Nella vicenda dell’acquisto in piena emergenza di 801 milioni di mascherine per un miliardo e 251 milioni da tre aziende cinesi, sarebbe stato messo a punto uno “schema di azione” che per i pm romani potrebbe configurare un traffico di influenze illecito. Nello schema c’è un intermediario, “il quale, forte del suo credito verso un pubblico ufficiale, ottiene, per sè e per i suoi soci un compenso per una mediazione andata a buon fine”. Gli intermediari nella partita miliardaria delle mascherine erano due: Andrea Tommasi (titolare della Sunsky srl) e Mario Benotti, ex giornalista Rai, già caposegreteria del sottosegretario Sandro Gozi (estraneo all’indagine). Per gli investigatori, il pubblico ufficiale ‘trafficato’ a sua insaputa sarebbe il commissario Domenico Arcuri, non indagato. L’influenza su Arcuri, per i pm, sarebbe stata spesa – senza che il commissario ne fosse a conoscenza – da Benotti per ottenere 12 milioni di euro a titolo di intermediazione. La fetta più grande della torta delle provvigioni riconosciute dai cinesi (e non dall’ufficio del Commissario) agli intermediari italiani è andata alla Sunsky di Tommasi, che ha incassato circa 59 milioni. Mentre alla Microproduct Srl (di cui è presidente del cda Benotti) sarebbero andati altri 12 milioni circa. Per questo ieri la Finanza ha effettuato una serie di perquisizioni presso gli indagati. La Gdf è entrata anche nella uffici della sede del Commissario straordinario, dove hanno acquisito centinaia di documenti e mail.
La vicenda risale al picco della pandemia. Il 25 marzo, poi il 6 e il 15 aprile scorso Arcuri alla disperata ricerca di presidi sanitari, acquista complessivamente con vari ordini 801 milioni circa di mascherine. Le forniture secondo i pm sarebbero state “intermediate illecitamente da Mario Benotti, che ha concretamente sfruttato la personale conoscenza con il predetto pubblico ufficiale, facendosene retribuire, in modo occulto e non giustificato da esercizio di attività di mediazione professionale/istituzionale”. Benotti conosce dai tempi di Palazzo Chigi il commissario Arcuri. Al Fatto risulta che Benotti lo contatta personalmente e in quel periodo lo incontra più volte. Il commissario, dopo aver ascoltato la sua proposta, lo gira agli uffici preposti. Ieri gli uomini del commissario straordinario hanno consegnato alla Finanza mail e documenti, compresa una nota nella quale si spiega la trattativa e la si inquadra nel momento storico. La tesi degli uffici è che i prezzi, oggi alti (2,2 euro per una mascherina Ffp2; 3,4 euro per una Ffp3 e 0,49 per una chirurgica), in quel momento fossero convenienti. Soprattutto perché le società proposte da Benotti non chiedevano acconti. Gli accertamenti degli investigatori riguarderanno anche le offerte ricevute da altri in quel periodo.
Nell’indagine romana è finita anche Francesca Immacolata Chaouqui, coinvolta in passato nell’inchiesta Vatileaks 2 (è stata condannata a dieci mesi, pena sospesa, per concorso in divulgazione dalla giustizia vaticana). Ora le viene contestata la ricettazione dai pm di Roma, perchè “al fine di procurarsi un ingiusto profitto riceveva sul conto corrente della View Point Strategy”, società a lei riconducibile, circa 230 mila euro “compendio – è scritto nel capo di imputazione – del reato di traffico di influenze commesso da Benotti, conoscendone la provenienza delittuosa”. Ieri la Chaouqui è stata perquisita, al Fatto spiega: “Non conosco Arcuri. Non sapevo della vicenda delle mascherine. Siamo fornitori di Benotti. Abbiano curato un evento per 150 persone con noleggio della Galleria Borghese e da solo quello vale 40 mila euro. Abbiamo un contratto per il suo libro, un altro per due suoi blog e il suo canale youtube per il quale abbiamo già fatto 30 puntate. Tutti i soldi da noi incassati sono giustificabili”. Nell’inchiesta romana è indagata anche Antonella Appulo, in passato segretaria del ministro ai Trasporti Delrio. Per i pm “le rimesse di denaro, che dall’affare in discorso la Appulo ha ricavato, è decisamente indicativo dei rapporti intercorsi tra gli attori della vicenda: è il Tommasi, su disposizione di Benotti, a versare dal conto della Sunsky, alla Appulo 53 mila euro, giustificando il movimento finanziario mediante false fatturazioni, simulando attività di consulenza ricevuta dalla predetta”.
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