lunedì 17 gennaio 2011

Mirafiori, la ribellione della dignità. - di Giuseppe Giulietti.


Alla Fiat hanno vinto i sì e dunque viva i no! Non si tratta di un paradosso, ma della giusta lettura politica di quanto è avvenuto in queste ore.
Nessuno di noi vuole disconoscere il risultato finale, ma non vi è dubbio che, nelle condizioni date, bisognerebbe consegnare un premio a quanti hanno respinto minacce e ricatti e hanno comunque votato no, costoro dovrebbero essere davvero nominati cavalieri del lavoro dal presidente Napolitano!

Mai si era consumata una consultazione elettorale e referendaria in presenza di una così clamorosa disparità di condizioni mediatiche, economiche, politiche.
"O si vota, o si vota sì, e se non dovesse comunque vincere il sì, chiuderò tutto e andrò all'estero", così aveva dichiarato Marchionne, raccogliendo, non a caso, l'immediato sostegno di Berlusconi, dei suoi fedelissimi e di non pochi esponenti del Pd, tutti insieme appassionatamente.
Coloro che avrebbero comunque votato no, avrebbero dovuto portare sulle spalle il peso di aver condannato alla fame i familiari, Torino, il Piemonte, l'Italia intera.
Sembrava quasi che il futuro della nazione, dei giovani, dei precari, fosse ostaggio di qualche migliaia di tute blu, veri sabotatori di ogni modernizzazione.

In queste condizioni i sì avrebbero dovuto raggiungere percentuali bulgare, una quasi unanimità. Invece no! Invece è scattata una ribellione profonda, un fastidio non solo verso la intesa, ma anche vero i toni e i modi disgustosamente autoritari con i quali si è tentato di imporre il ricatto.
Centinaia e centinaia di donne e di uomini di Mirafiori, pur preoccupati quanto quelli che con altrettanta sofferenza hanno votato sì, hanno comunque scelto di difendere la dignità loro e quella di tanti altri lavoratori, ai quali ora si cercherà di applicare il metodo Marchionne, come ha già anticipato la signora Marcegaglia.

Nei giorni scorsi politici di ogni colore, giornalisti e persino qualche prete hanno più volte invitato la Fiom e la Cgil al senso di responsabilità, alla necessità di rispettare il voto e di restare in fabbrica. Dopo questo risultato lo chiederanno con la stessa petulanza e con la stesa determinazione anche a Marchionne? Gli chiederanno di deporre i panni del caudillo e di rinunciare a quelle parti dell'intesa che sono lesive persino dei diritti costituzionali e dello statuto dei lavoratori? Ci permettiamo di dubitarne.

Per queste ragioni continueremo a sostenere l'appello di MicroMega e ci impegniamo sin da oggi a compiere ogni sforzo per favorire la più ampia adesione e partecipazione allo sciopero del prossimo 28 gennaio che, a questo punto, dovrà essere anche la giornata di chi ancora crede nella Costituzione e in quei valori di libertà, legalità, dignità, senza i quali la declamata modernizzazione rischia di assomigliare alle più arcaiche forme di neo feudalesimo.


domenica 16 gennaio 2011

"Ho realizzato la fusione fredda" Annuncio choc del fisico Focardi.



Bologna, 13 gennaio 2011 - È UNA CHIMERA della scienza da decenni. Un sogno chiamato fusione nucleare fredda. Il team di fisici dell’Università di Bologna, capitanati dal professor Sergio Focardi, ha annunciato di averne scoperto il segreto e ha dato appuntamento domani a un ristretto gruppo di ricercatori e giornalisti per assistere alla diretta dimostrazione. Al contrario della fissione, che ‘spezza’ un atomo con conseguente emissione di energia, la fusione nucleare è l’unione di due nuclei atomici che produce un terzo, nuovo, elemento con altrettanta emissione di enormi quantità di energia. È la reazione che tiene accese le stelle, la stessa che fa brillare il sole, laddove le condizioni di temperatura sono talmente estreme da permettere una fusione tra atomi. Com’è allora possibile riprodurla sulla Terra?

LA FUSIONE ‘fredda’ — alle temperature ordinarie — in realtà non è mai stata realizzata. Benché più volte scienziati di tutto il mondo ne abbiano dato annuncio, regolarmente smentito da tentativi successivi, la fusione fredda rimane un attraente campo di studio: ottenere una ‘fornace stellare’ di energia sulla Terra da un apparato ingombrante appena come un tavolo rivoluzionerebbe i consumi delle società e certamente varrebbe immediatamente il Nobel. Una scommessa interessante per Focardi che, con il partner e inventore del reattore, l’ingegnere Andrea Rossi, ha messo nero su bianco il metodo in fase di brevettazione mondiale. Una scommessa, perché, per ora, il team non si è ancora presentato con le carte in regola di fronte alla comunità dei colleghi: l’articolo redatto, dopo essere stato rifiutato dalle riviste scientifiche accreditate, è stato pubblicato autonomamente su Journal of nuclear physics, una rivista on-line fondata dagli stessi autori e nel cui comitato scientifico appare come primo nome lo stesso Focardi. Ma una scommessa interessante, perché se l’esperimento riuscisse e fosse riproducibile dimostrerebbe che il sistema di controllo della revisione paritaria, ‘peer review’, che nel mondo valida secondo pareri e criteri standard l’idoneità di ciò che viene prodotto dalla comunità scientifica, è sì garantista ma troppo rigido: come un filtro antispam che però respinge anche le e-mail importanti.

«DALL’ESPERIMENTO abbiamo ottenuto rame — ha detto Focardi –— e riteniamo che la sua comparsa sia dovuta alla fusione dei nuclei atomici di nichel e idrogeno, proprio gli ‘ingredienti’ che alimentano il nostro reattore». Poiché idrogeno e nichel ‘pesano’ insieme meno del rame deve essersi liberata molta energia, dal momento che «nulla si crea e si distrugge». E infatti: «La massa mancante — spiega Focardi — si è trasformata in energia e noi l’abbiamo misurata: è nell’ordine di qualche chilowatt, duecento volte superiore all’energia che c’era all’inizio della reazione».

Il meccanismo resta tuttavia un alchemico mistero: «Non possiamo spiegare come si possa innescare la fusione fredda ma la presenza di rame e la liberazione di energia ne sono testimoni: abbiamo le prove sperimentali ma non quelle teoriche». Se l’apparato Focardi-Rossi è un cappello da prestigiatore o un reattore a fusione nucleare fredda non si può stabilire senza la teoria. Per questo le riviste hanno rimandato al mittente l’articolo.

Domani allo stabilimento Gm System, in via dell’Elettricista (zona industriale Roveri), si replicherà l’esperimento davanti a testimoni accreditati. L’energia attesa dal reattore è pari a quella che soddisferebbe i bisogni di un paio di appartamenti. Inoltre verranno misurate le radiazioni emesse dall’apparato come conferma dell’origine nucleare dell’energia prodotta.

di MARCO PIVATO

http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/2011/01/13/441795-realizzato_fusione_fredda.shtml

Bossi, ciò che io penso di lui.


Per capire chi è Bossi e che cosa possa rappresentare, non c'è bisogno di leggere un libro.

Bossi, diplomato alla scuola "radio elettra" per corrispondenza, è quello che si inventò una laurea in medicina senza averla mai conseguita, gli mancavano, infatti, 11 esami e la tesi di laurea.



Bossi è il classico scanza-fatiche che ha capito che la politica poteva dargli ciò a cui aspirava: guadagnare senza lavorare.

Ha avuto la fortuna di conoscere gente che lo ha introdotto negli ambienti politici, dandogli anche uno spunto in più, quello di un'ideologia "secessionista" che trasformò in seguito in "federalista".

Lui, in effetti, non ha mai avuto una fede politica propria, lui è solo un opportunista.

Una prova del suo opportunismo è che, pur avendo accusato Berlusconi di essere un mafioso che ha creato la sua fortuna con capitali prestati dalla mafia, ora è divenuto suo alleato.

Bossi, tra i politici italiani, è il più "falso".

Ed è anche uno spergiuro: pur avendo giurato fedeltà alla bandiera italiana, non ha disdegnato definirla carta igienica.

Lui segue un suo fine personale: guadagnare tanto senza far nulla.

Peccato che vi siano tanti imbecilli che lo seguano e gli hanno permesso di raggiungere il suo scopo.

Berlusconi e la "prostituta minorenne" sui giornali di tutto il mondo. - di ENRICO FRANCESCHINI




LONDRA - Silvio Berlusconi torna al centro dell'attenzione dei media internazionali, con giornali, siti internet e telegiornali di mezzo mondo che dedicano ampio spazio alla nuova inchiesta giudiziaria sul primo ministro italiano. I titoli si assomigliano, da "Berlusconi sotto indagine per la prostituzione" sul Financial Times a "Silvio e la prostituta di 17 anni" sul Sun fino a "Ruby Rubacuori e le accuse di sesso che potrebbe far cadere Silvio" sul Daily Mail. E perfino la stampa russa, per la maggior parte strettamente controllata dal Cremlino, parla oggi per la prima volta della vicenda, nonostante i noti legami di amicizia fra Berlusconi e il primo ministro Putin, che secondo le indiscrezioni circolate fino ad ora sarebbe stato ospite del leader del Pdl proprio in occasione di una delle serate in cui anche la minorenne marocchina si trovava nella sua villa.

"Ilda la Rossa segnala grossi guai per Berlusconi" è il titolo dell'Observer, edizione domenicale del Guardian di Londra. "Per un uomo che dice di amare le donne, Ilda Boccassini può essere un'eccezione", scrive il corrispondente Tom Kingstone da Roma, ricordando che il procuratore milanese, "soprannominata la Rossa per il colore dei capelli e le sue simpatie progressiste", veniva descritta come "una tigre che non si ferma davanti a niente" dai mafiosi su cui ha condotto numerose inchieste. Le accuse ora rivolte a Berlusconi, con la richiesta di un processo rapido, saltando la fase preliminare, reso possibile dalla decisione della Corte Costituzionale di eliminare l'immunità giudiziaria di cui godeva il primo ministro, nota l'Observer, può risultare in "un duro colpo" per il leader italiano: "Abbandonato dalla moglie a causa di precedenti scandali sessuali con giovani donne, il premier è sopravissuto a un voto di fiducia in parlamento alla fine dello scorso anno, ma il suo governo sta in piedi per un pelo e difficilmente può permettersi un nuovo dramma a base di sesso".

"La polizia perquisisce le case delle show-girls ospitate da Berlusconi" a Milano 2, è il titolo del Sunday Times, secondo cui è verosimile che il caso "complicherà il tentativo di Berlusconi di costruire una forte maggioranza parlamentare dopo avere vinto di un soffio il voto di fiducia del mese scorso". Un altro quotidiano inglese, l'Independent, titola sulla "scoperta di un harem di 14 donne tenuto da Berlusconi" nel complesso di appartamenti di Milano 2 che fu la sua prima iniziativa immobiliare. "Le donne vivevano in quegli appartamenti senza pagare l'affitto e ricevevano grosse somme di denaro in contanti dall'uomo politico miliardario in cambio di sesso", scrive il giornale londinese, sottolineando che anche fra gli alleati di Berlusconi cresce la convinzione che, se le accuse rivolte al premier dai magistrati milanesi si riveleranno vere e se essi hanno effettivamente in mano una "pistola fumante", ossia una prova schiacciante, come la loro determinazione lascia credere, allora "Berlusconi sarebbe nei guai come non gli è mai capitato prima".

Il Guardian parla della "devastante possibilità per Silvio Berlusconi di essere messo sotto processo per un reato sessuale". E il Times, titolando a tutta pagina sul fatto che "i magistrati investigano Berlusconi per sesso con una prostituta minorenne", un reato - nota il quotidiano - che comporta una pena carceraria di 3 anni, afferma in un editoriale a parte che le nuove accuse "possono rivelarsi problematiche anche per un politico dalla incredibile capacità di resistere come Berlusconi". Il giornale di proprietà di Rupert Murdoch elogia nell'editoriale Ilda Boccassini, definendola come un magistrato "molto ammirato per il suo coraggio, la sua professionalità e la sua indipendenza", che è stata amica personale di Giovanni Falcone, "il giudice assassinato dalla mafia" e ha affrontato sia Cosa Nostra che la Ndrangheta calabrese nella sua lunga carriera.


Leggi anche:
Caso Ruby, “Berlusconi non si presenterà dai pm di Milano”. Poi i legali smentiscono.

Via Olgettina 65, il palazzo delle veline.

I Pm: “Ruby ad Arcore fino al primo maggio e da Spinelli lauta ricompensa per Lele Mora.





B. sapeva che Ruby era minorenne. - di Gianni Barbacetto


Tra le prove chiave una telefonata del premier a Nicole Minetti in cui dice che nessuno può dimostrare che la ragazza non aveva ancora compiuto diciotto anni

Tra le “prove evidenti” che la Procura di Milanoha squadernato per chiedere il giudizio immediato di Silvio Berlusconi, c’è una telefonata intercettata: tra Nicole Minetti e il presidente del Consiglio.

È l’estate 2010 e le indagini sul caso della ragazza marocchina Karima el Mahroug detta Rubystanno decollando. Il procuratore aggiunto che ha preso in mano le carte sulla minorenne, Pietro Forno, va a interrogarla a Genova, nella comunità protetta in cui vive, pur non rinunciando a molte serate “libere”. Ruby è una ragazza irrequieta, al tempo stesso spavalda e fragile. Dopo i suoi contatti ravvicinati con il presidente del Consiglio, è seguita a distanza da alcune persone. Da Nicole Minetti, la soubrette di Colorado Cafè diventata così intima di Silvio da essere stata imposta nelle liste elettorali, con elezione assicurata, nel listino del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Dall’impresario Lele Mora, che assieme al direttore del Tg4 Emilio Fede l’ha catapultata nel “giro” del presidente, facendola arrivare fino ad Arcore. Dall’avvocato Luca Giuliante, fedelissimo del presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, tesoriere lombardo del Pdl e legale di Lele Mora nelle questioni tributarie.

Nicole Minetti ha già dovuto farsi carico di Ruby, correndo in questura la fatidica notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, a chiedere che le fosse affidata la minorenne, indicata ai funzionari, da una telefonata molto autorevole, come “la nipote del presidente egiziano Mubarak”. Bene, Minetti qualche mese dopo è al telefono proprio con Silvio Berlusconi e, fedele al suo mandato, lo informa di un nuovo pericolo: Ruby è stata interrogata a Genova da un magistrato arrivato da Milano (è l’aggiunto Pietro Forno). Il presidente del Consiglio le risponde e le dice che non è allarmato, che non c’è da preoccuparsi. “Non importa, tanto non potranno mai dimostrare che io sapevo che è minorenne”. Così dice il presidente. Peccato che la sua voce rimanga registrata nei file degli investigatori della Procura di Milano. Certo: il presidente del Consiglio non può essere intercettato. Ma a essere controllati erano i telefoni di Nicole Minetti. E parlando con lei, Berlusconi offre incautamente agli investigatori la prova che, invece, sapeva: sapeva che Ruby Rubacuori, più volte ospite ad Arcore nelle nottate del Bunga bunga, non aveva ancora compiuto i 18 anni.

Le certezze di Boccassini e Forno
Eccole, dunque, le “prove evidenti” che i pm Ilda Boccassini, Pietro Forno, Antonio Sangermano e il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati ritengono di aver già raccolto, tanto da chiedere il giudizio immediato per Berlusconi, saltando l’udienza preliminare. Nella telefonata ha ammesso di sapere che era minorenne. Le presenze di Ruby ad Arcore in almeno sei occasioni (il 14 febbraio, San Valentino; il 24, 25 e 26 aprile, festa della Liberazione; il 1 maggio, festa del Lavoro; il 4 e il 5 aprile, Pasqua e Pasquetta) sono provate inconfutabilmente dalla presenza del cellulare della ragazza nella “cella” di Arcore.

Per far scattare l’accusa di prostituzione minorile, nell’unico caso in cui il codice punisce (con una pena da 6 mesi a 3 anni) il cliente di una prostituta, e cioè quando questa ha un’età compresa tra i 14 e i 18 anni, resta da provare che Ruby ad Arcore non abbia parlato di filosofia, ma abbia avuto rapporti sessuali con il padrone di casa. Per questo ci sono i racconti delle molte ragazze presenti, che hanno parlato del Bunga bunga nelle intercettazioni e negli interrogatori. Ci sono anche le immagini riprese con i telefonini dalle protagoniste? La procura smentisce e il procuratore Bruti Liberati allarga le braccia e sospira: “Permettetemi che queste prove me le tenga per me”.

Ci sono, comunque, anche i pagamenti: buste con centinaia, migliaia di euro, approntate daSalvatore Spinelli, l’uomo-portafoglio di Silvio Berlusconi. Troppi per premiare innocenti serate organizzate per assicurare il riposo del guerriero. E a cui si aggiungono anche gli affitti pagati nella casa residence di via Olgettina, a un passo dall’ospedale San Raffaele: una vera tana delle ragazze a disposizione del presidente. Ruby continua a smentire: “Non ho mai fatto sesso con il premier”, ha dichiarato ieri a Sky Tg24. “Silvio mi ha dato soldi perché aveva saputo della mia situazione difficile”. Ma nelle perquisizioni dei giorni scorsi alle ragazze sono stati trovati migliaia di euro, tutti in banconote da 500, e anche una busta con su scritto “Silvio”.

Nel decreto di perquisizione degli uffici di Spinelli, la Procura di Milano spiega che Minetti, Fede e Mora, “in concorso con ulteriori soggetti”, hanno “continuativamente svolto un’attività di induzione e favoreggiamento della prostituzione di soggetti maggiorenni e della minore El Mahroug Karima, individuando, selezionando, accompagnando un rilevante numero di giovani donne, che si sono prostituite con Silvio Berlusconi, presso le sue residenze, dietro pagamento di corrispettivo in denaro da parte di quest’ultimo, nonché gestendo e intermediando il sistema di retribuzione delle suddette ragazze a fronte dell’attività di prostituzione svolta”. La prosa è cruda, ma chiara.

Il plico nei Palazzi della politica romana
Tutto il resto, tutto il malloppone delle “prove evidenti” che condurranno Silvio Berlusconi diritto al giudizio immediato per prostituzione minorile e per concussione (per le pressioni esercitate nelle notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 sui funzionari della Questura di Milano, affinché rilasciassero Ruby), sta nell’invito a comparire spedito al presidente del Consiglio e nelle 300 pagine mandate alla Camera per rinnovare la richiesta di perquisizione degli uffici di Spinelli, considerati “pertinenza della segreteria politica dell’onorevole Silvio Berlusconi”.

Sarà la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera a decidere. Intanto il plico è arrivato a Montecitorio ed è stato chiuso in cassaforte. Lo ha comunicato il presidente della Giunta,Pierluigi Castagnetti: “È arrivato alla Camera, ma non è stato aperto. Io mi trovo in Sicilia e ho anticipato il mio rientro a Roma da martedì a lunedì proprio per questo”. Anticipata di due giorni la riunione dell’organismo, che era prevista, su tutt’altro argomento, per mercoledì. “Visto che i pm hanno chiesto il giudizio immediato”, commenta Castagnetti, “si può immaginare che i magistrati ritengano di disporre già di prove sufficienti. Dunque la nostra decisione potrebbe non rivelarsi decisiva ai fini processuali”. Ma intanto il materiale che, secondo la Procura di Milano, incastra Berlusconi è approdato nei Palazzi della politica romana.

Dal Fatto Quotidiano del 16 gennaio 2010




sabato 15 gennaio 2011

E adesso che succede a B.? - di Paolo Biondani.

Dopo la "bocciatura parziale" della Corte, ripartono i tre processi al premier. Ma le possibilità che si riesca ad arrivare a una sentenza definitiva sono bassissime. Al massimo rischia una condanna in primo grado

(13 gennaio 2011)
Via libera ai processi. Fino alla prescrizione. Tecnicamente si tratta in parte di una bocciatura (incostituzionalità parziale) e in parte di una riscrittura (sentenza interpretativa) della legge Alfano, ma in pratica il verdetto di oggi è chiarissimo: Silvio Berlusconi ha perso anche il nuovo scudo anti-processi.

Dopo la decisione della Corte Costituzionale, infatti, Silvio Berlusconi resta imputato a Milano in tre giudizi: corruzione del testimone David Mills, appropriazione indebita e frode fiscale nell'acquisto dei diritti tv di Mediaset, altre frodi fiscali con la società Mediatrade. Il premier potrà continuare a chiedere di rinviare la singola udienza, sia per i motivi validi per i normali cittadini (ad esempio una malattia seria), sia per comprovate ragioni istituzionali, come un consiglio dei ministri o un vertice internazionale: la novità è che, dopo il verdetto di oggi, i giudici del tribunale riacquistano la possibilità di controllare e valutare, come succede in tutti gli altri processi, se la giustificazione presentata dall'imputato rappresenti davvero un «assoluto impedimento» a comparire in tribunale.

In particolare il capo del governo non può più "auto-certificare" il proprio impedimento e far così saltare automaticamente il processo addirittura per sei mesi (come prevedevano i commi di legge ora dichiarati incostituzionali) ,ma deve convincere i giudici che è davvero necessario rinviare l'udienza. Tenendo conto dell'andamento passato dei processi a Berlusconi, è prevedibile che in ciascuna delle prossime udienze si apriranno nuovi scontri tra accusa e difesa, con ampio spiegamento di eccezioni, cavilli, ordinanze e ricorsi.

Dei tre processi in corso a Milano, il più preoccupante per Berlusconi è il dibattimento di primo grado che lo vede accusato di aver corrotto, con una tangente di almeno 600 mila dollari, il testimone David Mills, l'avvocato inglese che creò le società offshore dove finivano i fondi neri della Fininvest (oltre un miliardo di euro, come documentano le sentenze definitive). Condannato in primo e secondo grado, Mills è stato salvato in Cassazione dalla legge berlusconiana (la ex Cirielli del 2005) che ha dimezzato i tempi della prescrizione, cioè il termine massimo di punibilità del reato: la stessa Suprema Corte, nelle motivazioni, ha però riconfermato la colpevolezza di Mills.

Il processo a Berlusconi, per la stessa presunta corruzione, era stato sospeso dal lodo Alfano, poi dichiarato incostituzionale. Di conseguenza, si era fermata anche la prescrizione, che comunque è solo rinviata: tra circa un anno scatterà anche per il premier. Per arrivare a una condanna definitiva, quindi, bisognerebbe che nei prossimi dodici mesi si concludessero tutti e tre i gradi di giudizio: è molto difficile che questo accada. Il vero interrogativo è se i giudici riusciranno, prima della prescrizione, ad emettere almeno la sentenza di primo grado.

La prescrizione incombe anche sugli altri due processi: per le presunte frodi fiscali di Mediaset, non si ancora chiuso il dibattimento di primo grado, che era partito nel 2006; mentre l'affare Mediatrade è ancora fermo all'udienza preliminare.

A favore della prescrizione gioca anche la regola che impone di far ripartire da zero l'intero processo in caso di cambiamento (o trasferimento) anche di un solo giudice. Per la corruzione di Mills, il problema riguarda solo uno dei tre giudici, che è stato trasferito in appello, ma potrebbe essere autorizzato a concludere quel processo. Nel caso dei diritti tv Mediaset, invece, è a rischio l'intero collegio. E anche in questo caso, entro la fine del prossimo anno sarebbe comunque tutto prescritto.

Il rischio di una condanna definitiva di Berlusconi resta dunque molto basso. Ma le tre leggi salva-premier, benché dichiarate tutte incostituzionali (prima il lodo Schifani, poi la legge Alfano e ora il legittimo impedimento) hanno comunque raggiunto il risultato politico di evitare a Berlusconi, almeno per ora, una condanna anche solo di primo grado.

La legge bocciata oggi dalla Corte costituzionale (numero 51 del 2010) era peraltro una cosiddetta «legge ponte», destinata a restare in vigore solo per 18 mesi: a conti fatti, avrebbe comunque perso efficacia nell'ottobre prossimo. Entro quella data, il Parlamento dovrebbe varare un nuovo scudo processuale, ma questa volta con una legge costituzionale, che richiede una maggioranza molto solida, procedure più rigorose e tempi più lunghi.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/e-adesso-che-succede-a-b/2142240/8

Ruby "pedinata" dal cellulare.



Ma la svolta definitiva sarebbe arrivata dalle testimonianze di altre ragazze

PAOLO COLONNELLO


«Attività tecnicamente complesse». Dietro questa frasetta, che campeggia in fondo allo scarno comunicato diramato ieri mattina dalla Procura «al fine di una puntuale informazione e nel rispetto del principio costituzionale di non colpevolezza», si cela il vero asso nella manica della Procura per chiudere la partita nelle indagini su Berlusconi. O almeno così ritengono gli investigatori. Si tratta della ricerca pignola e a ritroso, dei viaggi compiuti da Karima El Mahourug, in arte Ruby Rubacuori, nella villa di Arcore, tracciati dall’aggancio delle celle telefoniche.

Una ricostruzione minuziosa degli spostamenti della ragazza che dimostrerebbe la permanenza, giorno e notte, nella villa e nelle camere private del premier. In almeno 6 occasioni. Ma nelle carte inviate ai difensori del premier e da ieri sera anche alla presidenza della Camera per chiedere l’autorizzazione a procedere con la perquisizione negli uffici di Giuseppe Spinelli - «il ragioniere di Arcore», ovvero l’uomo che secondo i racconti di Ruby e di altre ragazze s’incaricava di pagare le loro prestazioni ai festini del Cavaliere -, ci sarebbero testimonianze di «decine d’incontri».

In Procura smentiscono che a costituire «l’evidenza della prova», sia l’esistenza d’immagini imbarazzanti, filmate e fotografate con i cellulari (ma non quello di Ruby, che non è mai stato nemmeno sequestrato) durante le feste di Arcore. Quelle esistono (e ieri sembra ne siano state trovate altre sul pc di Ruby relative a feste in Sardegna a villa Certosa), ma non costituiscono l’aspetto principale dell’accusa.

A corroborare i fatti contestati, ci sono infatti soprattutto le testimonianze delle altre "giovani donne" che venivano invitate ai party del Cavaliere, oltre i tracciati telefonici che ampliano i racconti «omissivi» della stessa Ruby e dimostrano che oltre il primo incontro del 14 febbraio scorso con Emilio Fede come accompagnatore, ce ne furono ben altri e ben più intensi. Il più lungo è quello avvenuto durante il ponte della Liberazione: tre giorni, dal 24 al 26 aprile, durante i quali Berlusconi svolse in parte la sua attività istituzionale, con una cena "informale" ad Arcore alla quale invitò Putin, proprio mentre Ruby si trovava in villa.

Nei 4 verbali di Ruby, interrogata in Procura dopo la segnalazione del tribunale dei minori circa le strane modalità del suo rilascio dalla Questura il 2, il 6 e il 22 luglio, nonchè il 3 agosto scorsi, la ragazza spiegò abbastanza bene il contesto delle allegre serate di Arcore, raccontando di bagni di gruppo in piscina e di ragazze nude, riservando per sè il ruolo di ancella piccante ma non "partecipativa". Ma in realtà, la ricostruzione dei pagamenti effettuati alla stessa Ruby, raccontano ben altro e non certo l’elargizione di aiuti economici «a una ragazza in difficoltà».

I cui segreti sarebbero rimasti forse celati in un certo giro di prostituzione milanese, gestita secondo le accuse da Lele Mora con le selezioni di Emilio Fede, se proprio Berlusconi, facendo valere il suo peso di Presidente del Consiglio, non avesse telefonato da Parigi in Questura quella sera di maggio per ottenere il rilascio di Ruby-Karima, fermata per furto, senza che la ragazza venisse identificata compiutamente e soprattutto fosse affidata a una comunità di minori.

Avvisato da una prostituta brasiliana, Berlusconi fece in modo che Ruby venisse presa in consegna da Nicole Minetti, che nelle carte è indicata come la donna che avrebbe gestito diverse escort per il Presidente, la quale a sua volta la riconsegnò alla brasiliana. Il punto però è capire se Berlusconi sapesse o no se Ruby, il cui aspetto poteva trarre sicuramente in inganno, fosse minorenne.
E qui interviene una prova logica: perchè telefonando in Questura, spacciando Ruby per «la nipote di Mubarak» e invitando i funzionari ad "affidarla" «a una consigliera della Presidenza», il premier dimostrò di sapere che la ragazza non era ancora maggiorenne.


http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/384434/