Siccome è bene attrezzarsi per tempo e non farsi trovare impreparati, stiamo studiando attentamente le Isole Salomone, simpatico arcipelago di un migliaio di atolli nell’Oceano Pacifico meridionale a Nord Est dell’Australia e a Sud Est della Papua Nuova Guinea, con 687 mila abitanti.
L’isola più grande e famosa, che ospita la capitale Honiara, è Guadalcanal (teatro dell’omonima battaglia del 1942-’43 fra Alleati e giapponesi).
Ma c’è anche Bougainville, che evoca i fiori.
Le Salomone sono uno degli Stati più poveri dell’Oceania e del mondo: agricoltura, pesca, un po’ di turismo, qualche giacimento minerario non sfruttato.
Il capo dello Stato è la regina d’Inghilterra, mentre il governo – dal 1978, fine del protettorato Uk – è espressione di un Parlamento elettivo.
Il premier dal 2019, Manasseh Sogavare, ha riallacciato i rapporti con la Cina, scaricato Taiwan e firmato un accordo di cooperazione e sicurezza con i cinesi, che li autorizza a visite periodiche nei porti in cambio
di aiuti economici.
La cosa non piace a Usa, Australia e Giappone, per la posizione strategica delle Salomone sulle rotte del Pacifico.
Sogavare ribadisce che resta neutrale, ma Washington lo accusa di voler ospitare una base militare cinese.
Nei giorni scorsi Biden ha inviato due alti funzionari nelle Hawaii, nelle Fiji, in Papua Nuova Guinea e nelle Salomone, suscitando l’ilarità del ministro degli Esteri cinese Wang Yi: “Perché gli americani si prendono la briga di visitare un Paese insulare nel quale
la loro ambasciata è rimasta chiusa per 29 anni?”.
Tre giorni fa la Casa Bianca ha minacciato di “rispondere
di conseguenza” se le Salomone oseranno ospitare una base cinese, che avrebbe “potenziali implicazioni di sicurezza regionali”.
E l’altroieri, malgrado le nuove smentite del premier, Daniel Kritenbrink, assistente del segretario di Stato per l’Asia orientale e il Pacifico,
ha rifiutato di escludere un’azione militare nelle isole.
Nessuno spiega a che titolo gli Usa pretendono di decidere con chi possa accordarsi un Paese sovrano, che non è neppure loro alleato, dunque è libero di fare ciò che gli pare.
Né con che faccia Biden impartisca lezioni alla Russia per aver fatto a un Paese confinante ciò che lui minaccia di fare a un Paese distante 9.600 km dalla California.
Né, soprattutto, a chi dovremmo inviare le armi, o almeno i pedalò, nel caso di invasione Usa
nelle Salomone.
Al nostro primo alleato Nato che si sacrifica per noi salvandoci dalla penetrazione cinese nel Pacifico?
O al popolo salomonese aggredito, in base all’articolo 11-bis della Costituzione Immaginaria che ripudia la guerra, ma ci impone di combatterle tutte con gli aggrediti?
O, salomonicamente, a tutti e due? Ci facciano sapere.
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