Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 4 febbraio 2013
domenica 3 febbraio 2013
Fiumicino, volo Alitalia appaltato ai rumeni atterra fuori pista: 16 feriti.
Prima e dopo la "cura".
Un aereo, un Atr 72, è finito fuori pista all’aeroporto “Leonardo Da Vinci” di Fiumicino. L’aereo è sobbalzato due volte in terra, il carrello si è piegato rompendosi e l’aereo è finito sull’erba, con i passeggeri che urlavano convinti che si stessero schiantando: “Abbiamo pensato di morire”, hanno dichiarato una volta scesi a terra. Sul velivolo, decollato alle 19,15 da Pisa, c’erano 50 persone: quattro componenti dell’equipaggio e 46 passeggeri. Sedici i feriti. Due sono stati soccorsi dai sanitari in codice rosso, ma non sono in pericolo di vita. La persona più gravemente ferita ha riportato un trauma alla colonna vertebrale ed è stato trasportato in elicottero al policlinico Gemelli, un altro paziente è stato trasportato al San Camillo, mentre altri due, in codice giallo, al Sant’Eugenio e all’Aurelia Hospital. L’ipotesi più probabile, per il momento, è che il forte vento possa aver inciso sulla delicata fase di atterraggio. L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo ha aperto un’inchiesta per stabilire le cause dell’incidente.
Il velivolo fa parte della flotta che la compagnia italiana ha subappaltato alla compagnia rumena Carpatair, sollevando diverse polemiche. In tutto, da maggio 2012, sono cinque gli incidenti che hanno coinvolto la compagnia rumena in Italia, di cui quattro negli ultimi due mesi. La Carpatair ha sede a Timisoara, dove ha il suo hub principale, e serve diverse destinazioni nazionali ed internazionali. Ha rapporti commerciali con più di una compagnia internazionale, come Malev, Lufthansa, Austrian Airlines e, appunto, Alitalia.
Nei primi giorni di gennaio, la Uil trasporti aveva espresso “forte preoccupazione per i livelli di sicurezza espressi dal vettore romeno Carpatair che opera, da alcuni mesi, voli in subappalto per conto di Alitalia”. Il segretario nazionale del sindacato Marco Veneziani aveva citato “l’ennesima emergenza, avvenuta sul volo AZ 1126 Ancona-Roma di venerdì 4 gennaio, ha visto l’Atr 72 di Carpatair effettuare una discesa di emergenza, a causa di una avaria alla pressurizzazione, e rientrare ad Ancona. Non si tratta del primo evento che ha coinvolto il vettore romeno dall’inizio della collaborazione con Alitalia”. Un altro episodio era avvenuto lunedì 7 gennaio: il volo AZ1666, in partenza alle 7 da Pisa in direzione di Roma-Fiumicino aveva dovuto rientrare a terra poco dopo il decollo per un guasto di bordo. Veneziani ha rincarato la dose in serata: “Siamo impressionati dal numero di avarie e problemi di questa compagnia tanto che io personalmente ho fatto una denuncia sia all’Enac sia all’agenzia nazionale del volo per verificarne la sicurezza. Poi non ne ho saputo più nulla”. “La compagnia lascia forti perplessità – continua Veneziani -, speriamo che il servizio venga sospeso immediatamente. Prima di lanciare allarmi però aspettiamo l’inchiesta”.
Il presidente dell’Avia, Antonio Divietri, ricorda come “da tempo, insieme ad Anpac ed Anpav” abbiano segnalato “l’anomalo addensamento di eventi operativi che vedono coinvolta la Carpatair mentre opera voli Alitalia”. “Ci auguriamo – ha aggiunto – che le indagini siano approfondite e facciano piena luce su eventuali responsabilità o omissioni da parte di tutti i soggetti coinvolti”.
Durissima la reazione dei sindacati di base: “A quanto pare la compagnia di bandiera Alitalia sembra molto più interessata a risparmiare sul costo del lavoro, nonostante le migliaia di lavoratori in cassa integrazione e mobilità, che a seguire come sono operati i propri voli”, ha dichiarato l’Usb. “La compagnia romena Carpatair – prosegue la nota del sindacato -, che opera alcune rotte in wet leasing per conto di Alitalia non è infatti nuova ad incidenti con i propri velivoli. Troviamo inoltre inconcepibile che all’acquisto del biglietto, i passeggeri non siano neanche informati di volare con velivoli ed equipaggi romeni”.
Nella mattinata di domenica il logo Alitalia, ben visibile nelle ore seguenti l’incidente sulla coda dell’aereo, è stato cancellato. Sull’aereo, che ora appare completamente bianco, sono rimaste la matricola YR-ATS e la bandierina della Romania.
sabato 2 febbraio 2013
Trovato finalmente il batterio del morbo di MPS: si chiama MM. - Sergio Di Cori Modigliani
E’ la nostra situazione attuale, basata sul paradosso della surrealtà: ci dicono addirittura la verità già nel loro nome. Un logo che è una autentica minaccia all’intelligenza civica della nazione.
Come a dire: “cari magistrati, cara Europa, provateci –se vi riesce- a districarvi in questo perfetto groviglio di interessi che noi abbiamo costruito in 541 anni di Storia al servizio delle oligarchie del privilegio”.
Inevitabile, quindi, spendere ancora due parole su MPS.E’ una grande occasione da non perdere per tutti, e per diversi motivi.Procediamo punto per punto.
Qualunque cittadino italiano sarebbe autorizzato a porsi, oggi, una elementare domanda: “come mai il caso MPS esplode proprio al centro della campagna elettorale?”.Se, a essere coinvolti, fossero soltanto quelli del PD, la risposta sarebbe semplice: “sono quelli del PDL che tirano fuori gli scheletri dall’armadio degli oppositori”. Se invece fossero coinvolti soltanto quelli del PDL si potrebbe dire l’opposto e così via dicendo. In entrambi i casi si tratterebbe di una logica miope e banale, ma –in teoria- avrebbe anche potuto avere una sua piatta coerenza.
Poiché, mano a mano che trascorrono i giorni e si leggono le carte e i documenti e si viene a sapere di tutto (soprattutto dalla stampa estera europea) ed è ormai ufficiale che, a essere coinvolti siano stati il PDL, il PD, l’Udc,
Ed ecco la grande occasione per tutti noi.
1). “Ce lo chiede l’Europa”. Anzi: “L’Europa l’ha preteso”.
Non così a Siena dove si è verificato esattamente il processo opposto, senza neppure avere la scusante sociale di essere un luogo degradato dalla Storia. Con l’arroganza derivata dall’eredità culturale delle grandi signorie medioevali, hanno costruito una rete locale di potere mafioso criminale dove i boss non portano la scoppola, non usano la lupara, non si chiamano tra di loro picciotti, ma frequentano ogni sera le case giuste, le persone giuste, appartengono a un censo sociale alto, violando
Perché Siena è ora la capitale della mafia mentale d’Italia e va denunciata con coraggio.
2). Ecco alcune notiziole ormai pubbliche e diffuse dovunque su MPS che qui sintetizzo: nell’autunno del 2007 MPS emette una delibera ufficiale firmata Gabriello Mancini (deputato ente fondazione mps) con la quale vengono “ingaggiati gli advisor che dovranno gestire, controllare e riferire l’andamento degli investimenti finanziari e l’intera procedura relativa all’acquisizione di Antonveneta”. Firmano l’accordo con tre società: J.P.Morgan, Credit Suisse a Banca Leonardo. Costo delle competenze 4.980.000.000 di euro (poco meno di 5 miliardi). Scelgono anche il delegato dell’intera operazione, Mr. Monti jr., il figlio dell’attuale premier dimissionario Mario Monti, in quanto direttore responsabile del marketing operativo europeo di J.P.Morgan, colosso finanziario statunitense. Il tutto con beneplacito della direzione di PD, PDL, Udc e logge massoniche locali. Due mesi dopo, una ulteriore delibera accredita a J.P.Morgan un successivo milione di euro secco extra, di cui non esiste fattura alcuna di riscossione essendo avvenuto su conto estero/estero. Il presidente di MPS è Muccari e vice presidente che deve mettere la firma è Francesco Caltagirone, suocero di Casini. Ma è necessaria l’autorizzazione definitiva sia del sindaco di Siena che del presidente della provincia, i quali autorizzano e firmano la delibera che dà pieni poteri a questi colossi di gestire i loro soldi. Non c’era nessun senese che non lo sapesse, anche perché non appena parte l’operazione arrivano soldi per tutti a Siena, dai grossi imprenditori al modesto barista che voleva ristrutturare il suo locale: MM.
Nel 2008 MPS eroga 222.000.400 di euro (duecentoventidue milioni di euro) come “cifra da devolvere come investimento di beneficenza nel territorio” e partono altri soldi che ricadono a pioggia sull’intera città e provincia. A novembre di quell’anno, lo Stato provvede a fare un prestito voluto da Giulio Tremonti di 2 miliardi di euro al fine (così è scritto) “di consentire all’istituto di rispettare i parametri e i dispositivi previsti dagli accordi europei”. Tale cifra viene investita nel seguente modo: 1 miliardo per acquistare bpt italiani, 600 milioni in derivati scelti da J.P.Morgan (cioè Mr. Monti jr.) e 400 milioni in “beneficenza” di cui si occupa
La magistratura ha già pronto un mandato d’arresto sotto l’infamante accusa di “associazione a delinquere finalizzata alla truffa nei confronti dello Stato, falso in bilancio, dichiarazioni mendaci agli ispettori di Bankitalia, aggiotaggio, e alterazione degli equilibri di mercato” contro l’ex presidente Mussari, e contro Baldassari, Toccafondi e Vigni. Il problema consiste che il procuratore della repubblica di Siena, dott. Salerno, che ha in mano l’inchiesta, sostiene “di avere ormai accertata la piena consapevolezza del management e dell’intera dirigenza della banca, la quale, però, nel frattempo è stata sostituita, e quindi si tratta di colpevolezze pregresse”. Un finale tutto italiano, quindi.
Nessuno sapeva nulla. Questi quattro signori sarebbero dunque quattro individui che, da soli, si svegliano un mattino e decidono di rubare dei soldi allo stato, ai correntisti e all’intera collettività senza che nessuno sapesse nulla al riguardo. Come scriveva Die Welt in Germania “soltanto gli italiani possono credere a simili fandonie”.
Nessuno, quindi, sapeva nulla?Nessuno ne ha parlato, neppure in rete?
Sì, uno c’è.
E lo ha anche fatto a nome della sua compagine politica, un importante esponente politico della destra moderata, che si chiama Agostino Milani, il quale, a nome del suo gruppo (Futuro e Libertà) nel febbraio del 2011 denunciò il tutto mandando anche una lettera ufficiale a Mario Draghi. Si diede da fare per cercare di ottenere una interrogazione parlamentare. Era il momento dello scontro frontale tra Berlusconi e Fini, con il PD che guardava a distanza come se la faccenda non lo riguardasse. Non accadde nulla e si mise a tacere quello che –allora, nella primavera del 2011- era stato definito negli ambienti politici nazionali “il più grande e grave scandalo della storia della repubblica”. I soggetti politici di FLI che si impuntarono per portare avanti la loro lotta, sono stati prima isolati e poi censurati e, finalmente, allontanati dalla vita politica attiva.Martedì scorso, a Ballarò, il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha dichiarato come se nulla fosse: “si sa che una banca non può fallire mai”.
Lo considero un avvertimento minaccioso, frutto del morbo MM.Chi l’ha detto che una banca non può fallire?Chi l’ha detto che un imprenditore mafioso non può fallire?Chi l’ha detto che
Ho saputo di questo articolo, a suo tempo pubblicato in un sito che non esiste più (il cittadino.it) per un caso davvero strano, attraverso un blogger olandese che segue le questioni italiane e poi fa un rapporto alle commissioni europee. In giro per l’Europa si sa anche della lettera consegnata a Mario Draghi e di successive pressioni da parte di deputati indignati, sia di destra che di sinistra che di centro.In Italia non è accaduto nulla.
Questo articolo, oggi, 20 mesi dopo, acquista un sapore completamente diverso.Lo metto qui, in copia e incolla, come stimolo a riflettere. Per pensarci su.
Soprattutto per pensare e ripensare alla MM, il morbo pestilenziale che ha colpito l’intera provincia di Siena e di cui tutti fanno finta non sapere che esiste, che ha colpito un’intera provincia, e che in qualunque momento può ammalare l’intera popolazione italiana.
Auspico che il popolo senese riesca a trovare dentro di sé un guizzo di decenza e di decoro per insorgere.
Il mondo si è globalizzato, e lo hanno fatto anche i boss della criminalità organizzata, i rentier, le baronie, i capitalisti coloniali, autentiche cavallette del mondo post-moderno.Esiste una “questione nazionale” che dovrebbe essere seguita dal Ministero della Sanità Pubblica, perché si tratta di una gravissima malattia sociale: è
L’omertosa Mafia Mentale del popolo italiano ha devastato questa splendida etnia, composta da tutti noi, dalle Alpi al canale di Sicilia e ha condotto ad una deriva morale dalla quale nessuno dei partiti presenti in parlamento è immune.
Ecco l’articolo, pubblicato il 18 aprile 2011, che ha prodotto effetto zero.Ringraziamo il web.E facciamo in modo di aggrovigliare noi, grazie alla rete, i responsabili di questo sfacelo annunciato.Per farli finire tutti come mosche fastidiose, arroganti e presuntuose, vittime della loro stessa natura.
18/04/2011 17:14
MILANI (FLI) COMMENTA LA "DITTATURA A SIENA"
Un "armonico groviglio" scollegato dalla realtà
SIENA. Ci sconcerta lo sconcerto con il quale la stampa locale commenta le dichiarazioni di Claudio Martelli a proposito del fatto che a Siena ci sia una dittatura esercitata da sempre da un partito unico che da sempre controlla, quasi manu militare, il sistema senese influenzando financo la stampa che si riduce ad esaltare tutto quel che fa l’amministrazione.
Ci sconcerta, dicevamo, che qualcuno si sconcerti per cose che sanno tutti e alle quali in qualche modo ci siamo abituati, anche se non rassegnati.
Certamente noi, abituati al clima ovattato senese, non avremmo usato il termine dittatura, anche se contestuale ad un ragionamento più articolato, ed avremmo optato per un più corretto politicamente “groviglio armonico di interessi”, che poi è la stessa cosa, però fa meno effetto.
Certo l’anomalia senese non ha uguali, perché non esiste paese al mondo dove il candidato dell’opposizione (a parole) viene scelto di concerto con la maggioranza.
Qualcuno si scorda per caso come il candidato Nannini, che per sua stessa ammissione ha sempre votato a sinistra, sia stato prescelto da un certo Rocco Girlanda che lo ha portato a Verdini il quale a sua volta l’ha portato da Berlusconi per l’imprimatur definitivo.
E non è lo stesso Girlanda amministratore delegato della società editrice di un quotidiano locale notoriamente schierato a sinistra e, al contempo, deputato umbro del PDL, coinvolto in alcuni scandali con Denis Verdini?
E lo stesso Verdini, sin dalle amministrative del 2006, non è forse in rapporti con quel Franco Ceccuzzi che oggi si candida a sindaco di Siena?
Ci spieghi allora Ceccuzzi quali sono stati e quali sono i suoi rapporti con Denis Verdini e ci spieghi anche se parlavano di donne, di sport o di qualcosa di altro.
Nella nostra concezione politica (dove non esiste l’ abitudine di insultare o di tentare di comprare il nemico) non c’è niente di illecito ad avere rapporti e confrontarsi con l’avversario, purché ciò avvenga alla luce del sole e che tutti ne siano informati.
Nella nostra concezione politica non esiste neppure che un sindaco uscente (il Cenni) sia costretto l’ultimo giorno a votare contro la propria maggioranza, che è già passata al nuovo padrone e per ingraziarselo, dopo avere approvato Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico, si rifiuta di approvare il Regolamento Edilizio, che dei primi due costituisce il libretto delle istruzioni, solo per poter dare al povero Cenni la responsabilità di quanto accaduto negli ultimi dieci anni.
Il sistema Siena è certamente un “groviglio armonico e virtuoso”, dove però i gestori stanno chiusi nel palazzo e non si rendono conto di quel che avviene nel mondo reale e nulla fanno per sottrarre la città a quella decadenza verso la quale sembrano invece spingerla.
Perché per governare una comunità, anche se ricca di grandi risorse come è stata Siena fino a poco tempo fa, bisogna ascoltare le istanze dei cittadini che danno il polso della situazione, farsi carico dei loro bisogni e delle loro speranze per trasformarli in progetti reali, trovare le necessarie risorse e poi realizzarli.
E’, in altre parole, necessario guardare la realtà, coglierne i problemi e sapere immaginare il futuro.
Non ci sembra che questa capacità sia il tratto distintivo dell’armonico groviglio.
Agostino Milani Futuro e Libertà, 18 aprile 2011
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/02/trovato-finalmente-il-batterio-del.html
Burani: 6 anni a Walter e Giovanni per bancarotta in crac gruppo moda.
Walter e Giovanni Burani
Il marito e il figlio della stilista Mariella condannati dal Tribunale di Milano.
MILANO - Walter Burani, marito della stilista Mariella, e il figlio Giovanni sono stati condannati a 6 anni di reclusione per bancarotta dal Tribunale di Milano, in relazione al crac del gruppo di moda di Cavriago, Reggio Emilia. I due vennero arrestati nel 2010 nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal pm Luigi Orsi.
I giudici della terza sezione penale di Milano (presidente del collegio Piero Gamacchio) hanno condannato inoltre Walter e Giovanni Burani, imputati per bancarotta fraudolenta aggravata, anche ad un risarcimento a titolo di provvisionale complessivo di circa 13 milioni di euro a favore delle curatele fallimentari delle tre società del gruppo coinvolte nel crac e di due fondi. Walter Burani, ex presidente del gruppo, e il figlio Giovanni, ex amministratore delegato, erano imputati in relazione al fallimento di Burani Designer Holding del febbraio 2010, per il fallimento di Mariella Burani Fashion Group del marzo dello stesso anno e a quello di Mariella Burani Family Holding dell'aprile 2010. Il pm Orsi aveva chiesto per i 2 una condanna a 9 anni di carcere, parlando nella sua requisitoria di una "bancarotta da antologia" realizzata con una "frode sistematica" in un "triennio infernale", tra il 2007 e il 2010, nel corso del quale il marito e il figlio della stilista avrebbero messo in piedi "una serie di operazione farlocche al solo fine di gonfiare il prezzo dei titoli in borsa". Come ha spiegato oggi in udienza il legale degli imputati l'avvocato, Stefano Borella, i due hanno risarcito attraverso accordi transattivi oltre 300 piccoli azionisti, la Burani Private Holding e un altro fondo e "altre transazioni per i risarcimenti sono ancora in corso". In mattinata Walter Burani aveva anche rilasciato dichiarazioni spontanee per dire che "non abbiamo rubato nulla per noi e per altri". I giudici hanno assolto i due imputati per alcuni fatti di capi di imputazione e hanno concesso loro le attenuanti generiche, dichiarandoli però interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e incapaci di svolgere ruoli in uffici direttivi di imprese per 10 anni.
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