Nella testa ho due voci, due musiche, due biglietti nel portafoglio: “mi vergogno” e “a testa alta”. Li leggo quasi sempre di seguito, li leggo ogni giorno. Mi vergogno di non riuscire a leggere i giornali; mi sforzo, ma non ci riesco più – be’, non tutti: qualcuno ovviamente lo leggo. Non riesco più a guardare la televisione, ma di questo non mi vergogno: mi vergogno dello schifo che mi fa questa politica; mi vergogno del Capo, mi vergogno dei servi, mi vergogno delle menzogne sulle facce, nelle voci; mi vergogno quando li vedo, mi vergogno quando li sento parlare, mi vergogno di non riuscire a pensare al mio paese senza vergogna.
Mi vergogno di non riuscire a chiamarlo “mio”, questo paese. Mi vergogno di un paese senza testa. Mi vergogno di capire quello che sta succedendo e di accettare la mia impotenza senza urlare di rabbia e di sdegno. Mi vergogno di svegliarmi ogni mattina sperando sia successo qualcosa. Che novità ci sono? Nulla. Si nuota con un po’ più di affanno nella solita melma.
Mi vergogno a casa, mi vergogno all’estero. Mi vergogno di chi non si vergogna. Mi vergogno di non vergognarmi abbastanza. Mi vergogno per le donne costrette ad indossare il Burqa, mi vergogno per quelle che allegramente si tolgono le mutande intascando la busta pesante. Mi vergogno per le donne usate, umiliate, sfruttate, i giovani senza lavoro, i cassintegrati, i disoccupati, i disperati, gli immigrati.
Basta, su la testa! Donne, uomini: difendiamo la nostra dignità. Un popolo che non ha dignità è un popolo privo di tutto – della conoscenza, dell’orgoglio, della soliderietà – ed è giustamente degno di trovarsi governato da fantocci rimpolpati di vuoto.
(Giuseppe Cederna, “Mi vergogno a testa alta”, messaggio letto da Franca Rame il 13 febbraio 2011 alla manifestazione “Se non ora, quando?” in difesa della dignità femminile, che ha radunato un milione di manifestanti nelle piazze di tutta Italia).
http://www.libreidee.org/2011/02/cederna-mi-vergogno-di-chi-non-si-vergogna-di-questa-italia/
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