Un’indagine del Ros mette a fuoco l’intreccio criminale tra imprenditori e Cosa nostra: nelle carte, i rapporti con la politica fino alla costituzione nel 2008 del ”Partito nazionale degli autotrasportatori” messo a disposizione dell’allora presidente della Regione.
I carabinieri stanno eseguendo, nella provincia di Catania, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 23 indagati per associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza e intestazione fittizia di beni. Al centro delle indagini del Ros l’infiltrazione di Cosa nostra nei settori dei trasporti marittimi e terrestri, dell’edilizia e della grande distribuzione alimentare. Nel corso delle indagini sequestrati beni aziendali e quote societarie per circa 50 milioni di euro.
L’inchiesta ha confermato la “vocazione imprenditoriale” della famiglia di Cosa Nostra catanese: nel settore dei trasporti opererebbe infatti Vincenzo Ercolano, figlio di Giuseppe e fratello di Aldo, condannato all’ergastolo. Ercolano risulta titolare di imprese di trasporti di “considerevoli” dimensioni e per aumentare i propri affari avrebbe fatto ricorso alla forza di intimidazione derivante dalla storia mafiosa della sua famiglia. L’indagine ha fatto emergere alleanze a livello regionale, in particolare con i Pastoia di Belmonte Mezzagno (Palermo) e con imprenditori collegati a Cosa Nostra agrigentina.
L’inchiesta ha confermato la “vocazione imprenditoriale” della famiglia di Cosa Nostra catanese: nel settore dei trasporti opererebbe infatti Vincenzo Ercolano, figlio di Giuseppe e fratello di Aldo, condannato all’ergastolo. Ercolano risulta titolare di imprese di trasporti di “considerevoli” dimensioni e per aumentare i propri affari avrebbe fatto ricorso alla forza di intimidazione derivante dalla storia mafiosa della sua famiglia. L’indagine ha fatto emergere alleanze a livello regionale, in particolare con i Pastoia di Belmonte Mezzagno (Palermo) e con imprenditori collegati a Cosa Nostra agrigentina.
E’ stato anche appurato che i guadagni derivanti dalle attivita’ imprenditoriali hanno anche determinato l’interesse e l’occulta partecipazione di Vincenzo Aiello e del fratello di quest’ultimo, Alfio, imprenditori nel commercio di carne nella grande distribuzione, attraverso l’intestazione fittizia di sociatà di settore e accordi con l’imprenditore calabrese Giovanni Malavenda.
Ercolano e Aiello sono riusciti a infiltrarsi nei due settori “anche tramite gli imprenditori-affiliatiFrancesco Caruso e Giuseppe Scuto“. Erano questi ultimi a tenere i rapporti con affiliati mafiosi catanesi ed agrigentini e con esponenti della politica, tra i quali gli inquirenti menzionano Giovanni Cristaudo e Raffaele Lombardo, entrambi imputati nel processo Iblis. Secondo quanto ricostruito, la società Servizi Autostrade del Mare, fittiziamente intestata a Caruso ma in effetti facente capo agli Ercolano e i fratelli Aiello, aveva stipulato con la società Amadeus spa, riconducibile ad Amedeo Matacena, un contratto di affitto di tre navi da utilizzare come vettori per i collegamenti tra la Sicilia e la Calabria.
L’attività si protrasse con ottimi risultati nei mesi a cavallo tra gli anni 2005 e 2006, fino a quando – per ragioni legate a scelte effettuate da un’altra società estranea alle indagini – si interruppe improvvisamente la navigazione con consistenti danni per la Servizi Autostrade del Mare.
Ma le manovre della mafia sul terreno della politica si sono spinte fino alla costituzione nel 2008 di un partito (il Partito nazionale degli autotrasportatori) che con l’intento di garantire gli interessi criminali, era stato messo a disposizione dell’allora Presidente della Regione in occasione delle elezioni europee del 2009. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11 presso il comando provinciale carabinieri di Catania.
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