sabato 20 luglio 2013

Sequestro Abu Omar, arrestato a Panama l’ex capocentro Cia Seldon Lady.

Sequestro Abu Omar, arrestato a Panama l’ex capocentro Cia Seldon Lady


Il funzionario era l'unico dei 23 agenti Usa condannati per la "rendition" a essere inseguito da un mandato di cattura internazionale, per decisione del ministro della giustizia Severino. E' stato bloccato dalla polizia di frontiera in arrivo dal Costa Rica. Per la Cassazione la sua promessa di raccomandazione a entrare nei servizi segreti spinse anche un carabiniere a partecipare al rapimento.

E’ stato arrestato ieri sera a Panama Bob Seldon Lady, l’ex capocentro della Cia a Milano condannato in Italia a sei anni di reclusione per il sequestro dell’imam Abu Omar, prelevato in una via della periferia di Milano il 17 febbraio 2003 in un’operazione di extraordinary rendition nell’ambito della “guerra al Terrore” condotta dagli Stati Uniti. Seldom Lady, fermato dalla locale polizia di frontiera, a quanto si apprende in arrivo dal Costa Rica, era l’unico dei 23 agenti della Cia condannati per quell’episodio sui quali pendeva un mandato di cattura internazionale. 
A dicembre del 2012 il ministro della Giustizia Paola Severino aveva infatti deciso di diffondere le ricerche in campo internazionale solo nei suoi confronti, mentre per gli altri, tutti condannati a pene inferiori ai quattro anni, non aveva firmato la richiesta della procura generale di Milano. L’attuale ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri ha firmato la richiesta di fermo provvisorio e ora ci sono due mesi per chiedere l’estradizione dello 007 Usa. Che a causa del processo si è visto sequestrare una villa sul lago in Piemonte. Nelle motivazioni della Cassazione che confermarono la condanna degli agenti Cia i supremi giudici ricordano il ruolo di Lady: “Si deve necessariamente concludere che l’eventuale partecipazione di agenti del Sismi al rapimento di Abu Omar avvenne a titolo personale, cosa che non deve apparire strana dal momento che anche un maresciallo dei Ros, Luciano Pironi (unico a patteggiare la pena per il sequestro, ndr), partecipò all’operazione come ebbe a riferire lui stesso, perché coinvolto dal dirigente della Cia, Robert Lady, con la promessa di un ‘aiuto autorevole’ per poter divenire agente dei servizi di informazione”. Per le toghe ci fu anche il fattore ‘raccomandazione’ tra le leve motivazionali che avrebbero spinto singoli uomini delle forze dell’ordine italiane ad aiutare la Cia nel rapimento dell’imam egiziano.
Nato a Tegucigalpa nel 1954, Robert Seldon Lady era noto negli ambienti dell’intelligence americana e a Milano, dove è stato per anni il capo sezione della Cia, con il nickname “Mister Bob”. Cresciuto inHonduras, una volta tornato negli Stati Uniti ha lavorato negli anni ’70 nel dipartimento di polizia di New Orleans. E dopo 24 anni di servizio nella “company”, come viene chiamata in gergo la Cia, Seldon Lady era andato in pensione nel settembre del 2003 e, insieme alla moglie Martha, si era ritirato nella sua villa vicino ad Asti. Ed è stato in questa villa che la polizia italiana non aveva trovato nessuno quando si è presentata con un mandato di arresto. Da allora Lady è stato localizzato negli Stati Uniti, in particolare in Florida, in Honduras, paese in cui è nato, e in altri paesi dell’America meridionale. In diverse interviste rilasciate prima e dopo la condanna “Miste Bob” si è sempre proclamato innocente, sostenendo di non “essere responsabile per aver attuato gli ordini ricevuti dai superiori” e riconoscendo di aver partecipato ad un’operazione illegale ma nell’ambito della guerra al terrorismo.
Fu Lady, insieme ad altri 007 – e in particolare Jeff Castelli (capo della Cia in Italia), Sabrina De Sousa eRalph Russomando – a organizzare e coordinare le operazioni degli agenti Cia per la “rendition” dell’imam finito nel mirino perché sospettato di terrorismo. Lady non era presente nel luogo del sequestro né si recò ala base di Aviano, ma risulta presente in Egitto in concomitanza con l’arrivo con l’arrivo di Abu Omar ed ebbe un ruolo centrale nel ‘dietro le quinte’ di un’azione che ebbe come effetto quello di interrompere le indagini che la procura di Milano stava conducendo sull’imam in merito alla sua partecipazione ad organizzazioni fondamentaliste islamiche. Lady fu anche un anello di congiunzione rispetto al Sismi, i servizi italiani, che cooperarono all’azione. “Certamente fu un’operazione illegale, ma è il nostro lavoro”, dichiarò “Mister Bob” in un’intervista al New York Times. In un primo tempo, nel tentativo di evitare il processo in Italia, Lady invocò l’immunità diplomatica, ma la richiesta venne rigettata. Nel settembre 2003 si ritirò con sua moglie in una località vicino a Asti, Penago, ma quando la polizia organizzò un blitz per catturarlo nel giugno 2005 non era più lì. Il 26 gennaio 2007, su richiesta dei pm, la sua villa fu sequestrata a scopo cautelativo per coprire le spese giudiziarie. Il processo, ovviamente, si è svolto in contumacia.
L’inchiesta sul sequestro di Abu Omar, esfiltrato in Egitto dove denunciò di essere stato torturato, fu condotta dal procuratore aggiunto milanese Armando SpataroNel febbraio di quest’anno sono stati condannati in appello gli allora vertici del Sismi: il generale Niccolò Pollari, a 10 anni, e il suo vice Marco Mancini, a nove anni. Ad aprile, invece, in seguito alla richiesta del presidente Usa Barack Obama, il presidente Giorgio Napolitano ha concesso la grazia a un altro degli agenti segreti coinvolti, Joseph Romano. Tutta la vicenda è stata accompagnata da uno scontro istituzionale sull’opportunità che la magistratura indagasse su una materia del genere, sulla quale tutti i governi italiani succedutisi hanno opposto il segreto di Stato.
Ma poi:

Caso Abu Omar, Seldon Lady già negli Usa. Cancellieri: “Non ci sono spiegazioni”

L'ex capocentro Cia a Milano è stato rimesso in libertà dalle autorità di Panama dopo essere stato arrestato ieri sera. Era l'unico dei 23 agenti Usa condannati per la "rendition" a essere inseguito da un mandato di cattura internazionale. Il "rammarico" del ministro della Giustizia: "Nostra richiesta disattesa".

L’ex capocentro Cia a Milano, Robert Seldon Lady, condannato in Italia per il rapimento di Abu Omar, è stato rilasciato dalle autorità di Panama ed è in volo verso gli Usa. La conferma è arrivata dal dipartimento di Stato americano, dopo le prime indiscrezioni della stampa. Seldon Lady, secondo quanto dichiarato da fonti del ministero degli Esteri panamense, è stato riconsegnato agli americani perché Panama non ha un trattato di estradizione con l’Italia e perché la documentazione inviata dalle autorità italiane era “insufficiente”.
“Sono profondamente rammaricata per l’epilogo della vicenda”, ha commentato il ministro della GiustiziaAnnamaria Cancellieri”, la nostra domanda è stata disattesa senza plausibili spiegazioni”. Affermazioni che erano state precedute da altre prese di posizioni filtrate da via Arenula rispetto alla tempestività e ai contenuti dell’istanza presentata dall’Italia alle autorità panamensi. Proprio da Panama, infatti, fonti del ministero degli Esteri avevano fatto sapere che la documentazione giunta dalle autorità italiane era “insufficiente” e questo, unito al fatto che Panama non ha un trattato di estradizione con l’Italia, aveva fatto sì che Bob Lady fosse riconsegnato agli Usa. Una ricostruzione contestata dal ministero della Giustizia, che ha replicato sottolineando che la richiesta di fermo provvisorio per Lady è stata “inoltrata tempestivamente”, visto che Cancellieri ha provveduto a firmarla subito, ieri pomeriggio, da Vilnius, in Lituania, dove si trovava per incontri bilaterali, non appena si è appreso della cattura dell’ex 007 e da lì ha provveduto a far inoltrare l’istanza. Ma soprattutto – e questo è un punto chiave – “non è pervenuta alcuna richiesta di supplemento di informazioni”. Quindi, quella documentazione è stata ritenuta completa e sufficiente.
Lo stesso ministro, poche ore dopo, ha voluto prendere direttamente la parola, esprimendo il suo “rammarico” per l’esito della vicenda: “Il ministero della Giustizia – ha ricostruito il Guardasigilli – una volta informato tramite Interpol che Seldon Lady era stato arrestato a Panama, ha immediatamente fatto tutti i passi diplomatici per chiedere il fermo provvisorio al governo di Panama per poi attivare la procedura per l’estradizione. Con grande stupore sono costretta a constatare che la nostra domanda è stata disattesa senza plausibili spiegazioni”.
Il rilascio di Bob Lady, secondo il Washington Post, sarebbe stato deciso proprio per “evitare la possibilità che venga estradato verso l’Italia”. L’ex capocentro della Cia a Milano, condannato in Italia a sei anni di reclusione per il sequestro dell’imam Abu Omar, è stato arrestato ieri sera a Panama. Seldom Lady, fermato dalla locale polizia di frontiera in arrivo dal Costa Rica, era l’unico dei 23 agenti della Cia condannati per quell’episodio sui quali pendeva un mandato di cattura internazionale.
Omar era stato prelevato in una via della periferia di Milano il 17 febbraio 2003 in un’operazione diextraordinary rendition nell’ambito della “guerra al Terrore” condotta dagli Stati Uniti. La Farnesina ha intanto fatto sapere che rispetta le decisioni di Panama.
Questo è un altro caso inquietante che dà l'idea che in quanto a governo non siamo messi bene. 
Si insinua forte il sospetto, infatti, che i nostri politicanti da strapazzo siano agli ordini di dittatori, vedi caso Shalabayeva, e di potenze straniere, dicasi USA.

venerdì 19 luglio 2013

Ruby: sette anni a Fede e Mora. Minetti condannata a 5.

Mora, Fede e Minetti


Interdizione a vita dai pubblici uffici all'ex direttore del Tg4 e all'ex talent scout.


Il tribunale di Milano ha condannato Emilio Fede e Lele Mora a 7 anni e Nicole Minetti a 5 anni nel processo sul caso Ruby.

Il tribunale di Milano ha disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per Emilio Fede e Lele Mora imputati a Milano al processo sul caso Ruby. Interdizione per 5 anni dai pubblici uffici per Nicole Minetti.

I giudici del tribunale di Milano hanno disposto la trasmissione degli atti alla procura per Silvio Berlusconi ed altre persone, tra cui i suoi avvocati Ghedini e Longo, nella sentenza sul caso Ruby a carico di Fede, Mora e Minetti, in relazione alla violazione delle indagini difensive.

Non è una bufala, è tutto vero!



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Microspia nell’ufficio dove si giudica il Cav. - Augusto Parboni


È stata trovata nella stanza dove si riuniranno i magistrati di Cassazione per la sentenza Mediaset.

Mancano undici giorni. E il mondo politico sta aspettando che arrivi l’ora «X» già da dieci giorni. In primis l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che si è sempre dichiarato fiducioso e tranquillo. Al centro di tanta attesa la sentenza della Corte di Cassazione nei confronti del Cavaliere sul processo Mediaset: il prossimo 30 luglio i giudici entreranno infatti in camera di consiglio.
Da ieri però non ci sono più soltanto le affermazioni di politici pro o contro Berlusconi, ma nella vicenda sono entrati a far parte anche i carabinieri della Capitale. E al centro degli accertamenti dell’Arma, un apparecchio elettronico scoperto negli uffici dei Supremi Giudici che tra pochi giorni si dovranno pronunciare sulla sentenza dell’ex premier.
Erano le 14 di ieri quando un’impiegata ha dato l’allarme alle forze dell’ordine dopo aver scoperto in terra negli uffici della seconda sezione penale della Corte di Cassazione un circuito elettrico prestampato che servirebbe per registrare o intercettare le conversazioni.
Il ritrovamento è avvenuto proprio negli uffici degli «ermellini» che dovranno esaminare il ricorso di Berlusconi relativo ai diritti televisivi Mediaset. Immediatamente i militari hanno informato anche il primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, nominato dal Consiglio superiore della magistratura lo scorso maggio dopo aver guidato per cinque anni la Corte di appello di Roma.
Gli stessi carabinieri, dopo aver ascoltato l’impiegata, che ha indicato agli investigatori dove ha trovato l’oggetto elettronico (che al momento del ritrovamento era senza batterie) hanno avviato rilievi scientifici negli stessi uffici e portato via l’apparecchio scoperto dalla donna ieri pomeriggio.
Il compito degli inquirenti, adesso, è quello di tentare di capire chi possa aver lasciato in quegli uffici il circuito quadrato di bachelite, proprio nelle stanze dove lavorano i giudici che tra undici giorni dovranno stabilire se confermare o meno la pena inflitta dalla Corte d’appello nei confronti di Silvio Berlusconi, pari a quattro anni di reclusione per frode fiscale e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici.
Insieme all’ex premier sono imputati il produttore cinematografico egiziano Frank Agrama e i due ex manager Mediaset, Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano. In questo procedimento giudiziario l’Agenzia delle Entrate si è costituita parte civile: l’udienza sarà pubblica e il ricorso è contro il verdetto che è stato emesso dalla Corte di appello di Milano lo scorso 8 maggio.
Al centro delle polemiche politiche riguardo al processo Mediaset, sia la rapidità con la quale i Supremi Giudici hanno fissato l’udienza per il 30 luglio, sia la possibilità di una prescrizione intermedia. Al riguardo, pochi giorni fa, uno degli avvocati di Berlusconi, il professor Franco Coppi, ha dichiarato: «Sono esterrefatto, non si è mai vista una cosa del genere, che determina un aggravio delle possibilità di difesa perché contavamo di avere più tempo per svolgere i nostri approfondimenti e ora dovremo fare in venti giorni quello che contavamo di fare con maggior respiro».
Quanto alla possibilità che al «Palazzaccio» di piazza Cavour il processo sia stato calendarizzato, in tempi stretti, proprio per l’ipotesi di una prescrizione intermedia, ossia riguardante una parte del reato contestato a Berlusconi, che scatterebbe il prossimo settembre, il penalista ha affermato: «In Cassazione di casi di prescrizione intermedia se ne vedono abitualmente e spesso sono gli stessi giudici a rideterminare la pena». E il legale Coppi ha poi concluso: «Ci batteremo comunque per ottenere l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna inflitta a Silvio Berlusconi».

giovedì 18 luglio 2013

Infiniti mondi paralleli. La teoria del fisico Brian Greene.

Ci eravamo appena ripresi dall’essere stati cacciati dal centro dell’universo per diventare gli abitanti di un pianeta periferico di una delle moltissime galassie che lo popolano, quand’ecco un altro colpo al nostro orgoglio. Ad essere messo ai margini questa volta è l’universo stesso che potrebbe essere solo uno fra tanti.
La realtà potrebbe consistere di moltissimi, forse infiniti, universi paralleli e separati tra loro di cui nulla sappiamo, ma nei quali condurrebbero la loro esistenza copie di noi stessi, diverse tra loro magari solo per qualche dettaglio.
Non è la mente di un romanziere visionario a partorire questa idea, ma il rigoroso pensiero di un fisico americano: Brian Greene. Greene insegna alla Columbia university di New York ed è l’autore di un best seller uscito una decina d’anni fa: L’universo elegante. Nel 2011 ha scritto un altro libro, uscito in Italia con il titolo La realtà nascosta, (Einaudi 2012), grazie al quale in questi giorni ha vinto il premio letterario Merck.
Greene vi descrive ben 9 versioni di universi paralleli, o multiversi come li chiama lui. A seconda della teoria della fisica che prendiamo in esame, dice Greene, si genera un certo tipo di multiverso: c’è quello patchwork, quello inflazionario, quello a brane, quello ciclico, quello quantistico e via discorrendo.
Ognuno di essi viene reso con una metafora appropriata e sapiente: gli universi potrebbero essere come le pezze della coperta patchwork che si ripetono identiche ogni tanto, oppure come i buchi nel groviera separati dal formaggio, o come le bolle in una infinita vasca da bagno piena di bagnoschiuma che si infilano una dentro l’altra.
“Molti differenti approcci della fisica prima o poi si imbattono nell’idea del multiverso, quindi, benché sia un’idea controversa, deve essere valutata seriamente”, ci spiega lo scienziato americano durante una chiacchierata in una soleggiata mattina di luglio davanti a una tazza di tè caldo corretto al latte di soia.
Mentre parliamo, sembra di essere catapultati in un libro dello scrittore giapponese più à la page del momento, Haruki Murakami, in cui giovani assassine, scendendo una scala, entrano in un universo parallelo e simile all’originale.
Ma Greene ci rassicura: “E’ virtualmente impossibile per una persona muoversi volontariamente da un universo all’altro”. In ogni caso, l’idea che ci siano altre dimensioni nelle quali si aggirano le nostre copie imperfette è un po’ inquietante e non solo per noi profani: “Alcuni dei primi ricercatori che hanno elaborato questa idea l’hanno definita deprimente e sconvolgente.
Secondo loro ci depredava della nostra individualità. Io non la penso così. Al contrario, sono pieno di stupore e meraviglia per la visione più ampia della realtà che emerge dall’indagine matematica”, Già perché di tutto questo è colpevole la matematica: è per soddisfare alcune equazioni che siamo incappati nell’idea di multiverso.
Ma la matematica non è una creazione della nostra mente? “Questo è un vero enigma. Abbiamo inventato noi la matematica per decifrare il disegno che è dietro a ciò che percepiamo con i nostri sensi? Oppure la matematica è cucita nella stoffa della realtà? Ci sono diversi punti di vista al riguardo. Un giorno potrebbero arrivare sulla Terra degli alieni e dirci: ma guardatevi, siete ancora intrappolati nel mondo della matematica!
Tuttavia al momento faccio fatica a pensare a qualcosa di diverso per decifrare il mondo”. Ammettiamo che l’ipotesi dei multiversi sia vera, il ruolo del caso nel nostro universo aumenterebbe: non c’è nessun motivo per cui l’universo che conosciamo è fatto così com’è, tant’è vero che ce ne sono molti altri. “Sì è così. Però ci dovremmo essere abituati.
Sogni e Deja Vù: una sbirciatina negli universi paralleli?
La vita stessa è un fenomeno transitorio e raro, anche se fosse vero il multiverso. Dovremmo essere ben contenti della finestrella di opportunità che ci è stata data, anche perché in termini cosmici si chiuderà presto”. In che senso? “I dati ci dicono che nel futuro le condizioni non saranno tali da sostenere la vita”.
Ci rimane solo da sperare che Leibniz avesse ragione quando diceva che il nostro è il migliore dei mondi possibili. Ma Greene non condivide del tutto questa opinione: “Se penso alla mia famiglia, sono d’accordo con lui: non posso immaginare niente di migliore. Ma se considero l’universo in cui vivo come parte di un multiverso, non vedo perché debba essere speciale”.
Mi viene un sospetto: in un altro universo potrebbero esserci una copia di me e una di Greene che stanno parlando in questo momento? “Anche se non possiamo dire “in questo momento” perché la nozione del tempo non è applicabile a tutti gli universi nello stesso modo, tuttavia potrebbe avvenire.
Naturalmente, se è compatibile con le leggi della fisica. Forse in quell’universo però lei sarebbe il fisico e io il giornalista”. Forse anche il tè sarebbe freddo invece che caldo. [Cristiana Pulcinelli su unita.it]

Ortaggi e frutta a Fukushima.


A distanza di due anni dal disastro, ecco come crescono frutta e ortaggi a Fukushima.

 Frutta e verdura di Fukushima - pomodori
Pomodori

Frutta e verdura di Fukushima - pesche
Pesche

Frutta e verdura di Fukushima - ciliegie
Ciliegie

Tasso barbasso di Fukushima
Tasso barbasso


Girasole


Sedano rapa


Mais


Cetriolo


Fiore.

Da vari siti:

http://acateringveg.wordpress.com/2013/07/17/da-fukushima-immagini-mostruose-di-fiori-frutti-ed-ortaggi-fotogallery/

http://blogeko.iljournal.it/da-fukushima-immagini-mostruose-di-fiori-frutti-ed-ortaggi-fotogallery/74732/soffione-di-fukushima

Fenicotteri rosa.



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