venerdì 26 agosto 2011

La regione delle veline. - di Lilli Pruna


Federica Nargi e Costanza Caracciolo si rilassano al mare in Sardegna ed é uno spettacolo. La Nargi (la bruna) sfoggia il suo nuovo seno dopo la plastica che le ha dato una taglia in più ma sprattutto un "lato b" niente male.
La bionda pure non é male, ma sinceramente non ha il fisico della mora. Foto via TGcom.it


Al presidente dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, Giuliano Amato, più volte ministro e presidente del Consiglio, politico della Prima e della Seconda Repubblica (probabilmente anche della terza), è venuta in mente la Sardegna per indicare la vacuità e la dissolutezza dei costumi della ricca e irresponsabile classe politica che governa il Paese.


Quella che appartiene alla “Casta Smeralda”, come è stata definita da Sardegna 24 qualche settimana fa, e che frequenta il territorio gestito da una insolita organizzazione senza scopo di lucro: il Consorzio Costa Smeralda con sede a Porto Cervo.


Nel sito (www.consorziocostasmeralda. com) è indicato proprio come “onlus”, dobbiamo quindi dedurne che beneficia delle agevolazioni fiscali previste per questo tipo di organizzazioni: di questi tempi è una notizia curiosa! Sappiamo bene che in quell’angolo della Sardegna sacrificato al teatro dell’opulenza si ritrova ogni estate il peggio dei personaggi più in vista della politica e della televisione nostrana, insieme non certo al meglio del resto dell’umanità (tant’è che noi ci teniamo accuratamente alla larga), ma forse non ci era mai capitato di fare i conti con questo tipo didannoche la nostra sofisticata Disneyland, e i suoi pittoreschi frequentatori e frequentatrici, procura all’immagine della Sardegna.

Se il “dottor Sottile”, come è statoacutamente soprannominato da Eugenio Scalfari, parlando al meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini (che peraltro la Sardegna ha contribuito a finanziare) ha dichiarato che «c’è troppa Sardegna nella politica italiana», alludendo alle attitudini vacanziere e ai costumi licenziosi dei nostri governanti, era certo di essere compreso dalla vasta platea e dall’opinione pubblica a cui tutti gli ospiti di quell’ambìto palco si rivolgono.


Ciò significa che nell’immaginario politico nazionale la nostra isola è diventata sinonimononsolo di mare e spiagge (che è già una semplificazione pesante), ma di vacanze frivole, scandali e veline, foto e bugie, fughe poco responsabili dai doveri istituzionali.


È del tutto evidente che il danneggiatore finale della nostra immagine è il premier, come se non bastassero i danni - pesantissimi - che ha procurato alle nostre scuole e università, al lavoro, all’economia, ma anche i danni meno visibili e altrettanto pesanti che ha inferto alla fiducia nella politica e nelle istituzioni, al senso dello Stato e della comunità nazionale, fino all’autorappresentazione di genere di questo Paese: il paese - e la regione - delle veline, appunto.


A questi danneggiamenti si aggiungono quelli da attribuire al suo delfino locale, diventato il presidente della giunta regionale – che per varie assonanze potremmo chiamare Ulrich,comeil protagonista del capolavoro di Musil, L’uomo senza qualità – che ha umiliato questa regione ben al di là, quasi certamente, delle sue stesse intenzioni.


La frase usata da Giuliano Amato - «c’è troppa Sardegna nella politica italiana»- ci colpisce, ma non può sorprendere in tempi di semplificazione estrema, perfino violenta, in cui qualsiasi questione complessa e seria è ridotta a pochi tratti semplici, quasi caricaturali: i giovani non trovano lavoro e non se ne vanno di casa perché sono scansafatiche, la pubblica amministrazione è inefficiente perché i dipendenti pubblici sono nullafacenti, gli immigrati sono clandestini e quindi delinquenti, le donne devono essere belle altrimenti non sono neppure intelligenti, l’economia deve crescere (a questo proposito suggerisco la lettura del “Manifesto degli economisti sgomenti”, pubblicato a luglio sul sito www.sbilanciamoci.info).


A noi che viviamo qui e che qui abbiamo attraversato questi ultimi anni difficili di impoverimento e di insicurezze, perfino di sgomento di fronte a industrie con centinaia di operai che hanno cessato la produzione quasi all’improvviso; di fronte alle povertà che dilagano e ai diritti di cittadinanza indeboliti e svuotati, la Sardegna non appare come l’isola delle vacanze. Ma se volessimo vederla così, dovremmo porci almeno una domanda (io me la faccio da tempo): quanti sono i bambini sardi che possono andare al mare?


http://www.sardegna24.net/dialoghi/lilli-pruna/la-regione-delle-veline-1.17089



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