Fondi innovazione. I 40 milioni del ministero.
“Oste, com’è il vino?”. Come un cliente in trattoria il ministero dell’Istruzione ha proposto una sorta di selezione intuitiva, il tipico fai da te, per far accedere i piccoli Comuni del Mezzogiorno a un fondo speciale di 40 milioni di euro per la costruzione delle scuole cosiddette innovative. Doveva essere una gara delle virtù nascoste nell’Italia interna, una scommessa sulla passione, la dedizione, la voglia di realizzare nei luoghi più remoti dell’Italia scuole straordinarie, non solo iper moderne e tecnologicamente avanzate ma capaci di produrre una resistenza civile all’abbandono dei borghi, il cuore dell’Italia nascosta. Si sta trasformando nella solita distribuzione a pioggia, con la prova che da difficile si è fatta facile, anzi facilissima. Vince, o meglio rischia di vincere, giacché la procedura non è stata ancora conclusa, il Comune che ha già progetti cantierabili nel cassetto. E così il peggio diviene il meglio o il vecchio si fa nuovo e l’ordinario si converte in straordinario. Un tratto di penna gentile e troppi i maghi Zurlì all’opera. Perde, o rischia di perdere, chi ha faticato a produrre un’idea, chi ci ha creduto davvero.
L’avviso, per come è stato stilato, sembra purtroppo una spinta alla fraudolenza. Il ministero tributa premi per realizzare scuole innovative ma non chiede, nella selezione generale, di visionarne i progetti. Crede sulla parola. Dopo si vedrà. Il punteggio più alto lo concede infatti a chi si trova con un progetto esecutivo in mano, magari rispolverato, un po’ taroccato. E così oste com’è il vino? Tutti i partecipanti hanno infatti dichiarato di avere pronti progetti innovativi. Innovativi in che senso? Innovativi come? Vattelapesca.
Ho avuto la ventura di seguire e sostenere passo dopo passo la realizzazione di una scuola innovativa nel comune di Palomonte, dove sono nato, ai piedi della catena montuosa degli Alburni che separa la Campania dalla Lucania. Il progetto dell’amministrazione, far divenire il luogo del sapere come perno sociale della comunità, realizzare una scuola che non chiudesse mai, aperta al mattino agli studenti e al pomeriggio ai cittadini, offrendo al paese luoghi dentro la scuola come il cinema, il mercato, la palestra, rispondeva esattamente al quesito della legge. E così con colleghi e amici, tra cui Pietrangelo Buttafuoco e Ficarra e Picone, ci siamo impegnati perché questa idea vedesse la luce. “Bellissima idea”, ci dice il ministro del Sud Peppe Provenzano che raggiunge Palomonte e osserva la squadra al lavoro. Progettisti giovani, tutti meridionali, e lo Iuav, l’istituto universitario di architettura di Venezia, come consulente scientifico, impegno che il rettore Alberto Ferlenga assume con generosità e a titolo gratuito. Con una piccola onlus sosteniamo le indispensabili spese dello studio di fattibilità, il Comune, come tutti i comuni del Sud, ha infatti le casse vuote, e si arriva al ministero. I dirigenti del Miur accolgono con un grande sorriso il progetto: bellissimo anche per loro, da finanziare sicuramente. Ma come? Illustriamo a mezzo Parlamento questa anomala scuola-comunità, che effettivamente riscuote successo. Da Forza Italia a Leu, passando per i Cinquestelle e il Pd, tutti si danno da fare. Nella legge di bilancio del dicembre scorso spuntano 40 milioni di euro per trovare un modo di finanziare questi e altri progetti realmente innovativi nelle aree interne e depresse del Mezzogiorno.
Si arriva all’avviso pubblico dello scorso 28 giugno e qui la sorpresa: l’innovazione, da elemento trainante, da condizione assoluta e insuperabile, diviene un dettaglio, anzi una frattaglia. Conta di più avere un progetto cantierabile, e quello di Palomonte, che l’amministrazione ha definito nei dettagli, non è ancora esecutivo, perde punti benché sia stato promosso dalla commissione di tecnici che, per conto del Miur, studiano modelli di “scuole da abitare”. Vince quindi non la qualità ma lo stato di avanzamento della progettazione. Chiunque si trovi in mano uno già cantierabile lo presenta. Un po’ di fotovoltaico sul tetto e, oplà!, l’innovazione è servita.
“Così si rischia di perpetuare divari territoriali e ingiustizie sociali. Dietro il progetto di Palomonte c’era l’idea che il comune più lontano potesse ambire ad avere la scuola migliore”, dice Provenzano, oggi vicesegretario del Pd. E Lucia Azzolina, l’ex ministro della Scuola: “Progetti come quelli di Palomonte sono strumenti potentissimi contro la dispersione scolastica e rappresentano modelli virtuosi d’esempio e ispirazione per altri territori. Hanno un valore doppio”. La forzista Stefania Prestigiacomo, autrice dell’emendamento con cui si finanziavano modelli di questo tipo, è stupita: “Voglio augurarmi che il ministro Bianchi blocchi i tentativi di dare spazio a contributi a pioggia. Intendevamo assicurare la dote solo a progetti realmente innovativi che sapessero trasformare i luoghi del sapere in centrali aperte alla vita delle comunità”. Stefano Fassina, relatore della legge di bilancio, discretamente incacchiato: “Ci aspettavamo un avviso pubblico che articolasse la definizione di scuole innovative. Così si rischia di bruciare il piccolo budget che deve servire per realizzare esperienze scolastiche straordinarie in una miriade di piccoli progetti ordinari”.
Così sembra o, forse, così è se vi pare.
ILFQ
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