Nel Paese eternamente diviso fra cazzoni ed eroi (ivi compreso chi fa solo il suo dovere ma, fra tanti cazzoni, pare un eroe), ci mancava il Supercommissario. Più che una proposta, l’eterno riflesso condizionato da Uomo Forte delle culture politiche italiote, tantopiù autoritarie quanto più inconsapevoli: le fasciodestre col braccio teso retrattile da Dottor Stranamore; il berlusconismo anarcoide ed eversoide del ghepensimì alla meneghina; il craxismo di ritorno dei centrosinistri ancora arrapati dai muscolazzi e dall’afrore della camicia bianca sudata del Crapùn; giù giù fino alla sindrome della mosca con la tosse che affligge l’Innominabile, passato in cinque anni dal 40 al 3 per cento, ma ancora incredulo nel vedere a Palazzo Chigi qualcuno che non sia Lui e, peggio ancora, rappresenti la maggioranza del Parlamento e degli italiani.
I giornaloni al solito vanno a rimorchio: l’Uomo Forte, diversamente dai premier democratici, di solito lo scelgono, pilotano e pagano i loro padroni. Ieri la stampa più irresponsabile e isterica del mondo, che poi raccomanda responsabilità e nervi saldi alla gente in coda alle stazioni e ai supermercati, era tutta una polluzione al solo evocare il “supercommissario” dai “pieni poteri” che spezzerà le reni al coronavirus con le nude mani e la sola forza del pensiero. Tanto, pensano, la gente dimentica le prove disastrose di tutte le gestioni commissariali viste finora sulle più svariate “emergenze” (terremoti, frane, alluvioni, rifiuti, sanità), aggiungendo disgrazie a disgrazie, inefficienze a inefficienze, burocrazie a burocrazie, sprechi a sprechi, ruberie a ruberie.
Infatti i nomi che circolano sono Gianni De Gennaro (come se non bastasse il G8 di Genova) e Guido Bertolaso. Il quale, negli anni d’oro, fu commissario straordinario o gestore esclusivo di: Protezione civile, rifiuti in Campania, terremoto in Abruzzo, G8 alla Maddalena e poi dell’Aquila, incendi boschivi, Sars, frana a Cavallerizzo di Cerzeto, siluri nucleari sovietici nel golfo di Napoli, area archeologica romana e 35 “grandi eventi”, quasi tutti religiosi, inclusi il 4° centenario di San Giuseppe da Copertino, le beatificazioni di Escrivà de Balaguer e Madre Teresa, l’Anno Giubilare Paolino, il 24° Congresso Eucaristico, l’incontro di Benedetto XVI coi giovani italiani, il Congresso europeo delle famiglie numerose (sic), le visite papali a Brindisi, Savona e Cagliari…, coi risultati a tutti noti. Infatti, secondo l’Innominabile, “Bertolaso è il più bravo”, “il migliore”, “se dài a lui le chiavi della macchina sa come farla funzionare”. E vuole affidargli la sua, di macchina?
No, purtroppo la nostra. Il noto mitomane è portatore di una cultura circense e televisiva della politica, per cui il premier è un fenomeno che ti fa “il numero” con la divisa colorata, come il trapezista, il domatore di tigri, il concorrente della Corrida. Una persona seria come Conte non va bene: infatti “qualcosa non ha funzionato”. E cosa, di grazia? “Il pasticcio dei voli diretti dalla Cina” (che non è affatto un pasticcio: Alitalia non fa voli diretti, dunque non poteva sospenderli motu proprio come le compagnie di bandiera degli altri Paesi Ue su input dei loro governi: per bloccare i voli da e per la Cina delle compagnie private o straniere, occorreva un ordine di Palazzo Chigi). E “l’ultimo decreto caos sulla Lombardia: sono uscite le bozze che hanno causato fughe in treno” (che non c’entrano nulla con la fuga di notizie, peraltro di fonte regionale, visto che sono proseguite dopo il decreto definitivo).
L’unica cosa buona del governo è il decreto di ieri perché – tossisce la mosca – “ha accolto le proposte di Italia Viva per estendere a tutto il Paese la zona rossa” (che poi è arancione, ma fa niente: sarà daltonico). Quindi non sono gli esperti ad averlo suggerito: è Italia Viva, o così almeno han fatto credere al poveretto.
Anche Stefano Folli di Repubblica trova che l’“assetto di governo non dà garanzie di solidità e piena consapevolezza di quello che sta accadendo” ed è “inadeguato, come dimostrano errori e ‘gaffe’ compiuti nelle giornate calde del virus” (quali? Boh). Ma purtroppo è “considerato inamovibile fintanto che dura l’emergenza” (peccato: lui preferirebbe una bella crisi al buio con elezioni anticipate, perché è un tipo responsabile).
Invece volete mettere un bel “commissario con pieni poteri o quasi” (quando non lo chiede Salvini, ma Repubblica, è un bijou di democrazia)? E che dovrebbe fare questo fenomeno da circo? “Far agire meglio la macchina burocratica”, dice l’Innominabile.
“Rimettere ordine nel caos”, precisa Folli, per regalarci “una gestione efficace o comunque meno confusa dell’attuale”, il che spiega perché non lo vogliono né Conte né “l’impacciata maggioranza Pd-5S-LeU”: temono che sia troppo bravo e si prenda tutto il “merito”.
Massimo Franco del Corriere lo vede bene a “coordinare i rapporti tra Stato e Regioni” e “regolare il flusso delle informazioni sulle decisioni governative” senza “fughe di notizie”.
I giornaloni al solito vanno a rimorchio: l’Uomo Forte, diversamente dai premier democratici, di solito lo scelgono, pilotano e pagano i loro padroni. Ieri la stampa più irresponsabile e isterica del mondo, che poi raccomanda responsabilità e nervi saldi alla gente in coda alle stazioni e ai supermercati, era tutta una polluzione al solo evocare il “supercommissario” dai “pieni poteri” che spezzerà le reni al coronavirus con le nude mani e la sola forza del pensiero. Tanto, pensano, la gente dimentica le prove disastrose di tutte le gestioni commissariali viste finora sulle più svariate “emergenze” (terremoti, frane, alluvioni, rifiuti, sanità), aggiungendo disgrazie a disgrazie, inefficienze a inefficienze, burocrazie a burocrazie, sprechi a sprechi, ruberie a ruberie.
Infatti i nomi che circolano sono Gianni De Gennaro (come se non bastasse il G8 di Genova) e Guido Bertolaso. Il quale, negli anni d’oro, fu commissario straordinario o gestore esclusivo di: Protezione civile, rifiuti in Campania, terremoto in Abruzzo, G8 alla Maddalena e poi dell’Aquila, incendi boschivi, Sars, frana a Cavallerizzo di Cerzeto, siluri nucleari sovietici nel golfo di Napoli, area archeologica romana e 35 “grandi eventi”, quasi tutti religiosi, inclusi il 4° centenario di San Giuseppe da Copertino, le beatificazioni di Escrivà de Balaguer e Madre Teresa, l’Anno Giubilare Paolino, il 24° Congresso Eucaristico, l’incontro di Benedetto XVI coi giovani italiani, il Congresso europeo delle famiglie numerose (sic), le visite papali a Brindisi, Savona e Cagliari…, coi risultati a tutti noti. Infatti, secondo l’Innominabile, “Bertolaso è il più bravo”, “il migliore”, “se dài a lui le chiavi della macchina sa come farla funzionare”. E vuole affidargli la sua, di macchina?
No, purtroppo la nostra. Il noto mitomane è portatore di una cultura circense e televisiva della politica, per cui il premier è un fenomeno che ti fa “il numero” con la divisa colorata, come il trapezista, il domatore di tigri, il concorrente della Corrida. Una persona seria come Conte non va bene: infatti “qualcosa non ha funzionato”. E cosa, di grazia? “Il pasticcio dei voli diretti dalla Cina” (che non è affatto un pasticcio: Alitalia non fa voli diretti, dunque non poteva sospenderli motu proprio come le compagnie di bandiera degli altri Paesi Ue su input dei loro governi: per bloccare i voli da e per la Cina delle compagnie private o straniere, occorreva un ordine di Palazzo Chigi). E “l’ultimo decreto caos sulla Lombardia: sono uscite le bozze che hanno causato fughe in treno” (che non c’entrano nulla con la fuga di notizie, peraltro di fonte regionale, visto che sono proseguite dopo il decreto definitivo).
L’unica cosa buona del governo è il decreto di ieri perché – tossisce la mosca – “ha accolto le proposte di Italia Viva per estendere a tutto il Paese la zona rossa” (che poi è arancione, ma fa niente: sarà daltonico). Quindi non sono gli esperti ad averlo suggerito: è Italia Viva, o così almeno han fatto credere al poveretto.
Anche Stefano Folli di Repubblica trova che l’“assetto di governo non dà garanzie di solidità e piena consapevolezza di quello che sta accadendo” ed è “inadeguato, come dimostrano errori e ‘gaffe’ compiuti nelle giornate calde del virus” (quali? Boh). Ma purtroppo è “considerato inamovibile fintanto che dura l’emergenza” (peccato: lui preferirebbe una bella crisi al buio con elezioni anticipate, perché è un tipo responsabile).
Invece volete mettere un bel “commissario con pieni poteri o quasi” (quando non lo chiede Salvini, ma Repubblica, è un bijou di democrazia)? E che dovrebbe fare questo fenomeno da circo? “Far agire meglio la macchina burocratica”, dice l’Innominabile.
“Rimettere ordine nel caos”, precisa Folli, per regalarci “una gestione efficace o comunque meno confusa dell’attuale”, il che spiega perché non lo vogliono né Conte né “l’impacciata maggioranza Pd-5S-LeU”: temono che sia troppo bravo e si prenda tutto il “merito”.
Massimo Franco del Corriere lo vede bene a “coordinare i rapporti tra Stato e Regioni” e “regolare il flusso delle informazioni sulle decisioni governative” senza “fughe di notizie”.
Praticamente un dittatore assoluto che non rappresenta nessuno fuorché se stesso, se ne fotte della divisione dei poteri, della maggioranza parlamentare, dell’opposizione, delle Regioni, dei Comuni, insomma della Costituzione: decide da solo e parla da solo, senza consultare né informare nessuno, sennò magari qualcuno obietta o balbetta qualcosa.
I tifosi di Superman dimenticano di spiegare perché, se il governo Conte fa così schifo, nessun altro premier o governo d’Europa sta facendo meglio (anzi molti non fanno nulla e chi fa qualcosa imita noi).
Invece è chiaro perché Macron, Merkel, Sánchez&C. non cercano un supercommissario: quei poveri sfigati non hanno la fortuna di avere in casa un Bertolaso o un De Gennaro. Praticamente sono spacciati.
I tifosi di Superman dimenticano di spiegare perché, se il governo Conte fa così schifo, nessun altro premier o governo d’Europa sta facendo meglio (anzi molti non fanno nulla e chi fa qualcosa imita noi).
Invece è chiaro perché Macron, Merkel, Sánchez&C. non cercano un supercommissario: quei poveri sfigati non hanno la fortuna di avere in casa un Bertolaso o un De Gennaro. Praticamente sono spacciati.
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