Il presidente della Provincia autonoma Luis Durnwalder lo aveva autorizzato ad abbattere uno stambecco, ma Ferruccio Tommasi aveva la licenza scaduta da anni. Ecco perché per lui è scattata la denuncia. La difesa: "Non sono stato io a sparare, ma un amico che però è morto durante una battuta".
Porto abusivo d’armi per una battuta di cacciaautorizzata. Non è la storia di un ordinario cittadino, ma del presidente del parco dello StelvioFerruccio Tomasi. La vicenda nasce quando il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Luis Durnwalder, pubblica l’elenco dei cacciatori autorizzati a cacciare nella riserva provinciale di Brennero. Tra i nomi compare il “cavalier” Ferruccio Tomasi, persona autorizzata a «prelevare» unostambecco, poi effettivamente cacciato il 20 settembre del 2011. Gli abbattimenti selettivi sono stati sospesi da una pronuncia del Tar circa due settimane dopo.
Solo da un controllo dell’ispettorato forestale emerge però che il presidente del parco dello Stelvio,Ferruccio Tomasi, ha la licenza di caccia scaduta da diversi anni. Scatta quindi d’ufficio la denuncia per porto abusivo d’armi. «Sono stato un cacciatore lo ammetto – spiega il presidente Tomasi – ma in quell’occasione non sono stato io a sparare. Ho una maculopatia all’occhio e non sono più in grado di prendere la mira: non sparo da 10 anni. Volevo solo fare un favore a un amico, il professor Tosi. È stato lui — dice Tomasi — ad abbattere lo stambecco offerto da Durnwalder. Purtroppo non può confermarlo perché ha perso la vita durante una battuta di caccia nel dicembre dello scorso anno».
Il regolamento prevede che il cacciatore sia accompagnato da un forestale che, stando alle dinamiche, rischia di essere incriminato per falsa testimonianza oltre alla perdita del posto di lavoro. Inoltre le autorizzazioni sono nominali e non sono cedibili a terze persone. Ora il giudice dovrà stabilire se a sparare secondo quanto sostiene Ferruccio Tomasi è stato il defunto professor Tosi o se a sparare sia stato realmente il presidente del parco dello Stelvio. L’episodio avviene nel bel mezzo del braccio di ferro tra istituzioni centrali con l’appoggio degli ambientalisti e la provincia autonoma di Bolzano che spinge per provincializzare il parco dello Stelvio.
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