domenica 18 ottobre 2009

Dino Petralia (Csm):"Un magistrato controllato e pedinato: l'ho visto fare solo a mafia e Sismi"



Dino Petralia (Csm):

"Un magistrato controllato e pedinato: l'ho visto fare solo a mafia e Sismi"
Da magistrati comunisti a mentalmente disturbati fino a giudici video-registrati ed esposti al pubblico ridicolo.

Come dire: state attenti, se la sentenza non è di mio gradimento passo alla demolizione personale.

Si è superata la misura consentita da uno Stato di diritto?

Ne discutiamo con Dino Petralia, componente del Csm, appartenente alla corrente del movimento per la giustizia che fu di Giovanni Falcone, già Procuratore della Repubblica in Sicilia per tanti anni.

“Concordo, siamo all’attentato dello Stato di diritto.

Vi è una valenza intimidatrice generale, ossia nei confronti di tutti i magistrati e c’è il rischio che i magistrati staranno bene accorti ad emettere sentenze sgradite al potente di turno.

Sono stati utilizzati metodi investigativi che riguardano l’uomo magistrato come se le sentenze risentissero delle abitudini di vita del giudice.

Basta manipolare bene il risultato video dell’osservazione, come è in grado di fare una televisione, e il risultato è assicurato: isolare il giudice agli occhi dell’opinione pubblica ridicolizzandolo con effetti devastanti per l’autonomia e l’indipendenza, non solo di quel giudice, ma di tutti i magistrati, valori, questi, sanciti dalla Costituzione.

Che fare?

Farsi difendere dai propri rappresentanti di categoria dell’Anm o istituzionali, cioè il Csm”. “Il Consiglio superiore della magistratura promuove il giudice anti-Fininvest” scrive Il Giornale.

Trattasi di manipolazione strumentale dell’informazione o di un’accusa fondata?

“Non è una promozione (sorride) ma un passaggio di carriera che sarebbe avvenuto comunque, e che per puro caso è avvenuto ora perché è il turno dei vincitori del concorso di Mesiano che peraltro è anche il mio”.

Crede che il “mandante” il premier, che aveva annunciato: “Ne vedrete delle belle su questo giudice” abbia anche voluto dire ai magistrati che indagano sulle note vicende delle escort: mettete il naso nella mia vita privata vi dimostro che posso farlo anch’io?

“È un parallelo inaccettabile quello tra il Premier e il singolo magistrato.

Il magistrato parla attraverso le sentenze in nome del popolo italiano.

Il premier è un soggetto politico, dunque, la sua esposizione mediatica è parte integrante del ruolo che riveste.

Nella sentenza il giudice non scrive: io magistrato ti condanno, o ti assolvo, bensì il Tribunale in nome del popolo italiano… ”.

Esiste il rischio di emulazione da parte dei cittadini?

“Certamente. Immaginiamo chi sconfitto in primo grado si rivolga ad un investigatore per filmare la vita privata del giudice al fine di ridicolizzarlo.

Saremmo di fronte ad un circuito di verifica parallela a quello lecito rappresentato dai tre gradi di giudizio”.

Ha memoria di esempi simili a quello del giudice Mesiano?

“Me lo lasci dire, la vicenda Tavaroli, pedinamenti che alcuni agenti deviati del Sismi avevano fatto nei confronti di Spataro ed altri magistrati.

Il Consiglio Superiore votò all’unanimità una delibera di tutela. Finora il controllo e il pedinamento della persona è stato riservato a questa vicenda del Sismi, e per la mia esperienza, alla mafia”.

Sta dicendo che siamo di fronte a metodi mafiosi?

“Mi limito a registrare ciò che ho appreso durante il mio lavoro in Sicilia”.

Come ci si difende dal tentativo di demolizione dello Stato di Diritto?

“Le debbo rispondere in tre modi differenti: come membro del Csm dico che in Consiglio faremo di tutto per tutelare il collega Mesiano, come magistrato rispondo, per fortuna che c’è l’Anm, che fa egregiamente la sua parte, nonostante venga da molti ritenuto un organismo di opposizione politica; da cittadino scenderei in piazza per difendere la Costituzione”.

Ritiene che il Presidente della Repubblica debba assumere una posizione di ferma condanna?

“Sì e lo debba fare nel doppio ruolo di Capo di uno Stato che sta vivendo un gravissimo disagio istituzionale e di Presidente del Csm per ristabilire, alla luce della Costituzione, di cui è Supremo custode, indipendenza e autonomia della magistratura”.

Lei si fa scudo della Costituzione, ma Berlusconi è pronto a cambiarla.

“Bene, ma la Costituzione si cambia solo rispettando le regole che la Carta stessa detta non seguendo altre regole, come ha ricordato la Consulta bocciando il Lodo Alfano”.

da Il Fatto Quotidiano n°23 del 18 ottobre 2009


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venerdì 16 ottobre 2009

Stato-mafia, ecco il papello




di Lirio Abbate




Ecco il primo documento sulla trattativa tra le istituzioni e Cosa nostra nell'estate delle stragi. Fogli consegnati ai magistrati dal figlio di Vito Ciancimino









Sono 12 le richieste che i boss di Cosa nostra avanzarono agli uomini delle istituzioni nell'estate del 1992, fra le stragi Falcone e Borsellino.


Una trattativa che i mafiosi corleonesi avanzarono con lo Stato per fermare le bombe e la stagione stragista, e arrivare ad una tregua.


I 12 punti formano il 'papello', cioè l'elenco delle richieste scritte su un foglio formato A4 che adesso Massimo Ciancimino ha consegnato ai magistrati della procura della Repubblica di Palermo che indagano sulla trattativa fra Stato e mafia.


Ma accanto a questo elenco spunta a sorpresa un altro 'papello' con le proposte e le modifiche ai 12 punti pretesi dai corleonesi che don Vito Ciancimino avrebbe scritto di proprio pugno e consegnato all'allora colonnello del Ros, Mario Mori.


Il fatto, inedito, è documentato dal L'espresso con alcune foto dei fogli in cui si leggono al primo punto i nomi di Mancino e Rognoni;


poi segue l'abolizione del 416 bis (il reato di associazione mafiosa);


"Strasburgo maxi processo" (l'idea di Ciancimino era quella di far intervenire la corte dei diritti europei per dare diverso esito al più grande procedimento contro i vertici di Cosa nostra);


"Sud partito"; e infine "riforma della giustizia all'americana, sistema elettivo...".Su questo "papello" scritto da Vito Ciancimino era incollato un post-it di colore giallo sul quale il vecchio ex sindaco mafioso di Palermo aveva scritto: "consegnato al colonnello dei carabinieri Mori dei Ros".


Per gli inquirenti il messaggio è esplicito e confermerebbe il fatto che ci sarebbe stato una trattativa fra i mafiosi e gli uomini delle istituzioni.


Mostrare ai giudici l'esistenza del 'papello', rappresenta per i pm una prova tangibile che la trattativa fra mafia e Stato non solo è esistita, ma è anche iniziata nel periodo fra l'attentato di Capaci e quello di via d'Amelio.


Per gli inquirenti questo documento, consegnato dal dichiarante Massimo Ciancimino, che collabora con diverse procure, può dare il via a nuove indagini.


Con l'obiettivo di scoprire fino a che punto può essere arrivato il tentativo di trattativa rivelato dal figlio dell'ex sindaco mafioso.


I 12 punti richiesti da Riina e Provenzano, che sono anche questi al vaglio dei magistrati, si aprono, invece, con la revisione del maxi processo a Cosa nostra.


Gli altri spaziano dall'abolizione del carcere duro previsto dal 41 bis agli arresti domiciliari per gli imputati di mafia che hanno compiuto 70 anni.


La lista si conclude domandando la defiscalizzazione della benzina per gli abitanti della regione siciliana.


giovedì 15 ottobre 2009

Il ponte sullo stretto.




Vediamo un po' come stanno le cosette in casuccia nostra.
A quanto pare il ponte sullo stretto si farà (ma si farà?) con quali capitali non si sa, o meglio,
Matteoli asserisce che si farà con i soldi dei privati.......che ne diverranno i proprietari, suppongo, altrimenti che interessi ne ricaverebbero questi "privati"?

Asserisce anche che la costruzione del ponte darà lavoro a 40 mila lavoratori tra ingegneri, tecnici ed operai per almeno 6 anni.

Io mi domando cui prodest?

Un ponte su uno stretto percorso da forti correnti marine che poggia su due punti a rischio terremoti, specie lato Messina, che effetti devastanti potrebbe provocare?

In me si insinua sempre più saldamente sospetto che questo ponte non si realizzerà mai e che sia solo l'argomento provocatorio del giorno studiato per distogliere le nostre menti dai gravi e grossi problemi che stiamo vivendo, vedi gli sfollati dell'Aquila, vedi l'alluvione nel messinese, la chiusura delle aziende e la conseguente perdita di posti di lavoro, i tagli operati nel campo dell'istruzione e della sanità, la mancata regolarizzazione delle aree a rischio........

Una delle solite monate propagandistiche di un governo incapace di risolvere i problemi del paese ed efficientissimo a risolvere quelli delle lobby di potere, compresa la mafia.

Vogliono far passare sottogamba, indisturbati la più grossa "porcata" mai messa a punto da un governo:

lo scudo fiscale!



Lodo Mondadori, promozione per il giudice Mesiano

Lodo Mondadori, promosso il giudice che ha condannato la Fininvest.

Divampa la polemica
Seduta del Csm (Adnkronos) ultimo aggiornamento: 14 ottobre, ore 18:30Roma - (Adnkronos/Ign) -

Il plenum del Csm ha dato una promozione a Raimondo Mesiano, il giudice che ha disposto il maxi-risarcimento da 750 mln alla Cir. Critiche dal Pdl. La pratica già definita a settembre prima della sentenza. Fini: ''I pm siano indipendenti da esecutivo''. Altolà su Unità nazionale: ''Non è oggetto di trattative''. Alfano: ''La riforma della giustizia è una priorità non una vendetta per no a Lodo''

Roma, 14 ott. (Adnkronos/Ign) - Il plenum del Csm ha dato una promozione a Raimondo Mesiano, il giudice di Milano che ha condannato la Fininvest a risarcire con 750 milioni di euro la Cir di De Benedetti per la vicenda del Lodo Mondadori. A Mesiano è stata conferita la settima valutazione di professionalità, la più alta nella carriera di un magistrato di cui si sottolinea "l'indipendenza, l'imparzialità e l'equilibrio", oltre alla capacità, diligenza e impegno dimostrati.

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Emh........come va l'umore del premier?

Il suo sacchetto di bile, già gonfio per la bocciatura del Lodo Alfano, per la sentenza sfavorevole sul Lodo Mondadori, avrà posto per quest'ultima promozione?

E quando ne leggerà la motivazione, come reagirà?

Godoooooooo!

mercoledì 14 ottobre 2009

Un banchiere racconta: "siamo allibiti, prendiamo soldi da chiunque"

di Francesco Bonazzi - 13 ottobre 2009

“Uno spettacolo che fa venire i brividi a chiunque abbia un minimo senso della legalità. E il fatto più sconvolgente è che la legge sul nuovo scudo fiscale sta scatenando gli appetiti meno nobili delle banche”. R.A. ha cinquant’anni, ha girato mezza Europa come gestore di patrimoni e oggi è il responsabile “Clientela Privata” di una media banca del Nord. Con il “Fatto Quotidiano” ha tanta voglia di sfogarsi e chiede solo l’anonimato, “perchè come banchiere sono tenuto alla riservatezza”.

Innanzitutto, avete capito come funziona il nuovo scudo?
Abbiamo fatto vari corsi con fiscalisti esterni e società di gestione del risparmio. Siamo allibiti dalla quantità di cose che si possono fare.

Per esempio?
A me, che ho vent’anni di banca sulle spalle, fa una certa impressione vedere un bonifico che arriva dall’estero su un conto che non è neppure intestato al cliente, ma a una fiduciaria.

Ma se fiutate qualcosa di strano, potete sempre fare una segnalazione anti-riciclaggio. Va bene. Ammettiamo che si abbia voglia di fare gli antipatici con un tizio che ti sta portando milioni freschi. Lo posso fare solo se vedo una sproporzione enorme tra il suo “profilo” e il cash che mi versa. Ma nessun delinquente serio manderà mai in banca un manovale a versare 10 milioni. Magari ci spedisce un imprenditore a cui chiedeva il pizzo, o che gli fa da prestanome. E poi sa qual è la cosa più incredibile?”

Ce la racconti
Che senso ha parlare di sproporzioni nel Paese in cui il 90% degli imprenditori dichiara meno dei suoi dipendenti?

E la famosa “conoscenza del cliente”, tanto cara alle banche che dicono di privilegiare il merito di credito?
Una favola che forse vale ancora nelle banche di credito cooperativo. Ma da me vengono avvocati e commercialisti che hanno studiato le circolari alla perfezione e lavorano per gente che manco conosciamo.

Significa che state prendendo soldi da non si sa bene chi?
Se vuole, la possiamo mettere così. Quello che trovo fantastico sono gli scenari che si aprono per la vigilanza. Ma vi immaginate che numeri da circo alla prossima ispezione di Bankitalia? Arrivano gli ispettori di Via Nazionale e se ci chiedono di chi è un certo conto dalla movimentazione sospetta, noi gli si dice che è tutta roba scudata. Si dedicheranno ai mutui dei poveri cristi.

Però la Banca d’Italia ha assunto con la Bce compiti di anti-riciclaggio.
Certo, ma sui capitali scudati salta tutto. Possiamo respingere anche la Guardia di Finanza se non viene con un mandato della magistratura. E il mandato dev’essere nominativo.

Beh, questo è lo stato di diritto...
Sarà, ma quando le autorità Usa bussano alle banche svizzere, come stanno facendo da mesi, mica chiedono se per caso Mister Paul Smith ha un conto alla tal banca di Zurigo. Vogliono i nomi di tutti i cittadini americani e basta. Vogliamo dire che non sanno che negli Usa non sanno cos’è la democrazia?

Vi sentite tra banche quando avete un sospetto?
Ma per carità! Lo scudo è mica una pratica di co-finanziamento. Se arriva gente che vuole versare una decina di milioni li si prende e basta. Il fatto è che con una legge fatta così, in un periodo in cui manca il contante, si spingono le banche a farsi la concorrenza più spietata sui soldi che rientrano.


da "il Fatto Quotidiano

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&tag=scudo+fiscale

L'illusionista

Signorini, altro che Feltri

FACCIO SERVIGI FINI, SONO SIGNORINI - di Peter Gomez

Ecco come il direttore di “Chi” distrugge le carriere dei nemici del capo di Peter Gomez e Marco Lillo

Che sia un figlio del demonio lo dice persino il suo padrone. “Le foto del compleanno di Noemi a Caso-ria? Me le ha chieste quel diavolo di Alfonso Signorini”, ripeteva in maggio Silvio Berlusconi dagli schermi di “Porta a porta”. E anche se allora nessuno se ne rendeva conto quella frase equivaleva a un investitura: Signorini da cortigiano era diventato principe. La sua metamorfosi era conclusa. Perché da giornalista si era trasformato in spin doctor. Ovvero, come recita il dizionario inglese-italiano, in “dottore del raggiro” o, se preferite, in “manipolatore di opinioni”. Sì, perché ormai è questo il vero mestiere del potentissimo direttore di “Tv sorrisi e canzoni” e di “Chi”, il settimanale di gossip della Mondadori, scelto dal Cavaliere per diffondere interviste, condurre attacchi mezzo stampa contro giornalisti e avversari politici, spacciare per vere notizie false. Un mestiere difficile che, in questi giorni, ha spinto Signorini a scatenare i suoi cronisti a caccia di elementi utili per infangare Raimondo Mesiano, il giudice civile autore della sentenza con cui la Finivest è stata condannata a risarcire con 750 milioni di euro la Cir del “nemico” Carlo De Benedetti. Berlusconi, del resto, del direttore di “Chi” si fida. Anche perchè è uno di casa. Amicissimo della sua primogenita Marina, la numero uno della Mondadori, con la quale trascorre ogni giorno ore e ore al telefono, Signorini è stato negli ultimi due anni uno dei pochi uomini ammessi alle “cene con le ragazze” organizzate dal Cavaliere e da Giampaolo Tarantini a Palazzo Grazioli. Il suo nome ricorre spesso nei verbali delle ospiti (a volte a pagamento) del premier, spesso associato a quello del direttore di Rauno, Fabrizio De Noce, e a quello del numero uno di Medusa Cinematografica, Carlo Rossella. Non per niente il dandy, Signorini - nelle interviste lo ripete sempre - considera il dandy Rossella, come il proprio maestro di giornalismo. Una confessione significativa visto che Rossella nel 2003 è stato sottoposto a procedimento disciplinare da parte dell’ordine dei giornalisti per aver “taroccato” una copertina di “Panorama” aggiungendo un folta capigliatura a un’immagine del premier ripreso di spalle. Eravamo ancora in epoca pre trapianto pilifero e alla fine Rossella aveva strappato un’archiviazione dalle motivazioni imbarazzanti: “La piaggeria non è un illecito disciplinare anche se è qualcosa si peggio sul piano morale e individuale”.

Ma tant’è. Ciascuno è libero di scegliersi i propri maestri come gli pare. Così non deve stupire se, non appena scoppia il caso della protegè minorenne del premier Noemi Letizia, le vacanze di Signorini, sono interrotte, da una telefonata. È palazzo Chigi che lo vuole far rientrare a Roma, su un aereo privato. Signorini saluta in tutta fretta il suo compagno e la sua maga-sensitiva personale, Maddalena Anselmi, e vola dal mago di Arcore. D’ora in poi lui e Rossella faranno parte dell’unità di crisi che in questi mesi tenta di difendere l’immagine del Cavaliere dagli scandali e dai rovesci giudiziari. A 45 anni suonati, con in tasca una laurea in filologia medievale e alle spalle un passato d’insegnante, Signorini spicca, dunque, il gran salto. Tanto che ora è a un passo dal prendere il posto di Maurizio Costanzo nel dopo serata di Canale 5 e, sostengono in molti, di diventare persino direttore della rete ammiraglia del Biscione. Che sia un intoccabile, del resto, a Mediaset se ne sono accorti tutti. A partire da quei ragazzacci delle Iene che già nel 2007 hanno visto l’editore censurare un servizio a lui dedicato. Che cosa era successo? “Chi” aveva pubblicato in copertina un’intervista all’attore Riccardo Scamarcio.

Ma l’intervista era falsa. Spiega a “Il Fatto”, Gianni Galli, collaboratore di Scamarcio: “Riccardo non l’aveva mai rilasciata e lo disse alle Iene. Loro però se ne erano accorte da sole visto che il testo era molto simile a un’altra intervista data invece da Riccardo a Vanity Fair”. Ma le balbettanti giustificazioni del giornalista (si fa per dire) davanti alle telecamere, non le vedrà mai nessuno. “Non va in onda”, ordini superiori. Se questo è lo stile non ci si deve stupire per quello che si è visto e letto sulle pagine di “Chi” a partire dallo scorso maggio. Dopo il primo scoop - le foto della festa di compleanno di Noemi a Casaoria alla quale partecipò anche il premier - Signorini fornisce ai suoi 400 mila lettori “rivelazioni ” a ripetizione. Si parte con il padre di Noemi che sostiene di essere “un ex socialista” vicino a Craxi e di aver per questo conosciuto Berlusconi diventato “un amico di famiglia”, per arrivare al primo vero capolavoro: l’invenzione di un fidanzato. Ai giornalisti che nelle prime ore l’avevano intervistata, Noemi aveva giurato di essere single. Ci voleva dunque un partner che allontanasse il sospetto di un rapporto troppo stretto tra Nemi e il Cavaliere. Così sbuca fuori dal nulla Domenico Cozzolino, ventunenne modello di Boscotrecase, ex tronista di “Uomini e donne”, il programa di Maria De Filippi. Domenico e Noemi vengono fotografati da “Chi” a Rimini e poi sul lungomare di Napoli, mentre si baciano sotto gli occhi dei genitori di lei che assicura: “Sono illibata”. Peccato che Cozzolino per le amiche di Noemi sia un perfetto sconosciuto. Nemmeno l’ex fidanzato della minorenne, Gino Flaminio, ne ha mai sentito parlare. E di lui non si trova traccia neppure nelle foto del compleanno di Casoria.

Alla fine sarà proprio il muscoloso Domenico a spiegare come stavano realmente le cose. “È stata tutta una montatura”, dice a un settimanale concorrente. Ma ormai lo spin è riuscito. Tv e giornali hanno rilanciato le prime immagini della coppia. Nell’immaginario collettivo di una buona parte dell’elettorato si è formata la convinzione che il caso Noemi è tutta una montatura, non di Signorini, ma dei nemici del premier. Signorini così ci prende gusto. Ride quando il migliore dei suoi cronisti, Gabriele Parpiglia, organizza una trappola nei confronti del vero ex fidanzato di Noemi, Gino Flaminio, e di due giornalisti de “L’espresso”. Seguendo le lezioni di Fabrizio Corona, Parpiglia al ristorante la Scialuppa di Napoli allestisce una sorta di set fotografico con tanto di microfoni. Bisogna dimostrare che Gino - il quale ha raccontato come Berlusconi scoprì Noemi consultando un book fotografico - intasca soldi per parlare. E che L’espresso offre altro denaro a chiunque sia disposto ad infangare Berlusconi. Non è vero niente. Ma il paradosso è un altro. Chi è abituato a pagare le interviste è proprio Signorini. A raccontarlo, agli investigatori del caso Vallettopoli che sfocerà in un processo contro Corona, è proprio il giornalista. Il caso di scuola è una sua intervista a Patrizia, il transessuale che passò una notte brava con Lapo Elkan. Per quel faccia a faccia “Chi” tira fuori 50 mila euro. Signorini però si confessa deluso. Tra il suo settimanale e la Fiat c’è un accordo. Il testo del colloquio deve essere vistato da viale Marconi. E così lui è amareggiato, perché avrebbe “voluto fare delle domande scabrose, perchè era l’unica cosa che mi interessava, ma non ho potuto farle (in aula dirà poi che era solo per curiosità personale ndr)”.

Poco male. Perchè poi sulla scena politico-finanziaria irrompe un’altra Patrizia, la escort di Bari, che ha dormito nel lettone del Premier (e “di Putin”). Ogni curiosità potrà insomma trovare risposta. Anche perché, come scrive proprio Signorini, l’intervista che Berlusconi gli rilascia “si svolge nel clima ideale per affrontare con serenità anche le domande più difficili». Seguono quattro pagine di interrogativi del tipo: «Come convive il Berlusconi nonno con il Berlusconi Superman?»; «Bisogno di vacanze? Dove andrà questa estate?». Il cavaliere risponde a tutto. La patria è salva. Il giornalismo un po’ meno.

da Il Fatto Quotidiano n°19 del 14 ottobre 2009

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578