Si arricchisce di un nuovo tassello l'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia: la mancata cattura del boss Nitto Santapaola. Secondo i magistrati che stanno portando avanti l'indagine, i pm Di Matteo, Del Bene, Sava e Tartaglia, tra il 1992 e il 1993 il vertice del Ros avrebbe offerto un salvacondotto, oltre che a Bernardo Provenzano, anche al capomafia catanese. Gli inquirenti hanno recuperato alcune intercettazioni dell'aprile 1993.
In alcune conversazioni due mafiosi avrebbero parlato di un incontro recente col capomafia catanese quindi in un'altra registrazione all´interno di un ufficio di autotrasporti tenuto sotto controllo a Terme Vigliatore, nel messinese, sarebbe registrata persino la voce del boss. Gli interlocutori lo chiamavano “zio Filippo”. “So che hanno fatto un blitz a Milano per droga... - diceva -. E lì ci hanno messo Totò Riina, a me, Madonia, tutti lì, tutti catanesi, perciò alcuni sbirri pensano una cosa, altri ne pensano un'altra...”. In un secondo colloquio intercettato lo stesso giorno, uno degli interlocutori dice all'altro: “Se non svieni e non lo dici a nessuno, io ti dico chi era quella persona che c'era qua dentro poco fa. Era Nitto Santapaola...”. Nonostante ciò non venne effettuato alcun blitz ed anzi gli uomoni dell'arma furono protagonisti di una sparatoria in cui fu coinvolto un ignaro passante, scambiato per il ricercato Pietro Aglieri. Un disguido, venne detto all'epoca. Per l'accusa un messaggio a Santapaola per proteggerne la latitanza che durò fino al 18 maggio, quando venne arrestato dalla Polizia.
Adesso, queste intercettazioni sono state inserite nei cinque faldoni depositati agli atti dell´udienza preliminare del processo per la trattativa in corso a Palermo. I documenti sono stati scovati negli archivi di Messina, Reggio Calabria e Barcellona Pozzo di Gotto. Secondo gli inqurenti Santapaola si sarebbe nascosto a Barcellona Pozzo di Gotto e nella stessa zona, ad aprile, si sarebbero trovati anche l’ex ufficiale Giuseppe De Donno, tra gli imputati del procedimento sulla trattativa, e l’allora capitano Sergio De Caprio, l’uomo che arrestò Totò Riina e che fu processato (e assolto, come Mori) per la mancata perquisizione del covo del boss corleonese. Dopo la mancata cattura di Provenzano nel 1995, contestata all’ex generale del Ros Mario Mori, ‘concessione’, secondo i pm, fatta al boss proprio in nome della trattativa in corso, anche il mancato arresto di Santapaola sarebbe inserito in un possibile accordo.
Trattativa che sarebbe continuata anche dopo l’arresto, attraverso Francesco Di Maggio, allora vicedirettore del penitenziario in cui si trovava detenuto Santapaola.
A raccontare questa fase della trattativa è l'avvocato Rosario Cattafi, arrestato l'estate scorsa dai magistrati di Messina che lo considerano il referente della cosca barcellonese e ora detenuto al “carcere duro”. Nell'aprile '93 il vice direttore delle carceri lo avrebbe contattato proprio per far arrivare un messaggio a Santapaola per fermare le stragi.
A raccontare questa fase della trattativa è l'avvocato Rosario Cattafi, arrestato l'estate scorsa dai magistrati di Messina che lo considerano il referente della cosca barcellonese e ora detenuto al “carcere duro”. Nell'aprile '93 il vice direttore delle carceri lo avrebbe contattato proprio per far arrivare un messaggio a Santapaola per fermare le stragi.
E ieri, durante l'udienza preliminare, il pm Nino Di Matteo ha spiegato il perché nell'ottobre '95 non venne arrestato Provenzano: “Non si trattò di un episodio isolato ma della volontà di adempiere a un patto, un accordo che è parte della trattativa scaturita dal ricatto mafioso. Provenzano venne lasciato in latitanza perché una parte delle istituzioni riteneva utile che prevalesse la fazione interna a Cosa nostra da lui guidata. Perciò conveniva che Provenzano rimanesse in libertà”.
All'udienza davanti al gup Piergiorgio Morosini è anche intervenuto con delle dichiarazioni spontanee Massimo Ciancimino, figlio di don Vito, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di calunnia. “Sono stato il primo a parlare di una trattativa tra Stato e mafia” ha dichiarato mente i suoi legali depositavano agli atti un verbale di interrogatorio reso nel 2008 davanti ai giudici di Caltanissetta. Nel corso dell'udienza, che si è tenuta ancora a porte chiuse, sono state numerose le richieste avanzate dai difensori dei 12 imputati. Il legale di Mori, l'avvocato Basilio Milio ha chiesto la produzione delle intercettazioni fatte due anni fa a Verona tra Massimo Ciancimino ed un uomo ritenuto vicino alla 'Ndrangheta. Inoltre, il legale ha chiesto anche la produzione degli atti del processo Mori. I legali di Nicola Mancino hanno, invece, fatto sapere che nell'udienza del 9 gennaio 2013 l'ex ministro dell'Interno farà dichiarazioni spontanee. Anche i pm Nino Di Matteo, Lia Sava e Roberto Tartaglia hanno annunciato la produzione di nuovi atti. L'udienza è stata rinviata a lunedì prossimo quando il guo Morosini si esprimerà sulle decisioni.