Finora il dieci per cento dei soldi destinati alla ricerca veniva gestito con un metodo virtuoso: la "peer review" con cui i progetti dei giovani scienziati venivano valutati separatamente “tra pari”, non dalle commissioni ministeriali ma da un comitato misto di italiani e stranieri sempre sotto i 40 anni. Ora però nel decreto Semplificazioni c’è una norma che prevede l’abolizione del sistema. E il partito democratico, tranne Ignazio Marino e Marilena Adamo, ha bocciato la proposta di revisione.
Il dieci per cento dei fondi nazionali destinati alla ricerca fino a ieri finivano nelle tasche dei giovani ricercatori con un metodo diffusissimo nei paesi anglosassoni: la peer review. La regola, introdotta nel 2007 dal governo Prodi, grazie all’impegno congiunto del premio nobel Rita Levi Montalcini e il senatore Ignazio Marino, stabiliva che i progetti dei giovani scienziati sotto i 40 anni venissero valutati separatamente “tra pari”, non dalle commissioni ministeriali ma da un comitato formato per metà da ricercatori italiani e metà stranieri sempre sotto i 40 anni. Una novità assoluta per il panorama italiano, che ha permesso di assegnare oltre cento finanziamenti da mezzo milione di euro. Ma in futuro non ci sarà più.
Perché nel decreto Semplificazioni c’è una norma che prevede l’abolizione del sistema. Secondo il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, il meccanismo andava ripensato per le difficoltà di formare le commissioni, soprattutto con membri stranieri. “Nessuna difficoltà – spiega Anna Ipata, ricercatrice alla Columbia University di New York e revisore lo scorso anno per i fondi del ministero della Salute – secondo me, e tutte le persone arrivate dall’estero come me con cui ho avuto occasione di parlare, era davvero l’occasione per migliorare l’assegnazione dei fondi, basandosi finalmente sui criteri come quelli usati anche qui negli Stati Uniti. Abbiamo lavorato giorno e notte. Tra l’altro, per risparmiare soldi, era stato deciso che da quest’anno la revisione sarebbe avvenuta direttamente in video conferenza dai paesi dove lavoriamo. Davvero non capisco come sia possibile che si faccia di nuovo un passo indietro”. Non lo sapeva nemmeno il ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, come la norma per la cancellazione fosse finita lì, ma si era impegnato ad approfondire l’argomento.
Eppure ieri è stato lo stesso Pd a bocciare la proposta di revisione, condivisa anche dal Pdl, in Commissione Affari costituzionali al Senato. Marino e Montalcini avevano presentato infatti un emendamento che abrogava l’articolo del decreto, facendo così rivivere la loro norma. Ma in Commissione è intervenuto il ministro dell’Istruzione e dell’Università, Francesco Profumo, che ha espresso la contrarietà del governo. L’emendamento è così stato bocciato per 9 voti a 7. Paradossalmente contro l’emendamento di Marino ha votato il Pd (tranne Marilena Adamo e lo stesso Marino), a favore la Lega, il Pdl e Idv.
Profumo, trincerandosi dietro la difficoltà di reclutare i reviewers all’estero – lasciando quindi intuire da dove venisse una proposta di abolizione – ha preannunciato un disegno di legge del governo, “di pochi articoli”, che riproporrà una norma simile ma più applicabile. In realtà i revisori venivano reclutati grazie ad associazioni di scienziati italiani all’estero come l’Issnaf, le valutazioni fatte prima online, poi scelti 15 reviewers per ogni disciplina che in una “study session” stilavano una classifica dei circa 1500 progetti rimasti in corsa. Ora, ha spiegato Marino, “i fondi torneranno ad essere gestiti dai ‘ baroni’ e dai burocrati del ministero”.
Per i parlamentari del Pdl Giuseppe Ferruccio Saro, Nitto Palma, Carlo Sarro e il senatore Maurizio Saia di Coesione nazionale “sono state tradite le aspettative dei giovani ricercatori. La condivisione dell’emendamento Marino sul ripristino di una quota di finanziamenti riservata ai progetti di giovani ricercatori era una decisione coerente anche con la salvaguardia dei principi della riforma universitaria voluta dal ministro Moratti, improntata ai principi di trasparenza e di effettiva valorizzazione del merito. Ci auguriamo – hanno concluso i senatori – che in questa fu-tura occasione il Pd assuma una linea davvero coerente con la tanto proclamata volontà di sostenere i giovani nel mondo della ricerca scientifica ed universitaria”. Pd e Profumo permettendo.
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Perché nel decreto Semplificazioni c’è una norma che prevede l’abolizione del sistema. Secondo il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, il meccanismo andava ripensato per le difficoltà di formare le commissioni, soprattutto con membri stranieri. “Nessuna difficoltà – spiega Anna Ipata, ricercatrice alla Columbia University di New York e revisore lo scorso anno per i fondi del ministero della Salute – secondo me, e tutte le persone arrivate dall’estero come me con cui ho avuto occasione di parlare, era davvero l’occasione per migliorare l’assegnazione dei fondi, basandosi finalmente sui criteri come quelli usati anche qui negli Stati Uniti. Abbiamo lavorato giorno e notte. Tra l’altro, per risparmiare soldi, era stato deciso che da quest’anno la revisione sarebbe avvenuta direttamente in video conferenza dai paesi dove lavoriamo. Davvero non capisco come sia possibile che si faccia di nuovo un passo indietro”. Non lo sapeva nemmeno il ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, come la norma per la cancellazione fosse finita lì, ma si era impegnato ad approfondire l’argomento.
Eppure ieri è stato lo stesso Pd a bocciare la proposta di revisione, condivisa anche dal Pdl, in Commissione Affari costituzionali al Senato. Marino e Montalcini avevano presentato infatti un emendamento che abrogava l’articolo del decreto, facendo così rivivere la loro norma. Ma in Commissione è intervenuto il ministro dell’Istruzione e dell’Università, Francesco Profumo, che ha espresso la contrarietà del governo. L’emendamento è così stato bocciato per 9 voti a 7. Paradossalmente contro l’emendamento di Marino ha votato il Pd (tranne Marilena Adamo e lo stesso Marino), a favore la Lega, il Pdl e Idv.
Profumo, trincerandosi dietro la difficoltà di reclutare i reviewers all’estero – lasciando quindi intuire da dove venisse una proposta di abolizione – ha preannunciato un disegno di legge del governo, “di pochi articoli”, che riproporrà una norma simile ma più applicabile. In realtà i revisori venivano reclutati grazie ad associazioni di scienziati italiani all’estero come l’Issnaf, le valutazioni fatte prima online, poi scelti 15 reviewers per ogni disciplina che in una “study session” stilavano una classifica dei circa 1500 progetti rimasti in corsa. Ora, ha spiegato Marino, “i fondi torneranno ad essere gestiti dai ‘ baroni’ e dai burocrati del ministero”.
Per i parlamentari del Pdl Giuseppe Ferruccio Saro, Nitto Palma, Carlo Sarro e il senatore Maurizio Saia di Coesione nazionale “sono state tradite le aspettative dei giovani ricercatori. La condivisione dell’emendamento Marino sul ripristino di una quota di finanziamenti riservata ai progetti di giovani ricercatori era una decisione coerente anche con la salvaguardia dei principi della riforma universitaria voluta dal ministro Moratti, improntata ai principi di trasparenza e di effettiva valorizzazione del merito. Ci auguriamo – hanno concluso i senatori – che in questa fu-tura occasione il Pd assuma una linea davvero coerente con la tanto proclamata volontà di sostenere i giovani nel mondo della ricerca scientifica ed universitaria”. Pd e Profumo permettendo.
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