mercoledì 13 marzo 2013

Umiliazione, avvilimento.



Il nostro capo dello stato, con il suo atteggiamento da reuccio, ci ha avviliti, umiliati.
Ci ha detto che lui non intende rispettare e far rispettare la Costituzione, ci ha detto che siamo tutti uguali: onesti e disonesti, ma non lo siamo con chi è al potere che è diversamente onesto anche se non lo è.
E lo ha fatto in più di un'occasione, quindi è recidivo.
Lo ha fatto quando ci ha negato di utilizzare una sua telefonata intrattenuta con un indagato in un processo relativo alla trattativa stato-mafia; 
lo ha fatto negando il ritorno in India dei due marò che avevano ucciso due padri di famiglia innescando un peggioramento dei rapporti con quel paese;
lo ha fatto ieri, difendendo un indifendibile che se ne frega della legalità e che mette sotto i piedi etica, pudore, onore e rispetto verso chi dovrebbe rappresentare.

Ci ha fatto capire che noi non contiamo nulla, siamo niente e che le loro faccende, per quanto ingarbugliate e fondamentalmente sospette, vanno coperta omertosamente.

In altri termini: "Loro sono loro e noi siamo un emerito cacchio!"


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