Qualcuno ha scritto che l’incertezza è il rifugio della speranza, e in tempi quanto mai incerti (e confusi) mi aggrappo (ci aggrappiamo) alla speranza del decreto Semplificazioni. Perché è davvero arduo, gentile presidente del Consiglio, leggere che più di un milione di lavoratori sono ancora in attesa dell’assegno (quasi sempre magro) della cassa integrazione. O dei prestiti garantiti dallo Stato che sono ancora un quarto rispetto alle domande presentate. O del piano di ripartenza dei cantieri, da velocizzare evitando abusi e infiltrazioni criminali. Se, come assicura il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, entro venerdì la Cig sarà liquidata a tutti sarebbe una grande notizia: anzi la “no - t i z i a”. Perché c’è qualcosa di insopportabile nella chiacchiera, a tratti imbecille, su stati generali, partitini di Conte, maldipancia pidini, sbronze salviniane e pappalardi vari, mentre c’è un Paese che sopravvive e a cui manca il respiro nell’attesa dell’autunno che sarà. Con l’attenuarsi del Covid-19 avevamo avanzato la modestissima proposta di un bilancio settimanale, in diretta tv sui numeri aggiornati della ripresa: su ciò che è stato fatto, su ciò che manca e su ciò che sarà fatto. Un ministro, o chi per lui, delegato a spiegare progressi e ritardi dell’annunciata ricostruzione in un civile confronto con l’informazione. Temiamo di non aver detto una castroneria, e di non vivere nel mondo della favole poiché quelle stesse notizie le ritroviamo in ordine sparso sulla stampa, spesso deformate da prevenzione e faziosità, il che non fa che accrescere il senso di smarrimento. Per chi scrive, la semplificazione delle norme e il disboscamento della burocrazia rappresentano, insieme alla lotta all’evasione fiscale e al prossimo scudetto della Roma, i traguardi impossibili di una vita. Calderoli con il lanciafiamme che incenerisce cataste di leggi fu un incubo terrificante. Adesso tocca a lei presidente Conte: ci faccia sognare.
Il Fatto Quotidiano del 9 giugno.
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