Come previsto, la memoria difensiva di Salvini sul caso Gregoretti ha sortito l’effetto opposto a quello sperato: ha rafforzato l’accusa. Doveva essere un’arringa: gli è uscita una requisitoria. Se fosse stato zitto e avesse spedito al Senato una risma di fogli bianchi, forse l’avrebbe scampata. Invece ha scritto 9 pagine più allegati e s’è impiccato da solo. Convincendo persino i renziani – il che è tutto dire – a dare l’autorizzazione a procedere. E meritandosi la difesa d’ufficio di Sansonetti sul Riformatorio, le cui dichiarazioni innocentiste sono letali per ogni inquisito. Se ti difende Sansonetti, è peggio di Taormina: vuol dire che sei colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. Se poi hai pure la Bongiorno come avvocato, sei spacciato. Dev’essere stata la volpe del foro a suggerirgli di ignorare totalmente il capo d’imputazione: cioè il presunto sequestro di 131 migranti bloccati per 6 giorni su una nave militare italiana in un porto italiano. Uno normale ci avrebbe dedicato almeno due parole: lui manco una sillaba.
Per tutte e 9 le pagine, il Cazzaro tenta di dimostrare (peraltro invano) che non decise lui, ma Conte e tutto il governo: come se un tizio accusato di omicidio, anziché negare di averlo commesso e fornire un alibi, si difendesse dicendo che aveva dei complici. Purtroppo non ha trovato una sola frase scritta o detta da Conte o da un ministro che condividesse o anche solo commentasse il blocco della Gregoretti. A parte le sue, pronunciate dalla spiaggia del Papeete, che però si guarda bene dal citare. Per un motivo semplice: Salvini non parlava più con Conte né con Di Maio e rivendicava l’altolà alla nave militare come una sua decisione esclusiva. Non diceva mai “noi” o “il governo”, ma sempre “io”, per farsi bello con i fan. “Non darò nessun permesso allo sbarco finché dall’Europa non arriverà l’impegno concreto ad accogliere tutti gli immigrati a bordo della nave. Io non mollo”, “Ho dato disposizione che non venga assegnato nessun porto prima che ci sia sulla carta una redistribuzione in Europa di tutti i 140 migranti” (Ansa, 26.7). “Nelle prossime ore darò l’autorizzazione allo sbarco perché abbiamo la certezza che i migranti non saranno a carico degli italiani” (Ansa, 31.7). Ora che rischia il processo, ripassa al “noi”. Come Gigi Proietti nello sketch dell’avvocato azzeccagarbugli che esamina la posizione del cliente villico: “Qua se li inculamo noi… qui se li stra-inculamo… qua invece che m’hai combinato? Qui te se inculano. E pure qua te se inculano a te!”. E l’altro: “Avvoca’, ma quando se li inculamo semo sempre in due e quando lo devo pijà in culo son sempre solo? No, per sapere, che me regolo”.
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