mercoledì 9 settembre 2009

Le Procure complottano? Magari

di Marco Travaglio -
8 settembre 2009
Mentre muore Mike Bongiorno, il padre della televisione italiana, il killer della televisione italiana annuncia alla Nazione alcune buone notizie. La prima è che non siamo ancora tecnicamente una dittatura perché “un dittatore di solito prima attua la censura e poi chiude i giornali” e lui s’è fermato per ora al primo punto del programma: i giornali, bontà sua, non li ha ancora chiusi. Anzi, “in questi giorni in Italia si è dimostrato che c'è stata la libertà di mistificare, calunniare e diffamare”, come dimostra il Giornale. Che naturalmente non è suo, ma del fratello Paolo: lui ne è soltanto l’utilizzatore finale.

La seconda è che le Procure di Milano e di Palermo “cospirano contro di noi”. Ora, che in questo povero paese ci sia ancora qualcuno che cospira contro il padrone di tutto, mentre la cosiddetta opposizione se ne guarda bene, è una notizia che induce all’ottimismo. Ormai si disperava che potesse ancora accadere. Si spera soltanto che sia tutto vero. Certamente Silvio Berlusconi è persona informata sui fatti e, se lo dice lui, bisogna credergli. Lui sa, per esempio, che la Procura di Milano sta chiudendo non una cospirazione, ma un’indagine giudiziaria che lo vede indagato dall’aprile del 2007 per appropriazione indebita (con conseguente evasione fiscale) insieme al presidente Mediaset Fedele Confalonieri e ad altre sette persone. L’indagine, di cui lui e i suoi legali hanno ricevuto copia della richiesta di proroga nell’ottobre del 2007 e che è “scaduta” alla vigilia delle ferie, è uno stralcio del processo che vede imputati Berlusconi e altri dinanzi al Tribunale di Milano per le “creste” sugli acquisti di diritti televisivi e cinematografici in America da parte di una miriade di società offshore del gruppo Fininvest-Mediaset. In quel processo (congelato dal lodo Alfano in attesa che dal 6 ottobre la Consulta si pronunci sulla costituzionalità o meno del Salva-Silvio) il premier è imputato per appropriazioni indebite da 276 milioni di dollari, evasioni fiscali per 120 miliardi di lire fino al 1999 e relativi falsi in bilanciori. L’inchiesta-stralcio che sta per chiudersi, invece, riguarda l’accusa – come ha scritto Luigi Ferrarella sul Corriere il 25 giugno scorso - di avere “mascherato la formazione di ingenti fondi neri” dirottati dalle casse Fininvest-Mediaset su “conti esteri gestiti dai suoi fiduciari”. Il tutto attraverso la solita compravendita di diritti sui film, negoziati – secondo l’accusa – a prezzi gonfiati con operazioni fittizie tra agenti (fra i quali il produttore egizian-americano Frank Agrama e l’italiano Daniele Lorenzano) e società riconducibili a Berlusconi ma occultate ai bilanci consolidati del gruppo. Un replay della vicenda già approdata in Tribunale, solo che quella si riverbera sui bilanci del gruppo fino al 2001, mentre questa si spinge anche negli anni successivi per via dell’ammortamento pluriennale dei diritti tv. Qui il Cavaliere è indagato per appropriazione indebita a proposito di 100 milioni di euro nascosti in Svizzera e lì sequestrati dai giudici milanesi nell’ottobre del 2005: un tesoretto occulto intestato al produttore Agrama sui conti di una sua società con sede a Hong Kong, la Wiltshire Trading. Secondo l’accusa, quei soldi non sarebbero di Agrama, ma di Berlusconi del quale il produttore non sarebbe altro che un prestanome o un “socio occulto”. L’inchiesta-stralcio prende nome da Mediatrade, cioè dalla società berlusconiana che dal 1999 è subentrata alla maltese Ims per l’acquisto dei diritti tv, e riguarda una serie di conti esteri dai nomi variopinti (“Trattino”, “Teleologico”, “Litoraneo”, “Sorsio”, “Pache” e “Clock”). Il Cavaliere sa bene che, scaduti in estate i termini per indagare, la Procura sta per depositare alle difese “l’avviso di conclusione delle indagini e deposito degli atti”: una mossa che, in mancanza di una richiesta di archiviazione, prelude alla richieste di rinvio a giudizio che lo trasformeranno da indagato a imputato.

Poi c’è Palermo. Qui il presidente del Consiglio ha voluto essere più preciso: “E' una follia che ci siano frammenti di Procura che da Palermo a Milano guardano ancora a fatti del '92, del '93, del '94”. In realtà non c’è niente di folle a indagare sulle stragi politico-mafiose che hanno insanguinato l’Italia fra il 1992 e il 1993. L’unica follia è che, a 17 anni dalle bombe di Palermo, Milano, Roma e Firenze, non se ne siano ancora smascherati e ingabbiati i mandanti occulti, nonché gli autori e gli ispiratori delle trattative fra pezzi dello Stato e Cosa Nostra. Ora le indagini paiono a buon punto, grazie alle rivelazioni di persone molto informate sui fatti, come il mafioso pentito Gaspare Spatuzza (dinanzi alle procure di Caltanissetta, Firenze, Milano e Palermo) e il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Massimo Ciancimino. L’altro giorno, su Libero, Gianluigi Nuzzi parlava di importanti acquisizioni da parte di Ilda Boccassini, che indaga sulla strage di via Palestro del 27 luglio 1993, e della possibile riapertura del filone investigativo che aveva portato all’iscrizione di Marcello Dell’Utri (ma anche di Silvio Berlusconi) per concorso in strage. Intanto, la prossima settimana, riparte per il rush finale davanti alla Corte d’appello di Palermo il processo di secondo grado a carico di Dell’Utri, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa: la Corte dovrà decidere se ammettere nel fascicolo processuale la lettera che – secondo Ciancimino jr. - Provenzano inviò a Berlusconi tramite Vito Ciancimino e Dell’Utri nei primi mesi del 1994, in cui prometteva appoggi politici in cambio della disponibilità di una rete televisiva, e in caso contrario minacciava un “triste evento” (forse il sequestro o l’uccisione di Piersilvio Berlusconi). Una possibile prova regina del ruolo di cerniera fra Cosa Nostra e Berlusconi svolto per decenni da Dell’Utri, rimasta finora nei cassetti della Procura grazie alla “distrazione” dei suoi vecchi dirigenti, ora fortunatamente sostituiti da gente più sveglia.

Nulla di segreto: tutto noto e stranoto, almeno nelle segrete stanze (giornali e telegiornali non si occupano di certe quisquilie). Noto, soprattutto, al Cavaliere. Il quale ha deciso di giocare d’anticipo. Così quando gli atti di Mediatrade saranno depositati a Milano e quelli di Palermo saranno acquisiti al processo Dell’Utri, lui potrà dire: ve l’avevo detto che stavano cospirando. Quella di oggi è un’esternazione preventiva. A orologeria.

la mosca tzé tzé

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/19174/78/

martedì 8 settembre 2009

Berlusconi, affondo su toghe e inchieste




«Non sono un dittatore, con Fini tutto ok»
Il premier a tutto campo: «La politica faccia squadra». «Procure di Milano e Palermo cospirano contro di noi»

Silvio Berlusconi
MILANO - Libertà di stampa, crisi economica e banche. È un intervento a tutto campo quello del premier Silvio Berlusconi a Milano per l'inaugurazione della fiera del Tessile Milano Unica. A margine della quale il presidente del Consiglio torna anche a ribadire che «con Fini è tutto a posto» provando a calmare acque che sembrano agitate all'interno del Pdl. «Tutto bene? Non è tutto a posto, anzi...» è la replica del presidente della Camera.

«SONO STUFO DI PRENDERLE» - Durante il suo discorso a Milano, complice un lapsus, il premier rievoca Tangentopoli. «A Bari c'è aperta un'inchiesta interessante...» sostiene. L'occasione per la battuta viene da un lapsus dello stesso premier che in un passaggio dedicato al post-terremoto in Abruzzo, dice «tangentopoli» anziché «tendopoli». Un brusio della platea e il Cavaliere si interrompe. «Tangentopoli è una cosa del passato? Vediamo. A Bari c'è aperta un'inchiesta interessante. Mi sono stancato - aggiunge dopo una pausa di prenderle soltanto». « So che ci sono fermenti in Procura, a Palermo, a Milano, si ricominciano a guardare i fatti del ’93, del’94 e del ’92. Follia pura» dice poi il presidente del Consiglio in un altro passaggio del suo discorso. «Quello che mi fa male è che della gente così, con i soldi di tutti, faccia cose cospirando contro di noi». Parole, queste ultime, che non sono piaciute a Magistratura democratica. «Il presidente del Consiglio continua a delegittimare la giustizia e le istituzioni» sostiene , la corrente di sinistra delle toghe commentando le dichiarazini del premier sulle procure. «Finchè esiste il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, e sino a che non sarà reso impossibile condurre in porto ogni tipo di processo a causa di ulteriori interventi legislativi sui termini di prescrizione, è preciso dovere dei magistrati - dice la segretaria di Magistratura democratica Rita Sanlorenzo - perseguire i responsabili di fatti criminosi, per quanto lontani nel tempo».

«NON SONO UN DITTATORE» - Il premier torna poi, come ha già fatto lunedì, sul tema della libertà di stampa: «Un dittatore di solito prima attua la censura e poi chiude i giornali. In questi giorni in Italia si è dimostrato che c'è stata la libertà di mistificare, calunniare e diffamare. Questa non è una dittatura». Poi Berlusconi elenca le cose fatte dal suo governo, ironizzando anche con coloro che diffondono notizie sul suo stato di salute. «Queste - dice - sono tutte le cose che ho fatto per il governo e Repubblica dice che sono malato. Figuratevi cosa avrei fatto se fossi sano». Ridendo, chiede un applauso alla platea. «Ci attaccano come tori inferociti, qui c'è un torero che non ha paura di nessuno, fate i toreri anche voi» prosegue, sottolineando invece che «questo è un governo che fa squadra con gli imprenditori e a capo di questo governo c'è un imprenditore».

«CRISI, FARE SQUADRA» - Proprio a «fare squadra» è l'appello che nel lungo passaggio del suo intervento dedicato alla crisi economica, Berlusconi rivolge al mondo della politica, colpevole a suo dire di dare «in questo momento un segnale disastroso: tutti contro tutti. È necessario fare squadra per superare la crisi» dice il Cavaliere. Confermando anche che ci sono segnali di ripresa: «Lo hanno detto Obama, il Fondo monetario e la Commissione Europea. Ci sono segnali di ripresa e dietro c'è l'uomo, l'imprenditore, il politico intelligente e la voglia di mettere da parte tutto ciò che fa paura. È necessario mettere da parte ogni contrasto per uscire definitivamente dalla crisi».

BANCHE - Lungo il capitolo dedicato alle banche, durante il quale il premier difende gli istituti di credito: «Non bisogna gettare la croce contro le banche per la crisi economica» afferma «Sono figlio di un banchiere - ricorda - e mio padre mi diceva che le banche sono lì per fare credito» aggiunge il premier, sostenendo tra l'altro che «combattere la speculazione finanziaria è molto più importante che mettere un tetto ai bonus delle banche».

FORMIGONI - Infine un accenno alle regionali, e l'annuncio della ricandidatura di Roberto Formigoni alla guida della Lombardia all'indomani dell'incontro ad Arcore con Umberto Bossi e i vertici della Lega. «Sarai il grande, prossimo, futuro presidente della Lombardia» dice il premier dal palco rivolgendosi al governatore lombardo.




Notate con quanta faccia tosta parla delle inchieste che lo riguardano molto da vicino, stando a quanto riportano alcuni giornali, e con quanta altra faccia tosta parla della banca di suo padre, la Banca Rasini, che annoverava tra i suoi correnstisti Riina, Provenzano, Mangano.

Ormai è invaso e prevaso da "vanagloria" ed "onnipotenza".

Con il Lodo Alfano si sente in una botte di ferro, pensa di poter dire e fare tutto ciò che vuole.

Se non è dittatura questa.........




Come nasce un quotidiano - il fatto

lunedì 7 settembre 2009

Marco Travaglio e la libertà d'informazione

CANZONE EGIZIANA PER BERLUSCONI

Silvio Berlusconi vs MEP Martin Schulz; relive the moment

Dittatura democratica. - di Peter Gomez




Dimenticatevi la cronica debolezza dell'opposizione.


Scordate il ferreo controllo di Silvio Berlusconi sulle televisioni. Lasciate perdere i cento deputati in più che il centro-destra ha alla camera rispetto al centro-sinistra. Intanto il motivo per cui il Cavaliere è ancora saldamente alla guida del governo e minaccia di restarci a lungo, impermeabile a ogni scandalo e ogni insuccesso, non è questo. O meglio non è solo questo. La forza che Berlusconi dimostra in questi giorni, ribattendo colpo su colpo e con ogni mezzo a tutti gli attacchi, ha un'origine diversa e precisa: la legge elettorale.


In altri tempi un premier screditato in tutto il mondo sarebbe stato prima o poi sostituito dalla sua stessa maggioranza. Oggi no. I parlamentari del centro-destra, tra i quali è pure possibile registrare un malumore crescente per lo scontro evidente con il Vaticano e per quello (latente) con gli Usa di Barack Obama, sanno di non poter nemmeno pensare di remare contro il capo. Chi alza la testa, infatti, verrà punito. Come? Con la mancata nomina a parlamentare nella successiva legislatura.


Di fatto, insomma, Berlusconi ha già modificato la tradizionale tripartizione del potere caratteristica di tutte le democrazie liberali. Alla faccia di Montesquieu in Italia potere esecutivo e potere legislativo sono più o meno la stessa cosa. Quello giudiziario - o almeno ciò che ne resta - verrà invece sistemato nei prossimi mesi. Questa evoluzione, anzi questa involuzione, dovrebbe spingere a qualche riflessione sul concetto stesso di democrazia. Basta cioè andare alle urne ogni cinque anni perché un paese possa definirsi democratico?


O invece la democrazia è qualcosa di più complesso: qualcosa che ha a che fare non solo con il modo con cui si sceglie chi sta al potere (il voto), ma anche con quello con cui si controlla chi sta al potere?


Il punto, a ben vedere, è tutto qui. E anche se è ovvio che prima o poi il regime berlusconiano finirà (magari con una ben poco democratica congiura di palazzo), è difficile non pensarla come Veronica, la futura ex moglie del presidente del Consiglio, che già in maggio diceva: «Mio marito insegue lo spirito di Napoleone, non quello del dittatore. Il vero pericolo è che in questo paese la dittatura arrivi dopo di lui, se muore la politica, come temo stia accadendo».

(Vignetta di Bertolotti e De Pirro).

http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/