Per anni è stato l’obiettivo di ogni siciliano alla ricerca di un lavoro sicuro. Da domani però il mitico “posto fisso alla Regione” rischierà di perdere la simbolica aurea di stabilità eterna. Per la prima, infatti, ai dipendenti dell’Assemblea Regionale Siciliana non verrà, accreditato lo stipendio come accade ogni 27 del mese da 67 anni. A comunicarlo agli oltre trecento dipendenti dell’Ars una striminzita circolare che ha spiegato come i conti correnti del parlamentino siciliano siano al momento congelati e gli stipendi di settembre verranno quindi “differiti”. Come dire che le casse del parlamento più antico e ricco d’Italia sono al momento inaccessibili.
Ieri è stato infatti notificato a Palazzo dei Normanni un decreto ingiuntivo da quasi 24 milioni e trecentomila euro. Il congelamento dei fondi dell’Ars da parte del tribunale è dovuto ad un ricorso presentato da 72 dipendenti della stessa assemblea che lamentavano il mancato avanzamento di carriera. I dipendenti dell’Ars, assistenti parlamentari e amministrativi, hanno diritto ad un aumento di stipendio fisso ogni due anni fino al massimo di quattro mila e cinquecento euro netti.
Alcuni di questi scatti di carriera, e quindi di stipendio, sarebbero però stati ignorati dall’Assemblea regionale. I dipendenti hanno quindi fatto causa al loro datore di lavoro nel 2010 e nel marzo scorso hanno ottenuto una sentenza favorevole. Ma nonostante la sentenza sia divenuta esecutiva l’ente regionale ha continuato a fare orecchie da mercante, ignorando le sollecitazioni dei dipendenti. Che a questo punto hanno deciso di ricorrere alle maniere forti. Il problema è che dopo aver ricevuto il super pignoramento da quasi 25 milioni di euro, all’Assemblea regionale si sono accorti di non avere abbastanza denaro in cassa. E i conti correnti del parlamento più ricco d’Italia sono stati quindi sigillati dal tribunale.
Nel luglio scorso, causa di un errore nei fondi trasferiti dall’assessorato al Bilancio, erano slittati di qualche giorno gli emolumenti degli stipendi da 13 mila euro dei novanta deputati regionali siciliani. In quell’occasione il presidente dell’Ars, il pidiellino Francesco Cascio, aveva protestato animosamente contro il governo di Raffaele Lombardo per il lieve ritardo dell’accredito degli stipendi agli onorevoli. “L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, tratta l’Ars alla stregua di un qualunque fornitore o di una partecipata della Regione. Ciò non è consentito” aveva tuonato dallo scranno più alto di palazzo dei Normanni.
Oggi, a proposito del maxi pignoramento, spiega invece di aver già fatto ricorso contro la sentenza che blocca i fondi dell’ente da lui presieduto. “Abbiamo ragionevoli speranza di vincere quel ricorso – racconta – anche perché nel frattempo le regole sugli scatti di anzianità sono state modificate dal Consiglio di presidenza”. Nel frattempo però tutti i 270 dipendenti dell’Assemblea rimarranno senza stipendio. E, ironia della sorte, tra loro ci sono anche i 72 dipendenti querelanti, autori del maxi decreto ingiuntivo, che in pratica hanno causato il blocco dei loro stessi stipendi e di quelli dei loro colleghi.
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