domenica 8 dicembre 2019

Carta di discredito. - Marco Travaglio

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Avevano scritto che il governo giallo-rosa stava cadendo; invece non è caduto manco stavolta. Avevano scritto che Conte non dormiva la notte perché stava per essere smentito dal mitico “rapporto Barr” sulle fondamentali informazioni top secret sul Russiagate spifferate sottobanco dai nostri 007 a Trump in cambio del tweet pro “Giuseppi”; invece al momento non risultano smentite, semmai conferme alla sua versione (zero notizie a Barr). Avevano scritto che il premier, in una delle notti insonni di cui sopra, aveva firmato il Mes di nascosto dal Parlamento e da Salvini; invece si è scoperto che non aveva firmato nulla e tutto ciò che aveva fatto l’aveva comunicato a Salvini tra gli applausi e i silenzi dei leghisti. Avevano scritto che Di Maio era pronto a rovesciare il governo per tornare con Salvini; invece non l’ha fatto. Avevano scritto che nei 5Stelle era pronta una scissione, uno scisma, un esodo, una fuga di massa di 70, anzi 50, anzi 17, anzi 12, anzi 10, anzi 5 parlamentari contrari alla linea troppo filo-Pd, anzi troppo filo-Lega di Di Maio; invece per ora non se n’è andato nessuno. Avevano scritto che Conte stava per essere incastrato dalle carte delle Iene sulle sue parcelle a mezzadria col suo esaminatore Guido Alpa; invece Conte ha incastrato le Iene sulle loro stesse carte. Avevano scritto che il premier stava per cadere sul parere legale fornito a Fiber 4.0 poco prima di diventare premier e di decidere su Fiber 4.0 in pieno conflitto d’interessi; invece si è scoperto che decise tutto Salvini (a sua insaputa).

Avevano scritto che il governo non sarebbe mai sopravvissuto alla legge di Bilancio, per via dei 5 mila emendamenti, di cui 1700 presentati dalla maggioranza; invece ogni anno gli emendamenti sono altrettanti e tutti i governi vi sopravvivono, incluso l’attuale. Avevano scritto di una finanziaria “tutta tasse”; invece non solo ha sventato l’aumento da 23 miliardi dell’Iva e ridotto un po’ le imposte sui lavoratori, ma ha pure eliminato o rinviato le microtasse sulla plastica (male), gli zuccheri (male) e le auto aziendali (bene). Avevano scritto che l’emergenza rifiuti a Roma è colpa della sindaca Raggi che non ha trovato nuovi impianti di smaltimento; invece la Commissione europea ha messo in mora la giunta Zingaretti minacciando nuove procedure d’infrazione perché gl’impianti sono competenza delle Regioni, non dei Comuni, e la giunta Zingaretti ha poltrito dal 2013, quando fu chiusa Malagrotta (la discarica più grande d’Europa), riuscendo a non varare mai il Piano rifiuti con i nuovi impianti per ben sette anni, fino a tre giorni fa.


Avevano scritto che mai la blocca-prescrizione sarebbe scattata il 1° gennaio 2020, sennò l’Italia sarebbe precipitata dalla civiltà alla barbarie; invece si è scoperto che nella barbarie abbiamo vissuto finora, con 120 mila processi prescritti all’anno (un decimo della media Ue) e – salvo sorprese – la blocca-prescrizione andrà regolarmente a regime a Capodanno, per la gioia delle vittime e dei migliori magistrati e per la rabbia dei delinquenti e dei loro difensori. Avevano scritto che mai il governo giallo-rosa avrebbe osato varare le manette agli evasori, perché – signora mia – in trent’anni non c’è riuscito nessuno; invece le manette agli evasori (pene più alte, soglie di impunità più basse, intercettazioni e confische più facili, responsabilità penale anche per le imprese) sono nel decreto Fiscale del governo giallo-rosa. Avevano scritto che il Conte2 è “senz’anima” e non sta cambiando nulla, quindi era molto meglio votare; invece qualcosa sta cambiando, come dimostrano i dati Inps sulla povertà assoluta ridotta del 59-60% dal Reddito di cittadinanza, quelli del Viminale sull’aumento dei clandestini espulsi (ora abbiamo persino un ministro dell’Interno), gli elogi del “Greco” (l’Anticorruzione del Consiglio d’Europa) alla legge Spazzacorrotti e il fatto che un anno fa parlavamo di navi di migranti, spread alle stelle, infrazione Ue, Flat Tax, condoni fiscali, e ora non più.


Avevano scritto che il governo giallo-rosa fa il gioco dei due Matteo; invece Renzi boccheggia attorno al 3-4% nei sondaggi e si contende la maglia nera col neonato partito di Calenda, abbaia ma non morde, minaccia ma non rompe (a parte le palle), inseguito dalla Guardia di Finanza e spaventato dall’idea di votare e non superare neppure la soglia di sbarramento; e Salvini è talmente tonico che cala nei sondaggi (a giugno era sul 40%, ora sul 31, malgrado gli sforzi di destra, centro e sinistra per gonfiargli le vele), regala punti alla Meloni, millanta messaggi dalla Madonna di Medjugorije (non si sa se via Whatsapp o nella posta privata di Facebook), mangia Nutella a favore di telecamera poi la scomunica poi la ridivora in poche ore, combatte il Mes senza sapere cosa sia, debutta su TikTok con imbarazzanti piegamenti a suon di musica collezionando commenti spernacchianti, prende sberle da Conte ogni volta che si affaccia in Senato, appena sbarca in una città trova piazze piene, ma di Sardine, non di leghisti, ed è così terrorizzato dalla prospettiva di altri tre anni di opposizione da chiedere aiuto a Renzi e Verdini, noti portafortuna. Avevano scritto (gli opposti cazzari leghisti e antileghisti) che la legge Salvini sulla legittima difesa avrebbe trasformato l’Italia in un Far West fascista, dando licenza di uccidere i ladri e legando le mani ai pm; invece il custode di una villa del Bolognese è stato appena indagato per omicidio preterintenzionale per avere sparato alle spalle a un ladro, proprio come avveniva prima della strombazzatissima e inutilissima schiforma. Avevano scritto che il primo problema d’Italia è la politica; invece si scopre che è il secondo: il primo è l'informazione.

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