Alla ricerca di un spunto per questa rubrica ieri mi sono messo comodo davanti all’Aria che tira convinto che dall’intervista a Matteo Salvini qualcosa sarebbe venuto fuori. Dopo mezz’ora di disperati tentativi del conduttore, il bravo Francesco Magnani, avevo preso nota soltanto della forte somiglianza dell’uomo del “Papeete beach” con l’allenatore del Parma, Roberto D’Aversa. Infatti, è dai giorni del mojito (di cui ad agosto ricorre il primo anniversario) che il capo leghista continua a parlare ma senza dire niente. Situazione piuttosto spiacevole per chi, come noi, pasteggiava abitualmente grazie alla ricca produzione della famosa Bestia salviniana, e che da tempo si vede costretto a una dieta forzata delle relative bestialità, con evidente nocumento sulla qualità del lavoro.
Sui motivi dell’assoluta inconsistenza verbale, e politica, del capo della destra (ma fino a quando con Giorgia Meloni così arrembante?) si esercitano illustri commentatori. Convinti che il salvinismo non rappresenti più un’alternativa spendibile, per esempio sull’uscita dall’Euro, nel momento in cui solo i soldi dell’Europa possono salvarci. Senza contare il disastro populista e sovranista sul coronavirus, con la nemesi dei Boris Johnson e dei Jair Bolsonaro, responsabili davanti ai loro Paesi della folle sottovalutazione dell’epidemia, di cui pagano anche personalmente le conseguenze. E si può dire che con il crollo verticale nei sondaggi alla vigilia delle elezioni Usa di Donald Trump (un altro che minimizzava il Covid-19) la stagione della verità fatta a pezzi dalla propaganda stia tramontando. Quando la gente deve salvare la pelle passa davvero la voglia di dare retta agli imbonitori. Perciò Salvini (che è il meno dotato della compagnia) va capito quando si rifugia nella stucchevole elencazione, tipo Pagine Gialle, di ceti e categorie a cui dedica ascolto (che bisogna vedere se ancora ascoltano lui). Perciò anche chi scrive è altrettanto imbarazzante quando scuote il televisore con il faccione e implora: ti prego Salvini di’ qualcosa di destra.
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