correnti”, dice Ermini.
Si insediano Marra e Pepe: il gruppo di Davigo raddoppia – Il Plenum del Csm ha intanto convalidato l’elezione dei due nuovi consiglieri togati, Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, entrambi di Autonomia e Indipendenza, il gruppo di Piercamillo Davigo, che in questo modo raddoppia la sua rappresentanza a Palazzo dei Marescialli. I due togati subentrano a Gianluigi Morlini e Corrado Cartoni, due dei consiglieri che si sono dimessi perché i loro nomi figurano nell’inchiesta di Perugia sulle nomine ai vertici degli uffici. La convalida dell’elezione di Marra e Pepe è stata approvata all’unanimità dal Plenum del Csm che ha anche disposto il collocamento fuori ruolo dei due nuovi togati, una passaggio tecnico che consente ai due di insediarsi. Il Csm ha poi indetto le elezioni suppletive per sostituire gli altri due togati dimessi, Antonio Lepre e Luigi Spina, eletti nel collegio dei pm, nel quale non è possibile la sostituzione per mancanza di candidati non eletti. Il presidente della Repubblica, come già annunciato, ha fissato il voto per il 6 e 7 ottobre.
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