Sui conti della Rai devono iniziare a pesare le multe salate che Augusto Minzolini e il suo Tg1 continuano a ricevere dal Garante della Comunicazione. L'azienda di viale Mazzini ha infatti iniziato a "dare una stretta" agli evasori del canone televisivo. Agenti dell' Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza sono stati sguinzagliati in giro per i condomini di tutta Italia a sorprendere famigliole che si godono Vespa senza pagare il canone. Ma non solo. L'azienda del cavallino rampante ha iniziato a fare sentire il fiato sul collo anche agli enti pubblici, mandando gl'impiegati dell'ufficio abbonamenti a recapitare ingiunzioni anche a chi non possiede una vera e propria tv.
E' il caso degli uffici postali. A Palermo la solerte Rai di viale Strasburgo ha intimato le poste a mettersi in regola con il tassa del canone televisivo. Unico particolare il fatto che negli uffici postali non ci sono televisioni ma soltanto schermi per la video sorveglianza. Strumenti che secondo i tecnici Rai potrebbero anche essere collegati all'antenna e sintonizzati su programmi televisivi. A nulla sono valse le proteste dei dirigenti dell'ufficio: per la Rai anche se gli schermi servono per evitare rapine e non saranno mai collegati ai cavi dell'antenna devono comunque pagare il canone. Negli uffici postali palermitani l'ingiunzione ha colpito gli schermi che trasmettevano spot delle stesse Poste Italiane. Anche qui nessun programma televisivo ma la stessa pretesa di pagamento. In pratica la Rai colpisce il mero possesso di un apparecchio indipendentemente dall'uso che se ne faccia. E in certi casi infischiandosene anche dell'apparecchio stesso.
Secondo la legge infatti "chiunque detenga uno o piu' apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni deve pagare il canone di abbonamento TV". La norma che istituisce la tassa è però regolata ancora oggi dal decreto regio numero 246 del 1938, epoca in cui il mezzo di comunicazione più diffuso era la radio e la televisione era appena nata. Oggi non è ancora mai stato chiarito cosa s'intenda con "apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni". Nel 2007 ci provò l'onorevole Donatella Poretti, deputata della Rosa nel Pugno, a farselo spiegare presentando un' interrogazione ai ministeri di Economia e Finanze e delle Comunicazioni per sapere per il possesso di quali apparecchi deve essere pagato il canone/tassa della Rai. Interrogazione che però non ha mai avuto risposta. In teoria quindi il canone potrebbe essere richiesto oltre che per la televisione, anche per i computer (indipendentemente dalla presenza di una scheda tv o di una connessione Internet), il videofonino, il tvfonino, i monitor di qualsiasi tipo , e addirittura per il monitor del citofono, che essendo apparecchio potenzialmente adattabile alla ricezione delle radioaudizioni potrebbe essere candidato ad una multa salata. Da ora in poi prima di rispondere al campanello faremo un po' di attenzione.
E' il caso degli uffici postali. A Palermo la solerte Rai di viale Strasburgo ha intimato le poste a mettersi in regola con il tassa del canone televisivo. Unico particolare il fatto che negli uffici postali non ci sono televisioni ma soltanto schermi per la video sorveglianza. Strumenti che secondo i tecnici Rai potrebbero anche essere collegati all'antenna e sintonizzati su programmi televisivi. A nulla sono valse le proteste dei dirigenti dell'ufficio: per la Rai anche se gli schermi servono per evitare rapine e non saranno mai collegati ai cavi dell'antenna devono comunque pagare il canone. Negli uffici postali palermitani l'ingiunzione ha colpito gli schermi che trasmettevano spot delle stesse Poste Italiane. Anche qui nessun programma televisivo ma la stessa pretesa di pagamento. In pratica la Rai colpisce il mero possesso di un apparecchio indipendentemente dall'uso che se ne faccia. E in certi casi infischiandosene anche dell'apparecchio stesso.
Secondo la legge infatti "chiunque detenga uno o piu' apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni deve pagare il canone di abbonamento TV". La norma che istituisce la tassa è però regolata ancora oggi dal decreto regio numero 246 del 1938, epoca in cui il mezzo di comunicazione più diffuso era la radio e la televisione era appena nata. Oggi non è ancora mai stato chiarito cosa s'intenda con "apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni". Nel 2007 ci provò l'onorevole Donatella Poretti, deputata della Rosa nel Pugno, a farselo spiegare presentando un' interrogazione ai ministeri di Economia e Finanze e delle Comunicazioni per sapere per il possesso di quali apparecchi deve essere pagato il canone/tassa della Rai. Interrogazione che però non ha mai avuto risposta. In teoria quindi il canone potrebbe essere richiesto oltre che per la televisione, anche per i computer (indipendentemente dalla presenza di una scheda tv o di una connessione Internet), il videofonino, il tvfonino, i monitor di qualsiasi tipo , e addirittura per il monitor del citofono, che essendo apparecchio potenzialmente adattabile alla ricezione delle radioaudizioni potrebbe essere candidato ad una multa salata. Da ora in poi prima di rispondere al campanello faremo un po' di attenzione.
Nessun commento:
Posta un commento