Bene, oggi tocchiamo spesso il mezzo milione, abbiamo avuto persino un picco di 600.000 (la media è poco sotto i 400.000), e se guardiamo le classifiche delle versioni online dei quotidiani cartacei scopriamo che ilfattoquotidiano.it sta lottando per il quarto posto.
Non è però per questo che siamo (parzialmente) soddisfatti. Essere arrivati fin qui, stare così in alto (con 549mila followers siamo primi assoluti tra i giornali su Facebook) e rendersi conto che a volte i concorrenti si ispirano a noi nella grafica e nei contenuti, dimostra invece solo che l’intuizione da cui è nato questo sito era giusta.
Scrivere tutte le notizie che si è in grado di trovare e valutare (senza pensare chi possono favorire o danneggiare); dare spazio nei blog a opinioni politiche (ma non solo) diverse tra loro e spesso non coincidenti con le nostre; permettere a tutti gli utenti che lo desiderano di intervenire nel dibattito anche per criticarci, era e rimane la nostra linea. Ilfattoquotidiano.it, d’altra parte, ha un solo obiettivo: fare informazione.
Il resto però lo avete fatto voi. In occasione del nostro primo compleanno il vero ringraziamento va per questo alla Rete e ai navigatori. A chi viene a farci visita. E a chi ha contribuito a renderci interessanti accettando di aprire qui il suo blog, segnalandoci storie e notizie, o scrivendo anche uno solo tra il milione e 658mila commenti postati quest’anno.
Il secondo ringraziamento lo devo poi io, nelle mie vesti di direttore, alla redazione. Eravamo una mezza sporca dozzina, oggi siamo in nove. Forse sporchi come allora, ma certamente molto più stanchi. Aggiornare dalle 8 del mattino fino alle 24 un giornale online come il nostro è un lavoro massacrante. Nonostante questo i colleghi non si sono mai tirati indietro. Hanno sempre lavorato con professionalità ed entusiasmo. Non hanno pensato alle domeniche, alle famiglie, a festività come Pasqua o Capodanno. Qui infatti c’è stato sempre qualcuno. E quando la situazione si è fatta davvero critica ci sono stati tutti, senza recriminare su carichi di lavoro, turni ed orari.
Il risultato, anche grazie al contributo dei nostri 300 blogger, dei consigli di Antonio Padellaro, e dei pezzi dei giornalisti della redazione romana de Il Fatto Quotidiano e dei nostri collaboratori, è stata la pubblicazione di 22.000 post in 12 mesi. Storie e video-inchieste spesso pesanti, in grado di informare, suscitare discussioni e, sopratutto, di far pensare.
Ovviamente non vogliamo fermarci. È appena nata la sezione Emilia Romagna che in questo periodo viaggia già al ritmo di 50mila utenti unici al giorno. Tra qualche settimana i nostri tecnici, in questi mesi impegnati quanto i colleghi giornalisti, metteranno online la nuova versione del sito, mentre ha già preso il via il lavoro per il lancio di una vera web-tv con un palinsesto da trasmettere anche in diretta streaming. Per questo sarà necessario ingrandirci ancora un po’. Ma con prudenza.
Internet è un drago vorace e costoso. Dopo un lungo dibattito interno e, come qualcuno ricorderà, con la Rete, abbiamo scartato l’idea di chiedere dei contributi volontari ai navigatori. Viste le risposte entusiastiche che il progetto aveva ricevuto dal web certamente i finanziamenti non sarebbero mancati. Ma alla fine un motivo, che forse è giusto definire etico, ci ha spinto a rinunciarvi. La nostra società editoriale è una Spa che, grazie allo straordinario successo de Il Fatto Quotidiano in edizione cartacea, produce utili in parte redistribuiti. Non sarebbe stato giusto, in queste condizioni, domandare ai lettori di aprire il portafoglio.
Così per pareggiare al più presto i conti del sito e affrontare con serenità i nuovi investimenti (oggi spendiamo tra tutto circa un milione di euro) ci siamo rivolti alla pubblicità. Senza farci condizionare da nessuno (il caso della nostra polemica con Enel insegna) abbiamo dato lo spazio a inserzionisti e offerto anche ospitalità a database sponsorizzati per la ricerca di case, lavoro e assicurazioni, pensando che si trattasse di un servizio utile dal punto di vista economico sia per i lettori che per noi. In una Nazione come la nostra, in cui tutti parlano e straparlano di libero mercato e concorrenza (spesso dal comodo pulpito di giornali cartacei e online che incassanofinanziamenti pubblici), noi abbiamo deciso di provare a far vedere da soli quanto valiamo.
I fatti, anzi i numeri, ci daranno ragione? Ci contiamo, ma non lo sappiamo. Ai lettori e ai navigatori possiamo solo assicurare che continueremo a mettercela tutta. C’è un Paese, anzi un mondo, che merita di essere raccontato. C’è un futuro che, per quel che possiamo, va immaginato. E noi, accada quel che accada, anche l’anno prossimo, e per molti altri anni ancora, saremo sempre qui per farlo. Restate con noi.