I punti chiave
- In Germania cig più generosa, in Francia più controlli
- Il legame tra cig scontata e maggiore tutela dell’occupazione
- L’esempio del Regno Unito
- L’impatto sul mercato del lavoro
In Italia si continua a discutere di blocco dei licenziamenti, con i sindacati che, a gran voce, chiedono al premier, Mario Draghi, di prorogare nuovamente la misura - un unicum a livello internazionale - fino al 31 ottobre.
L’esecutivo è diviso, e da palazzo Chigi difendono la faticosa mediazione messa a punto, sul solco delle esperienze europee, che prevede dal 1° luglio il blocco dei licenziamenti solo per quelle imprese, in difficoltà, che utilizzano la cassa integrazione scontata, senza cioè pagare i contributi addizionali.
Contrarie a nuove proroghe del divieto sono le imprese, che chiedono invece misure ad hoc per accompagnare (e non sprecare) questi mesi di ripresa.
Noi e gli altri.
Ma negli altri paesi cosa è successo in quest’anno e più di pandemia? Grazie all’aiuto di Andrea Garnero, economista al dipartimento occupazione e affari sociali dell’Ocse, abbiamo provato a vedere un po’ anche “a casa degli altri”. Anche per comprendere, un po’ meglio, le critiche che la Ue ha sollevato nei giorni scorsi al blocco generalizzato dei licenziamenti italiano.
In Germania cig più generosa, in Francia più controlli.
Ma procediamo con ordine. La Germania, come moltissimi altri paesi Ocse, ad esempio, ha reso più generosa la cassa integrazione, ma non ha vietato i licenziamenti. Francia e Spagna hanno optato per una via intermedia, di aumento dei controlli e dei costi.
In Spagna, un lavoratore licenziato a causa del Covid-19 può andare dal giudice e far dichiarare il licenziamento nullo, con conseguente reintegra, o illegittimo, nel qual caso il dipendente riceve un compenso di 33 giorni di retribuzione per anno di lavoro.
La Francia ha messo in piedi un sistema di controlli rafforzati dei licenziamenti collettivi nelle aziende con più di 50 dipendenti da parte della Direccte, l’autorità alla quale queste aziende devono notificare l’intenzione di licenziare un lavoratore.
Il legame tra cig scontata e maggiore tutela dell’occupazione
In Europa, insomma, laddove si è messo in piedi un sistema di cassa integrazione generoso (e vantaggioso per le imprese) c’è stata una relativa stabilità dei contratti a tempo indeterminato. Ma al contrario la crisi si è abbattuta sui lavori precari: in molti paesi Ue si è assistito a un crollo delle assunzioni a tempo per i mancati rinnovi dei contratti a termine. Quindi, anche all’estero, come in Italia per diversi mesi, tante persone hanno perso il lavoro, ma non attraverso i licenziamenti.
L’esempio del Regno Unito.
I dati per ora sono parziali. Ma dall’Ocse confermano che in Francia e Regno unito i licenziamenti non sono schizzati al rialzo nei primi mesi di pandemia. Interessante è l’esempio inglese.
Qui, cioè nel Regno unito, dove licenziare è molto più semplice che in Italia e la maggior parte dei paesi Ocse, nei primi mesi dell’emergenza l’aumento dei licenziamenti è stato limitato, mentre ha cominciato ad accelerare significativamente in estate, quando il Job Retention Scheme, una sorta di cassa integrazione, è stato reso meno generoso.
Un altro segnale che il provvedimento davvero determinante in questi mesi è la Cig “vantaggiosa”: se le imprese, infatti, hanno accesso a questa Cig, non licenziano, perché licenziare costa in termini di procedure, indennizzi ed eventuali ricorsi. Del resto, la mediazione messa a punto dai tecnici di palazzo Chigi proprio a tutti questi esempi internazionali si è rifatta, legando la cig scontata al blocco dei licenziamenti.
L’impatto sul mercato del lavoro.
Ma queste diverse misure normative adottate oltralpe che impatto hanno avuto sui rispettivi mercati del lavoro? In altre parole, il mancato divieto generalizzato di licenziamento ha prodotto pesanti perdite occupazionali in Germania, Francia, Spagna, Regno Unito? Una prima risposta a queste domande è arrivata nei giorni scorsi dalla commissione Ue.
Che ha evidenziato come l’elasticità media totale dell’occupazione nell’Ue - che misura la reattività dell’occupazione ai cambiamenti dell’attività economica - sia stata di 0,25 nel 2020, rispetto a un’elasticità di 0,24 per l’Italia.
Per alcuni paesi, come Germania e Francia, l’elasticità dell’occupazione è ancora più bassa, ovvero quei paesi sono riusciti a contenere l’impatto sul mercato del lavoro senza ricorrere a misure restrittive come il divieto assoluto di licenziamenti.
In sintesi, il calo dell’occupazione rispetto al Pil in Italia è stato nella media europea e peggiore di Francia, Germania. È stato invece migliore di Portogallo e Spagna. Per tutti questi motivi, la commissione Ue ritiene che il divieto di licenziamento, più a lungo resti in vigore, «potrebbe addirittura rivelarsi controproducente poiché ostacola il necessario adeguamento della forza lavoro a livello aziendale».
IlSole24Ore
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