martedì 8 settembre 2009

Berlusconi, affondo su toghe e inchieste




«Non sono un dittatore, con Fini tutto ok»
Il premier a tutto campo: «La politica faccia squadra». «Procure di Milano e Palermo cospirano contro di noi»

Silvio Berlusconi
MILANO - Libertà di stampa, crisi economica e banche. È un intervento a tutto campo quello del premier Silvio Berlusconi a Milano per l'inaugurazione della fiera del Tessile Milano Unica. A margine della quale il presidente del Consiglio torna anche a ribadire che «con Fini è tutto a posto» provando a calmare acque che sembrano agitate all'interno del Pdl. «Tutto bene? Non è tutto a posto, anzi...» è la replica del presidente della Camera.

«SONO STUFO DI PRENDERLE» - Durante il suo discorso a Milano, complice un lapsus, il premier rievoca Tangentopoli. «A Bari c'è aperta un'inchiesta interessante...» sostiene. L'occasione per la battuta viene da un lapsus dello stesso premier che in un passaggio dedicato al post-terremoto in Abruzzo, dice «tangentopoli» anziché «tendopoli». Un brusio della platea e il Cavaliere si interrompe. «Tangentopoli è una cosa del passato? Vediamo. A Bari c'è aperta un'inchiesta interessante. Mi sono stancato - aggiunge dopo una pausa di prenderle soltanto». « So che ci sono fermenti in Procura, a Palermo, a Milano, si ricominciano a guardare i fatti del ’93, del’94 e del ’92. Follia pura» dice poi il presidente del Consiglio in un altro passaggio del suo discorso. «Quello che mi fa male è che della gente così, con i soldi di tutti, faccia cose cospirando contro di noi». Parole, queste ultime, che non sono piaciute a Magistratura democratica. «Il presidente del Consiglio continua a delegittimare la giustizia e le istituzioni» sostiene , la corrente di sinistra delle toghe commentando le dichiarazini del premier sulle procure. «Finchè esiste il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, e sino a che non sarà reso impossibile condurre in porto ogni tipo di processo a causa di ulteriori interventi legislativi sui termini di prescrizione, è preciso dovere dei magistrati - dice la segretaria di Magistratura democratica Rita Sanlorenzo - perseguire i responsabili di fatti criminosi, per quanto lontani nel tempo».

«NON SONO UN DITTATORE» - Il premier torna poi, come ha già fatto lunedì, sul tema della libertà di stampa: «Un dittatore di solito prima attua la censura e poi chiude i giornali. In questi giorni in Italia si è dimostrato che c'è stata la libertà di mistificare, calunniare e diffamare. Questa non è una dittatura». Poi Berlusconi elenca le cose fatte dal suo governo, ironizzando anche con coloro che diffondono notizie sul suo stato di salute. «Queste - dice - sono tutte le cose che ho fatto per il governo e Repubblica dice che sono malato. Figuratevi cosa avrei fatto se fossi sano». Ridendo, chiede un applauso alla platea. «Ci attaccano come tori inferociti, qui c'è un torero che non ha paura di nessuno, fate i toreri anche voi» prosegue, sottolineando invece che «questo è un governo che fa squadra con gli imprenditori e a capo di questo governo c'è un imprenditore».

«CRISI, FARE SQUADRA» - Proprio a «fare squadra» è l'appello che nel lungo passaggio del suo intervento dedicato alla crisi economica, Berlusconi rivolge al mondo della politica, colpevole a suo dire di dare «in questo momento un segnale disastroso: tutti contro tutti. È necessario fare squadra per superare la crisi» dice il Cavaliere. Confermando anche che ci sono segnali di ripresa: «Lo hanno detto Obama, il Fondo monetario e la Commissione Europea. Ci sono segnali di ripresa e dietro c'è l'uomo, l'imprenditore, il politico intelligente e la voglia di mettere da parte tutto ciò che fa paura. È necessario mettere da parte ogni contrasto per uscire definitivamente dalla crisi».

BANCHE - Lungo il capitolo dedicato alle banche, durante il quale il premier difende gli istituti di credito: «Non bisogna gettare la croce contro le banche per la crisi economica» afferma «Sono figlio di un banchiere - ricorda - e mio padre mi diceva che le banche sono lì per fare credito» aggiunge il premier, sostenendo tra l'altro che «combattere la speculazione finanziaria è molto più importante che mettere un tetto ai bonus delle banche».

FORMIGONI - Infine un accenno alle regionali, e l'annuncio della ricandidatura di Roberto Formigoni alla guida della Lombardia all'indomani dell'incontro ad Arcore con Umberto Bossi e i vertici della Lega. «Sarai il grande, prossimo, futuro presidente della Lombardia» dice il premier dal palco rivolgendosi al governatore lombardo.




Notate con quanta faccia tosta parla delle inchieste che lo riguardano molto da vicino, stando a quanto riportano alcuni giornali, e con quanta altra faccia tosta parla della banca di suo padre, la Banca Rasini, che annoverava tra i suoi correnstisti Riina, Provenzano, Mangano.

Ormai è invaso e prevaso da "vanagloria" ed "onnipotenza".

Con il Lodo Alfano si sente in una botte di ferro, pensa di poter dire e fare tutto ciò che vuole.

Se non è dittatura questa.........




Come nasce un quotidiano - il fatto

lunedì 7 settembre 2009

Marco Travaglio e la libertà d'informazione

CANZONE EGIZIANA PER BERLUSCONI

Silvio Berlusconi vs MEP Martin Schulz; relive the moment

Dittatura democratica. - di Peter Gomez




Dimenticatevi la cronica debolezza dell'opposizione.


Scordate il ferreo controllo di Silvio Berlusconi sulle televisioni. Lasciate perdere i cento deputati in più che il centro-destra ha alla camera rispetto al centro-sinistra. Intanto il motivo per cui il Cavaliere è ancora saldamente alla guida del governo e minaccia di restarci a lungo, impermeabile a ogni scandalo e ogni insuccesso, non è questo. O meglio non è solo questo. La forza che Berlusconi dimostra in questi giorni, ribattendo colpo su colpo e con ogni mezzo a tutti gli attacchi, ha un'origine diversa e precisa: la legge elettorale.


In altri tempi un premier screditato in tutto il mondo sarebbe stato prima o poi sostituito dalla sua stessa maggioranza. Oggi no. I parlamentari del centro-destra, tra i quali è pure possibile registrare un malumore crescente per lo scontro evidente con il Vaticano e per quello (latente) con gli Usa di Barack Obama, sanno di non poter nemmeno pensare di remare contro il capo. Chi alza la testa, infatti, verrà punito. Come? Con la mancata nomina a parlamentare nella successiva legislatura.


Di fatto, insomma, Berlusconi ha già modificato la tradizionale tripartizione del potere caratteristica di tutte le democrazie liberali. Alla faccia di Montesquieu in Italia potere esecutivo e potere legislativo sono più o meno la stessa cosa. Quello giudiziario - o almeno ciò che ne resta - verrà invece sistemato nei prossimi mesi. Questa evoluzione, anzi questa involuzione, dovrebbe spingere a qualche riflessione sul concetto stesso di democrazia. Basta cioè andare alle urne ogni cinque anni perché un paese possa definirsi democratico?


O invece la democrazia è qualcosa di più complesso: qualcosa che ha a che fare non solo con il modo con cui si sceglie chi sta al potere (il voto), ma anche con quello con cui si controlla chi sta al potere?


Il punto, a ben vedere, è tutto qui. E anche se è ovvio che prima o poi il regime berlusconiano finirà (magari con una ben poco democratica congiura di palazzo), è difficile non pensarla come Veronica, la futura ex moglie del presidente del Consiglio, che già in maggio diceva: «Mio marito insegue lo spirito di Napoleone, non quello del dittatore. Il vero pericolo è che in questo paese la dittatura arrivi dopo di lui, se muore la politica, come temo stia accadendo».

(Vignetta di Bertolotti e De Pirro).

http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

domenica 6 settembre 2009

Lettera aperta a Dino Boffo - Daniele Martinelli

Caro Dino, perdonami il tu e il tono confidenziale pur non essendoci mai conosciuti. Siamo entrambi iscritti all’ordine dei giornalisti, ed entrambi appassionati di questa professione. Tu fai parte dell’elite della categoria. Sei abituato a trattare contratti milionari e articoli di risonanza televisiva col partito dei preti. Io no, sono un umile cronista che paga il mutuo e che finora non si è mai venduto a nessuno. Ho lavorato per quasi 15 anni in realtà piccole e locali, pagato tanto al chilo e quanto un addetto alle pulizie part time (con rispetto per la categoria). La notorietà che mi ritrovo qui in rete negli ultimi 2 anni la devo soprattutto a Beppe Grillo, che ho avuto la fortuna di conoscere, di godere della sua stima e di collaborarci in questo underground della comunicazione online. Sconosciuta ai più, soprattutto ai lettori un po’ vecchiotti dell’Avvenire, il quotidiano che hai diretto fino a ieri e che ora non dirigi più perché ti hanno cacciato.

Insomma, avrai capito che ti ha fatto cacciare Vittorio Feltri, primatista italiano delle montature, ingaggiato con 15 milioni di euro dal puttaniere a dirigere il Giornale di suo fratello Paolo Berlusconi, oltre ai 3 milioni di euro annui che percepisce per screditare chi scrive o dice una sola verità sul suo editore, che è anche presidente del consiglio dei piduisti.
Ti ha fatto cacciare, dicevo, perché ha scritto a tutta pagina che nel 2002 sei stato condannato dal tribunale civile di Terni per stalking ai danni della moglie del tuo ex amante.
Mi spiace che sia bastato così poco per farti fuori. Davvero! Soprattutto da colui che di stalking in redazione se ne intende!

Se ben ricordi quando Feltri già dirigeva il Giornale, a metà anni ‘90, incaricò il suo vice Renato Farina (alias agente Betulla) di corrompere il collega di giudiziaria Vittorio Locatelli per fargli scrivere un pezzo bugiardo e infamante ai danni di Piercamillo Davigo, il magistrato di Mani pulite che stava processando alcuni stilisti che avevano pagato tangenti alla Guardia di finanza per ammorbidire i controlli fiscali. La stessa Finanza che fu corrotta dall’attuale corruttore presidente del consiglio - nel mirino delle tue salaci critiche - lo stesso che non dormiva la notte in attesa del relativo processo alle porte.Ecco, Vittorio Locatelli si rifiutò di calunniare Davigo e per questo fu destituito dall’incarico in giudiziaria per essere destinato ad altri compiti.

Dimmi un po’ tu che razza di iena è Feltri! Ciambellano di corte assieme al già ricordato Renato Farina (ora anche deputato), nel calderone dei burattini che scimmiottano il giornalismo di inchiesta. Sputtanatori di brava gente, calunniatori e bugiardi che in un paese normale sarebbero a fare i lavavetri abusivi ai semafori. In un paese normale, non in Italia! dove invece, dopo aver venduto la propria dignità e la propria credibilità di uomini, prima che di giornalisti, sono sempre e ancora lì. Arricchiti per scrivere qualunque malignità, vera o presunta, ma sempre su commissione, per far fuori “gli avversari“. Termine che Feltri ha usato ancora pochi giorni fa sulla prima pagina del Giornale per motivare lo sputtanamento ai tuoi danni, dimenticandosi che il giornalista non ha avversari politici. Dovrebbe attenersi soltanto ai fatti.Beffarda ma tristemente vera la frase di Roberto Benigni, che ieri dal palco della festa del Pd di Genova ha detto che Berlusconi ha fatto l’affare dell’anno vendendo Kakà e comprandosi Feltri.

Del resto tu sai bene che Chiesa e Berlusconi, Berlusconi e Pdl, Pdl e Comunione e Liberazione sono un corpo unico a forma di serpente. Una sola bocca che mangia e un solo culo che evacua. Tu sai bene che i parlamentari di CL non voteranno mai contro il loro puttaniere che li paga. E’ proprio grazie a questa maggioranza senza precedenti se il corruttore fa il vandalo nei confronti della chiesa mandando al patibolo piccoli servitori come te.
Converrai con me che se il papa proprio ieri ha detto che “Dio persegue le colpe e tuttavia protegge chi sbaglia purché costoro siano pronti a un radicale cambiamento di vita“, ti è voluto venire incontro giustificando in qualche modo il fatto che Feltri, nella sua cattiveria, è protetto da Dio. Tu sai quale. Anche noi qui sul blog sappiamo quale.

Sei finito sull’Economist, sul New York times come “ultima vittima” del puttaniere e sputtanato primo ministro italiano. Lo stesso che teme di perdere consensi fra i cattolici e che ancora oggi ti mastica come oggetto da “bugie sui giornali“.Persino la sinistra ti sta strumentalizzando. Con tutti i problemi che abbiamo in Italia, L’Unità, il Riformista, ma soprattutto Repubblica sbattono ormai da giorni in prima pagina editoriali chilometrici al sapore di finti piagnistei sul tuo caso. I D’Avanzo, i Prosperi e i Giannini fanno tutti il gioco del corruttore dipingendoti come vittima. E’ incredibile come tu, caro Dino, sia oggetto di quella “bassa macelleria giornalistica” che denunciano proprio quei colleghi che non spendono una sola riga sul concetto di privacy.

Nessuno che abbia ancora contrastato le fesserie in merito del garante di “quale privacy” Rodotà, che appena ieri ha tuonato “violazione della privacy” nei tuoi confronti! Ma tu sai, e tutti noi giornalisti dovremmo saperlo, che non c’è stata alcuna violazione di privacy nei tuoi confronti ma soltanto sproporzione sull’entità della condanna e la sua nulla rilevanza nella vita pubblica italiana. Che, scusa la modestia, è ben diversa da quella che può avere un malato e delirante Silvio Berlusconi e la sua incredibile sequela di reati prescritti e auto derubricati a norma di leggi incostituzionali.

Corriere, Repubblica e a rimorchio le televisioni di Raiset. Sono stati loro i carnefici che amplificando le porcherie di Feltri ti hanno portato sulla bocca di tutti. Persino su quella di Clemente Mastella, che alla festa dell’Udeur ha avuto il coraggio di rivederti “nella sua vicenda giudiziaria” (!!) Lui però è stato rinviato a giudizio assieme alla moglie per almeno 7 reati penali e, in attesa di sentenza, catapultato al parlamento europeo per lamentarsi dei 7 mila e “scarsi” euro al mese che percepisce.
Ha ragione Don Sciortino dire che il tuo caso è una “nuova pagina triste della democrazia“. E’ triste perché è finita in prima pagina al posto del lodo alfano, che di chiasso non ne ha assolutamente fatto (a parte qui in rete) nemmeno da parte del cortigiano Vittorio Feltri. E’ una pagina triste della democrazia perché l’italiano medio che si sciroppa il telegiornali minchiolini non potrà dare il giusto peso a quello che è realmente accaduto perché le televisioni hanno mistificato tutto. Non ci sono santi né miracoli che tengano caro Dino, in una videocrazia dedita all’applauso in cui un alleato della mafia fa il capo del governo!

Del resto potevi prevederlo. La “ferocia squadrista” denunciata da Massimo D’Alema è l’unica che sta facendo gioco in questo sciagurato quindicennio di sultanato berlusconiano, che contrappone potentati compromessi di scaglie marce. Come quello della chiesa, che tramite il cardinale Ruini ha commesso la svista di nominarti direttore della tivù satellitare dei vescovi e ti ha ingaggiato per dirigere il loro quotidiano, su cui moralizzare il premier in prima pagina secondo la loro parola. Quei maledetti vescovi che, denudandoti di qualunque forma di privacy sul loro “Avvenire“, ti hanno reso beffardo e galeotto quel nome.

Ora che sei a spasso con qualche milioncino sul conto corrente fattene una ragione! Evidentemente stavi sulle scatole a qualcuno dentro lo stesso Vaticano. D’ora in avanti se ti innamorerai ancora senza essere ricambiato, evita il ruolo di pretendente eroe che tormenta il partner della fiamma. Sii prudente perché purtroppo tu non ti chiami Vittorio Feltri, e nemmeno Silvio Berlusconi detto il puttaniere. Ti chiami Dino Boffo, colui del quale i vescovi, una volta usato, si sono fatti un baffo. Col culo del serpente.

http://www.danielemartinelli.it/