venerdì 5 luglio 2013

Ladri di biciclette. - MASSIMO GRAMELLINI


Sabato scorso un ciclista parcheggia la sua bici da tremila euro sulla punta del molo di un porticciolo di Agrigento per andarsi a fare un giro in barca. Al ritorno dalla gita il ciclista scopre che la bicicletta è stata rubata e, senza troppe speranze, sporge denuncia all’autorità competente. Invece, nonostante siano sotto organico e oberate da ogni genere di reati, le forze dell’ordine trovano il tempo di visionare insieme con il derubato le immagini dell’impianto di videosorveglianza, smascherano il ladro in men che non si dica e recuperano la superaccessoriata refurtiva. 

Sempre sabato scorso un ciclista parcheggia la sua bici da duecento euro intorno al palo che fronteggia un bar di Pavia per andarsi a fare un giro in centro. Al ritorno dalla passeggiata il ciclista scopre che la bicicletta è stata rubata e, senza troppe speranze, sporge denuncia all’autorità competente. Purtroppo, poiché sono sotto organico e oberate da ogni genere di reati, le forze dell’ordine non trovano il tempo di visionare le immagini dell’impianto di videosorveglianza, che dopo una settimana (domani) verranno inesorabilmente cancellate, rendendo impossibile lo smascheramento del ladro e il recupero della sottoaccessoriata refurtiva. 
Dagli scarni indizi sopra esposti, vi sfido a scoprire quale dei due ciclisti derubati sia il signor Angelino Alfano, ministro degli Interni, e quale la signora Tina Bianco, lettrice de La Stampa. 

martedì 2 luglio 2013

Ecco la batteria che rimane in carica per 27 anni!

Stoccare e conservare l’energia elettrica è un problema che la scienza sta affrontando dai tempi della  rivoluzione industriale. Le batterie al litio degli ultimi anni hanno rappresentato un enorme passo avanti, perché ci permettono di utilizzare strumenti complessi come pcportatili o smartphone senza il bisogno di un cavo costantemente collegato alla rete.
Questo metallo, più leggero dell’acqua, permette anche il funzionamento delle batterie delle automobili elettriche, che in molti oramai vedono come il futuro della mobilità mondiale. Nel caso delle auto, il problema finora era stata la capacità di garantire un’autonomia sufficiente per molti km e la durata delle stesse batterie.
Gli scienziati del Zentrum für Sonnenenergie- und Wasserstoff-Forschung (ossia il Centro per la ricerca sull’energia solare e l’idrogeno) del Baden-Württemberg in Germania hanno ovviato a quest’ultimo problema sviluppando dellebatterie a ioni di litio in grado di conservare la propria efficienze per ben 27 anni.
Gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che dopo 10.000 cicli di carica e scarica completa, l’equivalente medio di 27,4 anni di utilizzo, le batterie conservavano l’85% della capacità iniziale. Inoltre, la potenza di tali apparecchiature consentirebbe ad un veicolo maggiori prestazioni e tempi di ricarica più veloci.
L’unico problema è forse quello della scarsità del litio che è sì abbondante sulla crosta terrestre ma non nella forma utile all’industria elettronica. La metà dei giacimenti attuali sono poi situati nelle Ande boliviane, specialmente nel deserto di sale del Salar de Uyuni, ma il presidente Evo Morales non è più disposto a svendere le enormi risorse locali alle compagnie minerarie straniere.
Speriamo che la ricerca scientifica, la cui avanguardia è rappresentata dalla fisica quantistica, riesca ad ovviare ai problemi politici e di scarsità con soluzioni atte a garantire una più equa e abbondante distribuzione delle risorse.

America Is Not A Democracy - Noam Chomsky



Forza e onore …- Francesco Briganti



“ L’ambiente era spoglio: scaffalature ai muri ad indicare una passata valenza, qualche macchinario sperso per l’ampia superficie presente, più per la sua vetustà, che per l’effettiva possibilità di essere venduto, alle spalle di un bancone due scrivanie dietro le quali assisi un imprenditore e la sua segretaria. 
Tempi duri anche allora, tempi di crisi in una terra di conquista per industrie del nord venute a seminare speranze, ma poi decise a raccogliere contributi lasciando dietro di sé terra bruciata, dipendenti in cassa integrazione, terziario assoggettato a debiti impagabili,  fornitori con le lacrime agli occhi. 
La giornata trascorreva lenta ed abitudinaria, la maggior parte passata al telefono ad inventare novelle per chi chiedeva un pagamento, la restante parte a sollecitare dei pagamenti: in entrambi i casi, nocciolo comune, una risposta negativa. Il sole dall’est nato a mitigare il nero dell’animo, violento entrava dall’ampia porta vetrina rendendo difficile il riconoscimento immediato di chi entrasse avendolo alle spalle. 

“ Buongiorno signor … “  la voce di uno dei due avventori scoppiò alle scrivanie interrompendo due telefonate in sincrono, una a chiedere e l’altra a negare. “ Volevamo parlare con Voi … “ continuò la voce mentre, come fossero i padroni oltrepassavano il bancone e, senza invito, sedevano di fronte all’imprenditore.  
Due volti conosciuti, non adusi ad esser frequentati da quel titolare, ma da questi debitamente salutati con rispetto ogni qualvolta incontrati per strada o ad uno dei bar della zona. 
Due persone a cui si potevano chiedere favori, due persone a cui non si potevano  negare favori. In nessuna delle parti a confronto v’era sorpresa nella visita e senza preambolo alcuno, che non fosse la cordialità imperiale di chi dice e non chiede, l’argomento della stessa fu determinato con poche parole: “ … dobbiamo comprare due caterpillar; noi abbiamo la ditta venditrice, noi versiamo l’anticipo, voi fate da intermediario poi diventa problema nostro il pagamento dei mezzi. Per voi signor …, ci sono venti milioni subito e venti a consegna avvenuta …”. 1985!. 
Quaranta milioni di lire ed una montagna di problemi risolti in un baleno come al tocco di una magia; di più, un miracolo!; e, contemporaneamente, la salvezza da un probabile fallimento nell'andare oltre quella linea di correttezza a cui, da sempre quell’imprenditore, si era attenuto: era lampante che i quattrocento milioni dei due caterpillar la ditta costruttrice non li avrebbe mai visti. Una tempesta di pensieri a sovraffollare un cervello: addio ai notai che chiamavano, addio alle banche assillanti, addio a quello strozzino che scroccava un caffè ogni mattina e addio al potersi guardare allo specchio, pur disperato, ma con la fronte alta e lo sguardo limpido nel riflettersi negli occhi dei figli e della moglie; addio ad un nome che, sia pure in grande difficoltà, era da tutti rispettato ed onorato nella città e tra i concorrenti. 
L’imprenditore portò le mani ai capelli e strinse forte le tempie, sentiva pulsare il sangue nelle vene così forte da dolergli la fronte; un’improvvisa secchezza della bocca ne rendeva aspro e di fiele il sapore; tentò una, due volte di articolare una risposta poi, biascicando più che parlando riuscì a dire quel “ Don …” a fare da stura a tutta la propria frustrazione e disperazione. “ … Voi sapete, Don … , quali sono le condizioni della mia azienda; sono oberato dai debiti e non per mia colpa, ma perché i tanti piccoli artigiani della zona non mi hanno pagato e solo perché anch’essi  sono vittime della situazione; sapete anche che a questo punto della storia ciò che mi offrite sarebbe per me la salvezza da un fallimento certo e, sapete, che il mio nome è ancora la garanzia necessaria a che i due caterpillar arrivino qui senza troppi problemi …; Don …, a me il nome mi è rimasto!, se perdo anche quello, che farò domani!?!”. Una supplica più che un rifiuto; una offerta di sé stessi come contro partita di una disonestà evidente e marchiante per il resto del tempo.
 I due Don, si guardarono per un attimo negli occhi, poi  si alzarono e allungando, entrambi, la mano, uno per volta strinsero quella dell’imprenditore e prima di uscire il Don, più don dei due, con un evidente freddo, ma deciso rispetto disse: “ …  
Ho capito signor …, state tranquillo, e scusatemi se sono venuto. “ poi uscirono perdendosi nella luce del sole sempre più brillante. “ Non una parola è inventata, nulla di quanto avete letto è fantasia. L’imprenditore poi fallì, macchiando comunque il proprio nome, qualcun altro fece arrivare i due caterpillar di cui la ditta costruttrice non ebbe mai il pagamento e i don continuarono a fare i don come al solito, ma, quando in un bar incontravano assieme o singolarmente quell’imprenditore, da quel giorno furono loro ad offrirgli il caffè. Un gesto di coraggio o di vigliaccheria rispetto ad un futuro forse migliore economicamente, ma senz’altro frutto di un rimorso costante? 
Ed oggi, a tanti anni di distanza ed a morale ed etica vigenti, quel rifiuto sarà vissuto come un rimorso o  come un rimpianto?. E, cosa alberga oggi nella mente di quegli imprenditori, di quei politici, di quella gente comune che cerca e trova e segue sempre un'unica via : quella più facile e più conveniente?. Ecco, dare e darsi delle risposte, potrebbe, forse, dare inizio al cambiamento. Ma ci vuole coraggio, o forse solo la vigliaccheria di non doversi confrontare ogni giorno CON IL PROPRIO RIMORSO!. 

https://www.facebook.com/notes/francesco-briganti/massimo-decimo-meridio-/144232312447373

Carota nera: proprietà e benefici.

La carota nera è una varietà della carota che pochi in occidente conoscono, ma che promette molto bene per le sue proprietà e per i benefici che può portare al nostro corpo
E’ da sempre invece molto conosciuta in oriente, specialmente in India e in Cina dove viene consumata regolarmente proprio per le suo proprietà benefiche nel prevenire molte malattie.
La “purple carrot” ha proprietà simili a quelle dei mirtilli, delle prugne, dell’uva o del vino rosso ed è quindi ricca di antociani dall’alto potere antiossidante, molto utili contro i radicali liberi, le infiammazioni, i problemi circolatori, i danni provocati dagli ultravioletti.
Una curiosità che forse non tutti sanno è che la carota nasce nera e non arancione, probabilmente in una zona dell’oriente come l’Afghanistan e solo nel 1500 gli Olandesi la fecero diventare arancione in onore di Guglielmo D’Orange (fonte confagricoltra).

Sinceramente quando ho saputo dell’esistenza di una carota nera, come al solito, mi sono subito incuriosito e ho cominciato a cercare e a cercare: non mi sono fermato al primo sito o al primo libro e ho trovato veramentemoltissime proprietà benefiche che vi riassumo molto sinteticamente qui sotto.

Quali benefici?

Nello specifico quali sono i motivi per cui mangiare o bersi succhi o centrifughe di carote nere?
  • il grande apporto vitaminico comprende anche la vitamina A e il selenio, molto importanti per il benessere del corpo
  • migliora il benessere di occhi, capelli, pelle e sangue
  • gli antiossidanti, molto abbondanti, aiutano nella prevenzione dai radicali liberi e di molte malattie tra le quali il cancro
  • aiuta il sistema immunitario con le infezioni e le infiammazioni
  • migliora la qualità dello sperma dell’uomo
  • potrebbe essere utilizzato anche in Italia come colorante completamente naturale nell’industria alimentare

A ogni varietà le sue proprietà

Se vivete in Italia e doveste decidere di recarvi in un supermercato o da un fruttivendolo quasi sicuramente troverete una sola variante di carote, quella arancione classica, ottima per le sue proprietà, ma in realtà esistono diverse varietà della carota:
  • la carota nera
  • la carota rossa è ricca di licopene (antiossidante molto potente contro l’invecchiamento)
  • la carota gialla è ricca di xantofilla capace di portare benefici sulla pressione e in generale a lungo termine
  • la carota arancione contiene betacarotene
  • la carota bianca infine è molto studiata nell’ultimo periodo per le sue proprietà molto positive nella lotta contro il cancro
Purtroppo non è per niente facile trovare tutte queste varietà nei nostri supermercati o dai nostri fruttivendoli di fiducia, ma un giorno potremmo beneficiare di tutto il benessere che questi alimenti sono in grado di apportare al nostro corpo!
Il consiglio, per chi ha la possibilità, è quello di coltivare le carote nel proprio orto, in modo da aver sempre a disposizione queste bombe di salute; se ne avete l’occasione alternate ogni giorno un colore diverso di carota e se dovesse stufarvi e sentiate il bisogno di cambiare potete sempre utilizzare una centrifuga per bere letteralmente le carote lasciando praticamente intatte le proprietà nutritive.

Come farsi un deodorante naturale.

Sono davvero sicuri i deodoranti che acquistiamo nei supermercati? O possono danneggiare la nostra salute?
Alcuni studi scientifici avrebbero messo in evidenza deirischi collegati ai sali di alluminio la cui applicazione continuativa potrebbe favorire l’insorgere di tumori al seno e di alcune malattie neurologiche. Anche altre sostanze come triclosan ed etanolo con funzione antisettica, parabene con funzione conservante, hanno dubbi effetti.
Per ovviare a rischi alla salute, per evitare di introdurre nel nostro organismo sostanze chimiche, possiamo fare una scelta ecologica e fai-da-te, come ricorrere ai deodoranti naturali oppure produrceli a casa.
La natura dispone di deodoranti naturali, quali la pietra di allume, da strofinare sotto le ascelle, che è antisettica e astringente, formata da cristalli di alluminio che non vengono assorbiti dalla pelle; l’argilla con proprietà assorbenti;oli essenziali come lavanda e teatree che sono antibatterici, la menta che è rinfrescante, mentre altri, palmarosa, salvia sclarea e limone hanno proprietà deodorante.
Se qualcuno vuole cimentarsi nella realizzazione di deodoranti fai-da-te, ecco le ricette.
Per fare uno spray deodorante occorrono: 10 ml di alcol puro a 90 gradi, 15 ml di aceto di sidro o aceto bianco, 25 ml di acqua di rose, 10 gocce di olio essenziale di palmarosa e 20 gocce di oli essenziali puri o mescolati tra di loro come ad esempio lavanda, menta, teatree, limone, ecc.
Si versa l’alcol in un contenitore spray da 50 ml, si aggiungono gli oli essenziali, si agita il composto per mescolarlo, infine si aggiungono aceto e acqua di rose.
Per realizzare una crema deodorante fai-da-te occorre della crema idratante biologica piuttosto fluida e 4 gocce di olio essenziale di palmarosa. Si mette un po’ di crema nel palmo della mano oppure in un contenitore, si aggiunge l’olio essenziale, si mescola con le dita e si spalma il composto sotto le ascelle.
Facile, no?

sabato 29 giugno 2013

E' di un cavallo del Pleistocene il più antico genoma sequenziato.



Risalente a 700.000 anni fa, quasi ai limiti teorici di conservazione del DNA, ha consentito di stabilire che la divergenza dei cavalli da zebre e asini è avvenuta intorno a quattro milioni di anni fa, il doppio di quanto finora stimato. Il confronto di questo antico genoma con quello dei cavalli domesticati moderni e con il cavallo di Przewalski ha anche permesso di identificare la probabile firma genetica del processo di domesticazione 

Un significativo raffinamento della storia evolutiva del cavallo è stato ottenuto da un gruppo internazionale di ricercatori grazie al sequenziamento, sia pure a bassa copertura, del genoma di un equino vissuto circa 700.000 anni fa. 

Il risultato – pubblicato su “Nature" in un articolo a prima firma Ludovic Orlando dell'Università di Copenaghen – è particolarmente importante perché dimostra la possibilità concreta di recuperare frazioni significative di genoma anche molto antico: il reperto da cui è stato ottenuto è infatti una decina di volte più antico di quelli dai quali era stato finora possibile ottenere una mappatura riguardante l'intera sequenza di DNA, e non solo di piccoli frammenti. Grazie a questi risultato ci si è quindi avvicinati di molto al limite teorico di sopravvivenza del DNA, che, secondo gli attuali modelli, in ambienti molto freddi sarebbe attorno al milione di anni. 

E' di un cavallo del Pleistocene il più antico genoma sequenziato
Filogenesi del cavallo. (Cortesia Ludovic Orlando/Nature)
Il genoma è estratto da un frammento osseo recuperato dal permafrost artico a Thistle Creek, nello Yukon, in Canada, attribuito a un cavallo vissuto nel Medio Pleistocene, Equus lambei. Dopo il sequenziamento, per la ricostruzione filogenetica i ricercatori hanno confrontato i dati ottenuti con quelli relativi a un cavallo del Tardo Pleistocene, risalente a circa 43.000 anni fa, di un cavallo di Przewalski (Equus ferus przewalskii), che è considerato l'unico membro del genere Equus ancora veramente selvaggio, di cinque razze del cavallo domestico (Equus ferus caballus) e di un asino (Equus asinus). 

Le analisi hanno indicato che il lignaggio di Equus ha dato origine a tutti i cavalli contemporanei, alle zebre e agli asini fra i quattro e i 4,5 milioni di anni fa, vale a dire un tempo circa doppio a quello convenzionalmente accettato per il più recente antenato comune del genere Equus

La divergenza fra le popolazioni equine attuali e il cavallo di Przewalski è comparsa invece fra i 38.000 e i 72.000 anni fa, senza alcuna traccia di successive contaminazione fra i due. Secondo i ricercatori alcune regioni del genoma dei cavalli domestici, relative principalmente al sistema immunologico e a quello olfattivo, mostrano chiari segni di essere state sottoposte a una forte selezione positiva, e alcune di esse, che indicano cambiamenti avvenuti su scale di tempi evolutivamente rapidissimi, potrebbero la firma genetica della domesticazione.

E' di un cavallo del Pleistocene il più antico genoma sequenziato
Esemplare di cavallo di Przewalski. (Cortesia Claudia Feh, Association pour le cheval de Przewalski: TAKH, Le Villaret, F 48125 Meyrueis Tak)

http://www.lescienze.it/news/2013/06/26/news/cavallo_filogenesi_genoma_molto_antico-1714687/?rss
I ricercatori hanno anche scoperto tracce di diverse fluttuazioni delle dimensioni delle popolazioni equine nel corso degli ultimi due milioni di anni, che sembrano essere avvenute in coincidenza con periodi di forti cambiamenti climatici.