I 2.549 navigator di Anpal possono ora puntare a un posto fisso negli stessi centri per l’impiego dove operano dall’estate del 2019 da precari.
I punti chiave
- Navigator versus dipendenti delle regioni
- Pochi i dati sull’attività svolta dai navigator
- Il sistema informativo di Anpal non è mai decollato
- Lenzi (navigator): «Spesso mancano competenze digitali»
- Verso il concorso per il posto fisso
I 2.549 navigator di Anpal servizi hanno ottenuto una
proroga del contratto di collaborazione fino a fine anno, ma nel futuro di
molti di loro c’è un posto fisso negli stessi centri per l’impiego dove operano
dall’estate del 2019 da precari. Sono giovani (età media 35 anni, in prevalenza
donne), tutti in possesso di laurea (prevale giurisprudenza), non stupisce che
in molti si stiano candidando per gli 11.600 posti banditi dalle regioni nei
centri l’impiego.
Navigator versus dipendenti delle
regioni.
La loro vicenda sin dall’inizio è stata accompagnata
da polemiche. In origine i navigator erano 2.980, ma il loro ingresso nei
centri per l’impiego è stato oggetto di un lungo braccio di ferro con le
regioni che non vedevano di buon occhio la presenza nelle loro strutture di
dipendenti di altre amministrazioni, così si è trovata la soluzione “ibrida”;
possono svolgere l’attività diretta o in affiancamento al dipendente del centro
per l’impiego, sempre d’intesa con il responsabile dei Cpi. «Erano un tentativo
di costruire un sistema parallelo ai Cpi senza avere strutture e competenze,
vista la competenza delle regioni in materia - sostiene Maurizio Del Conte
ordinario di diritto del lavoro alla Bocconi di Milano -. I navigator
andrebbero impegnati non solo per i percettori del reddito di cittadinanza, ma
per tutta la rete di politiche attive».
Pochi i dati sull’attività svolta dai
navigator.
Non esiste un quadro aggiornato delle attività dei
navigator, o dei risultati che hanno conseguito nei Cpi. L’ultimo report ufficiale
di Anpal risale a ottobre 2020. Il presidente Mimmo Parisi - in uscita a breve,
prima della scadenza del contratto (febbraio 2021) su istanza del ministro del
Lavoro Andrea Orlando, che intende commissariare l’Agenzia in previsione di un
cambio di governance - ha annunciato che prima di andar via farà uscire i dati.
Ma la conoscenza di questi dati non dovrebbe essere lasciata alla
discrezionalità dei vertici.
Tuttavia un documento interno, ancora non pubblicato,
contiene la fotografia al 31 gennaio: da settembre 2019 i navigator hanno
supportato gli operatori dei Cpi nell’accoglienza dei beneficiari di RdC,
tramite 994.981 convocazioni o colloqui realizzati (37.068 a gennaio),
nell’attività di “presa in carico” di 469.578 beneficiari del RdC per la stipula
del Patto per il Lavoro; nelle regioni che autorizzano i Navigator ad operare
direttamente, hanno seguito 228.484 piani personalizzati di accompagnamento al
lavoro, ne hanno monitorati 156.980 e hanno svolto attività di verifica
dell’attuazione delle azioni previste dai Piani con 739.764 contatti con i
beneficiari. Complessivamente hanno reso disponibili ai beneficiari RdC 429.984
tra vacancies, opportunità formative o orientative.
Il sistema informativo di Anpal non è
mai decollato.
Il problema è che i navigator sono solo un tassello di
un sistema che non è mai decollato, la cosiddetta seconda gamba del reddito di
cittadinanza, ovvero le politiche attive del lavoro. Al 31 ottobre 2020 i
beneficiari del reddito di cittadinanza (RdC) occupabili erano 1.369.779, di
questi in 352.068 hanno avuto almeno un rapporto di lavoro successivo alla
domanda, ma alla stessa data i rapporti di lavoro ancora attivi erano 192.851.
Del resto, anche guardando oltre il Rdc è tutto il sistema informativo unitario
di Anpal a non essere mai decollato, l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro
per cittadini, aziende e operatori con il portale MyAnpal fa registrare numeri
assai bassi (22mila rapporti di lavoro avviati dal 1 gennaio 2020).
Lenzi (navigator): «Spesso mancano competenze digitali».
«Da luglio del 2019 ho seguito oltre 200 percettori
del Rdc - racconta Antonio Lenzi (42 anni), navigator, laurea con 110 e lode in
scienze politiche e dottorato, portavoce di Anna (associazione di navigator) -.
Con le persone convocate nei Cpi facciamo più colloqui, per spiegare come
funziona il percorso di attivazione, vagliare le carenze formative. Spesso
abbiamo in carico ultracinquantenni con bassa scolarizzazione, competenze digitali
quasi nulle, carriere discontinue e bassa qualificazione professionale.
Costruire con loro un piano personalizzato non è semplice. In molti casi hanno
spesso bisogno di formarsi, di avere cognizioni informatiche di base per
potersi ricollocare. Monitoriamo se si sono attivati nella ricerca di un posto
disponibile e se c’è una posizione aperta li prepariamo al colloquio di lavoro.
La soddisfazione più grande è aver convinto dei giovani a completare gli
studi».
Verso il concorso per il posto fisso.
Per il futuro? «Ho superato la prova di preselezione
per un posto nel centro per l’impiego - aggiunge Lenzi -, qui in Lombardia a
fine mese c’è il concorso». Le posizioni nei Cpi riguardano spesso profili
amministrativi, perchè buona parte dell’attività dei dipendenti è per
sbrogliare pratiche burocratiche. «Serve una revisione complessiva della rete
di 550 centri per l’impiego - aggiunge Del Conte -. Si parla molto delle 11.600
assunzioni, ma il problema non è solo quantitativo, è anche qualitativo. La riforma
va fatta d’accordo con le regioni, per costruire un modello di centri ad
assetto variabile, con una griglia di servizi di base che assicuri gli stessi
tempi e le stesse modalità di erogazione delle prestazioni su tutto il
territorio».
IlSole24Ore
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