venerdì 25 marzo 2011

Il delitto Calabresi? Mauro Rostagno: "Se mi lasciano il tempo poi ne parliamo".


La frase pronunciata una mese prima di essere ucciso, durante un colloquio con il brigadiere dei carabinieriBeniamino Cannas. Il sottoufficiale la annotò in una relazione di servizio solo nel maggio del 1992, ma in aula ieri ha detto di non ricordare, suscitando la reazione del pm Gaetano Paci e la sorpresa del presidenteAngelo Pellino.

Mauro
"Se mi lasciano il tempo poi ne parliamo".
Sono parole di Mauro Rostagno, pronunciate mentre dialoga con il brigadiere dei carabinieri Beniamino Cannas. Siamo alla fine del mese di agosto del 1988, circa un mese prima dell’agguato. La frase - non risulta che sia mai stata annotata prima - è impressa in una relazione di servizio, redatta dal sottufficiale (oggi luogotenente) il 18 maggio 1992. Una relazione scritta dopo un incontro avuto in caserma con Carla Rostagno, sorella del giornalista ucciso a Lenzi il 26 settembre 1988. La donna si era rivolta a Cannas per avere notizie sulle indagini e per sapere se avesse mai ricevuto confidenze dal fratello in merito a preoccupazioni sulla sua incolumità.


Il brigadiere scrive nella relazione di avere avuto un incontro con Mauro Rostagno e di avergli chiesto notizie sulla comunicazione giudiziaria inviata dai magistrati di Milano nell’ambito delle indagini sull’omicidio del commissario Calabresi. Rostagno, dopo aver esternato la frase "un errore di gioventù" (molto probabilmente riferita alla sua adesione a Lotta Continua), disse a Cannas che, comunque, con quel delitto non c’entrava niente. I due si congedano - stando a quanto si legge nel verbale - con un’espressione che ad un investigatore non può, certamente, sfuggire: "...comunque, se mi lasciano il tempo, poi ne parliamo".

Dopo un mese Rostagno viene assassinato. Per quattro, lunghi, anni, Cannas non scrive nulla su quell’incontro. Agli atti del dibattimento - in corso alla Corte di Assise di Trapani - in merito, non c’è altro, a parte la relazione di servizio redatta nel 92. Eppure quella frase, "se mi lasciano il tempo", avrebbe dovuto illuminare un investigatore che ieri in aula si è vantato di avere arrestato nel corso della sua carriera ben ottocento persone.


Mauro Rostagno, evidentemente, temeva per la propria vita e dal verbale, emerge con chiarezza, che il riferimento è al contesto del delitto Calabresi. Non aver approfondito, nell’immediatezza dei fatti, quelle parole, sicuramente, non ha aiutato a far luce su un delitto ancora tutto da decifrare.

di Gianfranco Criscenti

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=75


Nessun commento:

Posta un commento