Il contributo a carico dei pazienti per il ticket è salito nello scorso anno del 33%. E la tendenza è destinata ad aggravarsi ulteriormente per effetto delle manovre fiscali varate dal governo Berlusconi. Aumenti oltre il 50% in Basilicata, Campania, Umbria ed Emilia Romagna. E si tocca il 122% in Puglia.
Nel 2011 abbiamo pagato 332 milioni di euro in più in ticket sui medicinali. E il peggio deve ancora venire. E’ l’effetto più tangibile di un processo in atto da tempo e che con la crisi si sta velocizzando: la spesa farmaceutica si sposta progressivamente dalle casse dello Stato alle tasche dei cittadini. Uno smottamento che non risparmia neppure medicine destinate a curare patologie gravi o comunque di una certa importanza e che è stato documentato da diverse indagini diffuse in questi giorni, a cominciare dall’ultimo rapporto di Federfarma, l’associazione delle farmacie private.
Nel 2011 abbiamo speso in ticket sui farmaci 1,3 miliardi di euro, ossia il 33% in più del 2010. Molte Regioni hanno così dato ossigeno ai loro bilanci e incassato incrementi del gettito a doppia o tripla cifra (+122% in Puglia e aumenti di oltre il 50% in Basilicata, Campania, Umbria, Emilia Romagna, Marche e Friuli V.G). Sfortunatamente si tratta però solo della palla di neve che annuncia la valanga. La vera batosta arriverà infatti nei prossimi due anni quando le regioni dovranno far fronte a 8 miliardi di nuovi tagli decisi con la manovra di Tremonti dello scorso luglio.
Una sforbiciata che potrà essere parzialmente compensata proprio attraverso l’aumento del prelievo sui medicinali. Come spiega la professoressa Nerina Dirindin, economista dell’Università di Torino ed esperta di sanità, le regioni potranno spremere dai contributi su farmaci e visite specialistiche fino a due miliardi di euro in più di adesso. Un incremento del 50% rispetto al valore complessivo dei ticket che ammonta oggi a circa 4 miliardi.
Mentre gli incassi da ticket hanno cominciato a salire la spesa per medicinali a carico dello Stato scende. Lo scorso anno è diminuita dell’8% rimanendo poco al di sopra dei 10 miliardi di euro grazie anche ad un maggior impiego di farmaci generici. Annarosa Racca, presidente di Federfarma, è convinta che questa tendenza sia destinata ad accentuarsi nel 2012 visto che i primi mesi dell’anno hanno mostrato flessioni a doppia cifra della spesa del servizio sanitario nazionale. Come hanno calcolato le aziende farmaceutiche riunite in Farmindustria, il risultato finale è che la quota di partecipazione alla spesa per medicinali a carico dei cittadini è già passata dal 7,6 al 10,7% con punte del 14% nelle regioni dove i ticket sono più pesanti.
A descrivere l’inizio di un processo di sgretolamento dell’edificio del welfare sanitario è stato in questi giorni anche il Rapporto Osservasalute 2011. Viene preso in esame il triennio 2007-2010, un periodo in cui la spesa pubblica per i farmaci è scesa del 3,5% mentre quella privata è salita di quasi l’11%. In mancanza di un’inversione di rotta, avverte il Rapporto, la differenza tra gli effettivi bisogni della popolazione e disponibilità del Servizio sanitario nazionale è destinata a crescere progressivamente nel prossimo triennio e a raggiungere i 17 miliardi di euro nel 2015.
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