L’ultimo sfregio è accaduto ieri, giorno in cui si è chiuso il tesseramento del Pd in Sicilia. Dalla piccola sezione di Realmonte, in provincia di Agrigento, è arrivata alla federazione di Palermo l’amara telefonata di un vecchio compagno: “Quelli che stavano con Cuffaro ci stanno sfrattando, si sono tesserati in massa col Pd. Si iscrivono come fanno loro, pacchetti di tessere e moduli fotocopiati. Fate qualcosa: compagni come me hanno paura per questo andazzo, se ne vanno”.
Agrigento e la sua provincia sono la culla del cuffarismo, dal nome dell’ex governatore della Sicilia che ha appena finito di scontare una condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. I cuffariani sono stati berlusconiani, centristi, si sono contaminati e riciclati per lustri pur di stare al governo dell’Isola. Ora aderiscono in massa al Pd di Matteo Renzi, con la regia di Davide Faraone, il potente sottosegretario che prepara così la sua candidatura al dopo Crocetta. Fu proprio Faraone ad annunciare trionfante l’adesione di Michele Catanzaro, delfino agrigentino di Cuffaro, all’associazione renziana Big Bang: “È con immenso piacere – dichiarò Faraone - che comunichiamo l’adesione al movimento Big Bang del giovane Michele Catanzaro, del suo gruppo politico e di quei rappresentanti delle istituzioni locali che a loro si ispirano”.
Il “gruppo politico” è quello che si precipitò sotto Palazzo D’Orleans quando Totò vasa vasa fu condannato, per un caloroso abbraccio di solidarietà: “Abbiamo voluto testimoniare la nostra vicinanza al Presidente” disse l’allora segretario del gruppo universitario Udc, Michele Catanzaro. Oggi il giovane delfino è un politico consumato. Ha orchestrato l’operazione tesseramento ad Agrigento, ha coinvolto mondi estranei alla sinistra diventando incontrastato dominus renziano della Valle dei Templi, soprattutto dopo l’incidente in cui è incappato Marco Zambuto, costretto alle dimissioni da presidente (in quota Pd) dell’Assemblea regionale dopo che andò a trovare Berlusconi ad Arcore. Zambuto, altro enfant prodige del cuffarismo fu eletto sindaco di Agrigento nel 2007 col centrosinistra. Dopo un anno entrò nel Pdl di Berlusconi per poi tornare nel Pd renziano come colonnello di Faraone, una volta capito che nell’Isola era sinonimo di restaurazione più che di rottamazione.
Il vecchio compagno di Realmonte, dietro garanzia di anonimato, spiega: “A me questi fanno paura, li abbiamo combattuti una vita. Ora vengono come padroni a casa nostra e dicono: noi non siamo cambiati, è il Pd che con Renzi è cambiato”. Il tesseramento è appena concluso ma al “regionale” sono state già segnalate parecchie anomalie. Cerchiate in rosso pure le zone del catanese, come Bronte e Paternò, dove l’assalto dei personaggi del precedente sistema è vissuto con preoccupazione anche nel mondo renziano. In più di una riunione il sindaco di Catania Enzo Bianco si è detto allarmato per quella che vede come una mutazione genetica del Pd. E ha trovato alleati, nell’opera di contrasto a Faraone, nell’assessore regionale Baldo Gucciardi e nel parlamentare Giovanni Burtone, un cattolico di sinistra stimato nel mondo renziano.
Proprio nella provincia di Catania sono stati molto attivi nel tesseramento i nuovi ras locali, transitati dal centrodestra al Pd già da mesi. Sono i parlamentari regionali del movimento politico Articolo 4, cui dedicò una trasmissione lo scorso autunno Riccardo Iacona, ricostruendo i loro legami col sistema di potere cuffariano. A partire da Valeria Sudano, eletta nel centrodestra e nipote del famoso macinapreferenze Mimmo Sudano. Presa diretta si soffermò proprio sui coi rapporti tra i Sudano e i Proto, il gruppo titolare dell’azienda Oikos che gestisce la discarica di Motta Sant’Anastasia, oggi commissariata dopo che Mimmo Proto è stato arrestato a seguito di un’indagine per corruzione. Alle telecamere di Iacona il patriarca della famiglia Proto, padre di Mimmo, disse candidamente: “Qui tutti vengono a chiedere soldi e posti di lavoro. Che ne sa lei?”. Il sistema di potere di Sudano e Proto per diversi lustri è stato il bersaglio della sinistra pre-Renzi. A benedire il loro ingresso nel Partito della Nazione c’erano invece da un lato Faraone dall’altro Lorenzo Guerini. Assieme alla Sudano sono entrati altri deputati regionali di quel territorio. Tra loro Luca Sammartino, eletto nell’Udc, che Faraone avrebbe voluto capogruppo del Pd all’assemblea regionale siciliana. E c’è Pippo Nicotra, sindaco democristiano di un comune, Aci Catena, poi sciolto per mafia, poi Nuovo Psi, Udc (con Cuffaro), Movimento delle autonomie nel 2006, poi Pdl, indagato per falso e tentata truffa: “Il nuovo si costruisce con l’esperienza” era il suo slogan ai tempi del cuffarismo trionfante, quando il suo faccione era sui manifesti dell’Udc.
A Trapani invece il tesseramento dirà che il Pd è stato conquistato dal gruppo di Paolo Ruggirello, il deputato regionale ex Udc che, dal suo feudo, negli anni ha stretto accordi prima con Raffaele Lombardo poi con Nello Musumeci. “Mister 6.639 preferenze” ha avuto la benedizione di Faraone e Guerini. Rugirello non è indagato, ma il suo nome compare in diverso procedimenti giudiziari dai quali emerge il profilo del classico dominus meridionale del territorio, che governa ampi settori della società trapanese, dall’informazione alle imprese al volontariato. C’è dunque un intero mondo che si sta spostando e che ha colto l’occasione del tesseramento come un biglietto autostradale in direzione Pd. Al Nazareno, chi monitora, fa finta di non sapere perché in verità l’operazione è costruita a tavolino: “Più volte – sussurra una fonte del Nazareno – Renzi ha detto che vuole rivedere i regolamenti e che le primarie si fanno solo con gli iscritti. Lotti e Guerini in quest’ottica stanno facendo entrare tutti. Così Renzi ha una maggioranza schiacciante anche tra gli iscritti”.
Per favorire questa operazione a Palermo Faraone gioca in prima persona, con un asse di ferro con Totò Cardinale, già ministro dei governi di centrosinistra poi transitato in vari partiti. Di fatto messa ai margini la sinistra del parlamentare regionale Cracolici, fuori dagli incarichi di partito, in ingresso i mondi che avevano un punto di riferimento nell’ex deputato regionale Gaspare Vistrano, condannato a sette anni di reclusione in un processo per tangenti sul fotovoltaico. Dice una fonte del Pd palermitano: “I dati diranno che il Pd ha cambiato pelle, soprattutto nel Sud. Le polemiche che scatteranno poi sono un altro discorso. Ci raccontano episodi di gente che si va a iscrivere senza sapere il perché o di pacchetti di tessere acquisitati da un’unica carta di credito”. Fuori dall’elenco ci sono pure quelli che sono ancora formalmente di destra, ma in infinite dichiarazioni pubbliche lodano il “nuovo corso del Pd renziano”.
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