sabato 23 luglio 2011

G8 GENOVA: 10 ANNI DOPO. UNA FERITA CHE DURA, UNA SFIDA APERTA (NOTA)


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(ASCA) - Roma, 23 lug 2011 - Nessuno ricorda piu' perche' i ''Grandi'' della terra si riunirono a Genova nel luglio di dieci anni fa. Evidentemente le decisioni che presero non furono memorabili. E' ancora viva, invece, nella carne, nella mente e nei cuori del Paese, la sconfitta subita dallo Stato democratico in quei giorni nel capoluogo ligure. Una pesante rottura nel cammino di crescita, in particolare di quei giovani impegnati nei movimenti cosiddetti ''no-global'', protesi ad auspicare che globalizzazione non significasse arricchimento dei grandi centri di potere finanziario ed impoverimento, in qualche caso drammatico, di intere popolazioni e ceti. Quanto il rischio denunciato fosse reale e' testimoniato dalla crisi economica di questi ultimi tre anni.

Dal suo sorgere, nel 1975, per iniziativa del presidente della Repubblica francese, Valery Giscard d'Estaing, sotto forma di G7, raramente questo organismo e' apparso capace di performance risolutive: se fosse il caso basterebbe richiamare i risultati dell'assise svoltasi nei giorni scorsi a Roma e dedicata alla lotta all'Aids. Degli impegni assunti dai ''Grandi'' a Genova, cosa rimane 10 anni dopo, a partire dall'Italia, se non le inadempienze ad intervenire ed a soccorrere i colpiti da questo che e' davvero un malanno ''globale'''? Ne' la ''governance della globalizzazione'', ne' la stessa lotta al terrorismo internazionale impostasi dopo l'attacco alle Torri gemelle di New York hanno trovato nel G8-G9-G10 un foro decisivo.

Festa di inaugurazione del secondo governo Berlusconi appena insediatosi dopo le elezioni politiche della primavera 2001, la gestione della sicurezza del G8 apparve subito come una sorta di messaggio-manifesto da parte dei vincitori nei confronti di forze individuate comunque come non omogenee e protestarie, a partire dai tanti gruppi cattolici raccolti in reti di solidarieta', pronti a rappresentare la necessita' di una svolta.

Il movimento che da Seattle si era sviluppato, in forme che assommavano anche proteste aggressive, si riuni' a Genova per un messaggio forte che si infranse, tuttavia, sulla spirale di violenza che venne innescata da gruppi estremisti e che trovo' alimento nella gestione delle forze di polizia schierate.

L'orrore degli episodi della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto hanno poi rappresentato la piu' grave rottura che potesse verificarsi tra i diritti dei cittadini, anche di manifestare pacificamente, e le forze dell'ordine che questi diritti, con il monopolio legale della forza, sono chiamati a garantire. Una ferita che pesa ancora oggi per un'intera generazione e di cui la morte di Carlo Giuliani e' la personificazione piu' dolente e tuttavia non esauriente.

Il resto e' il percorso sofferto di questi anni: i processi che si sono svolti e che hanno visto la magistratura genovese impegnata in modo esemplare contro i responsabili di eventi intollerabili nella Repubblica.

L'11 settembre dello stesso anno 2001 avrebbe poi rappresentato l'irruzione sullo scenario internazionale di una sfida drammatica portata dal terrorismo di matrice islamica, che avrebbe modificato a lungo le priorita' dell'agenda politica.

Dieci anni dopo, i temi della protesta no-global appaiono di piena attualita': la ''governance'' mondiale ha addirittura diminuito la sua capacita' di presa, le disuguaglianze interne ed internazionali sono cresciute.


dir/sam/ss



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