E niente, anche oggi siamo sospesi fra la tragedia nazionale e la farsa surreale. La tragedia è confermata dal quotidiano bollettino di guerra diramato dalla Protezione civile, con i nuovi positivi, ricoverati, morti (in lieve calo, ma non significa nulla) e la drammatica scelta dei medici fra chi curare e chi no per mancanza di posti in rianimazione. La tragedia si aggrava per l’esodo folle da Nord a Sud di orde di irresponsabili, partiti in piccola parte dopo la fuga di notizie sul decreto e in massima parte dopo il varo del provvedimento, che vanno individuati anche col tracciamento delle celle dei cellulari e messi in quarantena prima che facciano altri danni: il che rende ragionevole, a questo punto, la decisione di estendere la zona “arancione” dalle province interessate dal decreto di sabato notte a tutto il resto d’Italia. La tragedia si moltiplica per le rivolte nelle carceri, troppo diffuse, concomitanti e coordinata per non far pensare a una regìa della criminalità organizzata, aiutata dai demenziali appelli all’amnistia e all’indulto che alimentano aspettative infondate (manca soltanto che rimettiamo in circolazione qualche migliaio di delinquenti): il che rende doverosa un’affermazione forte dello Stato, con una task force che riporti l’ordine nelle celle, punisca i responsabili e accolga le richieste ragionevoli dei detenuti pacifici (più colloqui via Skype, telefonate più lunghe, più precauzioni su chi arriva da fuori come gli agenti penitenziari e i nuovi reclusi).
Poi, appunto, c’è la farsa. Che ha molti autori. Il trio comico dei giornali di destra ogni giorno sforna nuovi copioni per un remake-cinepanettone di “Vogliamo i colonnelli”. Il Giornale: “Adesso chiudiamo anche questo governo”.. Libero: “Viaggio nel ghetto Lombardia. Umiliata la prima regione d’Italia”. La Verità: “Pieni poteri. Un commissario contro i danni del governo”.
Poi c’è l’Innominabile che, quando si tratta di dire una fesseria, non si tira mai indietro. Non sapendo più come farsi notare, fallito anche l’astuto tentativo di sbancare gli ascolti in un programma di gossip (0,36% di share), aveva pensato di tornare in prima pagina spacciandosi per contagiato, ma anche lì l’han fregato Zingaretti, Cirio e persino Porro. Così, aguzzando l’ingegno, ha avuto un’idea geniale, peraltro copiata dal suo spirito guida B. che la tirava fuori a ogni emergenza nazionale, internazionale e rionale: richiamare in servizio Guido Bertolaso, una vecchia gloria (si fa per dire) talmente bollita che già quattro anni fa era stata scartata persino dal centrodestra come candidato sindaco di Roma.
Poi c’è l’Innominabile che, quando si tratta di dire una fesseria, non si tira mai indietro. Non sapendo più come farsi notare, fallito anche l’astuto tentativo di sbancare gli ascolti in un programma di gossip (0,36% di share), aveva pensato di tornare in prima pagina spacciandosi per contagiato, ma anche lì l’han fregato Zingaretti, Cirio e persino Porro. Così, aguzzando l’ingegno, ha avuto un’idea geniale, peraltro copiata dal suo spirito guida B. che la tirava fuori a ogni emergenza nazionale, internazionale e rionale: richiamare in servizio Guido Bertolaso, una vecchia gloria (si fa per dire) talmente bollita che già quattro anni fa era stata scartata persino dal centrodestra come candidato sindaco di Roma.
L’ideona è subito piaciuta a Belpietro (“Ci vuole un decisore come Bertolaso”) e a Farina-Betulla (“Ridateci Bertolaso. L’uomo delle emergenze è quello che ci vuole. Ma esige carta bianca”. Cioè: detta pure le condizioni). Il Corriere svela che il suo nome è stato fatto a Mattarella da Renzi, Salvini e Gianni Letta, per dire la serietà della proposta. In fondo è “il medico che ha diretto la Protezione civile e gestito le grandi emergenze del Paese, dai rifiuti ai terremoti”. Già, ma qualcuno s’è dimenticato come: essendo stato assolto nei processi, è passata la fake news che abbia fatto tutto a regola d’arte. Come se bastasse non commettere reati, o non farsi scoprire, per essere un fenomeno.
- Chi era il commissario straordinario ai rifiuti in Campania quando la munnezza superava il Maschio Angioino, nominato da Prodi, poi fuggito per palese fallimento e richiamato da B. con una maleodorante scia di scandali e arresti? Bertolaso.
- Chi era il commissario straordinario al G8 del 2009 che buttò 400 milioni in inutili grandi opere alla Maddalena, per poi traslocare l’evento in extremis a L’Aquila appena terremotata, lasciando nell’isola cattedrali nel deserto in preda alle sterpaglie e buchi stratosferici nelle casse dello Stato? Bertolaso.
- Chi nominò “soggetti attuatori” di quegli appalti senza gara i famigerati Angelo Balducci e Fabio De Santis, che si rivolsero alla solita cricca di compari imprenditori e furono condannati in Cassazione a 3 anni e 8 mesi a testa per corruzione? Bertolaso.
- Chi era pappa e ciccia con l’imprenditore Diego Anemone, asso pigliatutto degli appalti, che gli riservava in esclusiva il Salaria Sport Village per indimenticabili “massaggi” da “vedere le stelle” a opera di un’apposita brasiliana? Bertolaso.
- Chi era il capo della Protezione civile che rassicurò gli aquilani (“non c’è nessun allarme in corso”) dopo quattro mesi di sciame sismico, portando pure la Commissione Grandi Rischi a fare passerella, come confessò lui stesso al telefono con una funzionaria (“Vengono i luminari, è più un’operazione mediatica, loro diranno: è una situazione normale, non ci sarà mai la scossa che fa male”) e inducendo molti a tornare a casa proprio alla vigilia della scossa letale del 6 aprile 2009 che fece 309 morti? Bertolaso.
- Chi promise l’immediata ricostruzione dell’Aquila, che 11 anni dopo è ancora quasi tutta a terra? Bertolaso.
- Chi dichiarò chiusa l’emergenza terremoto in Abruzzo il 24 luglio 2010, quando ancora 30 mila abruzzesi erano sfollati negli alberghi? Bertolaso.
- Chi, nello stesso anno, sulle ali di cotanti successi, si aviotrasportò ad Haiti per fare l’umarell nell’isola caraibica devastata dal sisma e insegnare agli americani come si gestiscono le emergenze, attaccando Barack Obama e Hillary Clinton per l’“organizzazione patetica dei soccorsi e i troppi show in tv” (lui, così schivo) e finendo sbertucciato in mondovisione dalla Clinton come “uno che il lunedì fa polemiche al bar sulle partite di football”, prima del rimpatrio col foglio di via? Bertolaso.
Ora voi capite bene l’urgenza di affidare il coronavirus a uno così. Piuttosto che Disguido Bertolaso, meglio la massaggiatrice.
- Chi era il commissario straordinario ai rifiuti in Campania quando la munnezza superava il Maschio Angioino, nominato da Prodi, poi fuggito per palese fallimento e richiamato da B. con una maleodorante scia di scandali e arresti? Bertolaso.
- Chi era il commissario straordinario al G8 del 2009 che buttò 400 milioni in inutili grandi opere alla Maddalena, per poi traslocare l’evento in extremis a L’Aquila appena terremotata, lasciando nell’isola cattedrali nel deserto in preda alle sterpaglie e buchi stratosferici nelle casse dello Stato? Bertolaso.
- Chi nominò “soggetti attuatori” di quegli appalti senza gara i famigerati Angelo Balducci e Fabio De Santis, che si rivolsero alla solita cricca di compari imprenditori e furono condannati in Cassazione a 3 anni e 8 mesi a testa per corruzione? Bertolaso.
- Chi era pappa e ciccia con l’imprenditore Diego Anemone, asso pigliatutto degli appalti, che gli riservava in esclusiva il Salaria Sport Village per indimenticabili “massaggi” da “vedere le stelle” a opera di un’apposita brasiliana? Bertolaso.
- Chi era il capo della Protezione civile che rassicurò gli aquilani (“non c’è nessun allarme in corso”) dopo quattro mesi di sciame sismico, portando pure la Commissione Grandi Rischi a fare passerella, come confessò lui stesso al telefono con una funzionaria (“Vengono i luminari, è più un’operazione mediatica, loro diranno: è una situazione normale, non ci sarà mai la scossa che fa male”) e inducendo molti a tornare a casa proprio alla vigilia della scossa letale del 6 aprile 2009 che fece 309 morti? Bertolaso.
- Chi promise l’immediata ricostruzione dell’Aquila, che 11 anni dopo è ancora quasi tutta a terra? Bertolaso.
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- Chi, nello stesso anno, sulle ali di cotanti successi, si aviotrasportò ad Haiti per fare l’umarell nell’isola caraibica devastata dal sisma e insegnare agli americani come si gestiscono le emergenze, attaccando Barack Obama e Hillary Clinton per l’“organizzazione patetica dei soccorsi e i troppi show in tv” (lui, così schivo) e finendo sbertucciato in mondovisione dalla Clinton come “uno che il lunedì fa polemiche al bar sulle partite di football”, prima del rimpatrio col foglio di via? Bertolaso.
Ora voi capite bene l’urgenza di affidare il coronavirus a uno così. Piuttosto che Disguido Bertolaso, meglio la massaggiatrice.