A questa filosofia evidentemente si ispirano tutti coloro che continuano a professare, su face book ed ovunque gli ne sia data la possibilità, il loro distacco dalla situazione corrente, che dichiarano di non credere più a nulla, che sbandierano ai quattro venti la convinzione dell’inutilità del voto, che vedono vano e vuoto di ogni significato il desiderio di aggregazione verso un obbiettivo ed una meta comune. Nella fattispecie nel mirino c’era l’appello ad una mobilitazione generale fatto da Maurizio Landini segretario del Fiom/Cgil. Qualcuno ha ipotizzato che l’effettivo interesse fosse dettato non dalla tutela dei lavoratori, quanto dall’aver preso coscienza del fatto che, esautorati i diritti, di conseguenza, cessava la ragion d’essere del sindacato stesso il quale quindi non faceva altro che tutelare la sua stessa esistenza. L’interlocutore impegnato a sostenere questa tesi, tra le tante più su accennate, invitava implicitamente ad affossarne l’iniziativa proponendo in alternativa una non meglio specificata rivoluzione espressa contro tutto e tutti incurante delle probabili e possibili implicazioni quali: una repressione sistematica e, forse anche, violenta del sistema, una recrudescenza nel sentire degli animi, un allontanamento degli obiettivi da raggiungere, la stagnazione della situazione stessa. Una rivoluzione che sia degna di questo nome deve rispondere a dei requisiti assoluti: una tempistica unitaria, un coordinamento generale, degli obiettivi strategici preordinati e prefissati, dei referenti a vari gradi cui fare capo, un seguito di popolo che sia reale e sentito e non aleatorio o frutto dell’indignazione del momento; mancando questi presupposti, parlare di rivoluzione non è da sognatori ma è da irresponsabili. Questo insieme di pensieri e parole, quindi, è un ulteriore invito a
1) stare attenti a non farsi subornare da coloro che, magari in buona fede, si attestano e professano posizioni apparentemente arrabbiate e rivoluzionarie
2) perseguire e continuare nei tentativi di aggregazione, gli unici utili alla creazione di una forza che sia poi effettivamente capace di raggiungere degli obiettivi
3) non arrendersi a quella che sembra una realtà ineluttabile
4) continuare a lottare ognuno come sa, come può e ovunque può
5) resistere, resistere, resistere …
perché solo così avremo modo dire alla fine che Leibniz era si un gran pensatore ma era uno che però aveva sbagliato la sua analisi.
Senza scomodare Leibniz (odio la filosofia!), si chiama 'qualunquismo'. I consigli sono buoni.
RispondiEliminaTutto va letto e ragionato.
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